Francesca Remigi: "Io, eletta Top in jazz 2021. Però non mi fermo qui..."

Alla 25enne batterista il prestigioso referendum della critica della rivista Musica Jazz

Francesca Remigi

Francesca Remigi

Milano - Non è mai troppo presto per ricevere una bella notizia e Francesca Remigi quella di aver vinto il Top Jazz 2021, celebrato referendum della critica della rivista Musica Jazz, l’ha saputo alle 5 del mattino.

"Ero negli Stati Uniti e sono saltata dal letto" sorride la batterista bergamasca, 25 anni, da Panama, dove si trova ospite del Jazz Festival organizzato dal pianista Danilo Pérez. "Facile immaginarsi l’emozione di arrivare prima ex aequo con una cara amica come la violinista Anaïs Drago nella categoria Nuovo Talento Italiano, completata dal secondo posto del mio progetto jazz progressive Archipelagos per il 'Miglior Gruppo Italiano'.

Se l’aspettava?

"Qualche critico della rivista era venuto a sentirmi suonare a Bergamo Jazz, ma questo ha tolto poco alla sorpresa. Uno stimolo a proseguire sulla strada che mi ha portata, con una borsa di studio, al Berklee College of Music di Boston".

Il riconoscimento ad Archipélagos è arrivato, invece, grazie all’album 'Il Labirinto dei Topi'.

"Ho formato gli Archipélagos nel 2019 con amici e compagni di corso del master al Conservatorio di Bruxelles. Parte del disco l’ho basato sulle composizioni portate per la mia tesi. Ero presa dagli studi sulla musica carnatica indiana e ispirata da letture storico-sociologiche come Noam Chomsky, Bauman, Saviano, Samuel Huntington e William McNeill".

Da cosa nasce questa sua passione?

"Vengo da una famiglia di musicisti. Mio nonno Mario (Castelli, ndr) era trombettista e ha suonato nell’orchestra sinfonica della Rai di Milano fino a fine anni ’80. Mio papà Marcello è chitarrista classico, diplomato al Conservatorio di Bergamo, mia madre ha intrapreso studi di piano che ha interrotto quando siamo nate io e mia sorella. Seguendo spesso papà in tour sono stata esposta alla musica, per lo più classica, fin dalla più tenera età".

E la scelta di diventare batterista?

"Penso sia dettata dalla volontà di staccarmi dal mondo rigido e un po’ accademico in cui ero cresciuta. Ho sempre vissuto la musica come un obbligo, nel jazz credo di aver trovato un’espressione più libera rispetto al mondo classico".

Riferimenti?

"Folgorata da Antonio Sánchez".

E oggi?

"Stephane Galland, degli Aka Moon. E Tyshawn Sorey".