ANDREA SPINELLI
Cosa Fare

Almamegretta celebrano i 30 anni di Sanacore al Castello Sforzesco

Il frontman Raiz racconta la scelta di tornare dopo sei mesi: “Milano è il posto per sognare in grande”

Gli Almamegretta

Gli Almamegretta

Milamo, 2 settembre 2025 – Con le ovazioni del concerto di primavera all’Alcatraz nelle orecchie, gli Almamegretta tornano domani a predicare a Milano il (sacro) verbo di Sanacore.

Nella cornice quattrocentesca del Castello Sforzesco per celebrare i trent’anni dell’epopea di “Nun te scurdà” e della tammurriata che intitola l’album, anche se lo show spazia su tutta la produzione della band, compresa un’incursione dei mondi dei Massive Attack con la versione “Napoli Trip” di “Karmakoma” realizzata trent’anni fa con Robert Del Naja & Co. Tornare dopo sei mesi non li spaventa “perché, pur venendo dal Sud, siamo storicamente ben radicati qui a Milano – ammette Raiz, voce ed emblema del trip hop del Golfo –. Vero che rappresentiamo il suono di un certo Mezzogiorno, ma anche un cosmopolitismo in cui il milanese si riconosce”.

Che effetto fa oggi “Sanacore” su quanti, anagraficamente, non hanno vissuto quella stagione?

“Gran parte del nostro pubblico è figlio di quella generazione, ma ci sono anche tanti trentenni, che quando uscì l’album erano appena nati e sono cresciuti dalla culla con quella musica nelle orecchie. Grazie anche al fatto che oggi le generazioni riescono a relazionarsi meglio di quanto accadesse in passato”.

Cosa glielo fa supporre?

“Io con un ragazzo di 30-35 anni, che potrebbe essere mio figlio, ho molti più punti in comune di quanti ne avesse mio padre con me. Eppure la differenza d’età è la stessa. Probabilmente è stato l’avvento di internet a cambiare comunicazione. Quando realizzammo “Sanacore“ in un villino affittato per l’occasione sull’isola di Procida, non avremmo mai immaginare di essere ancora qua trent’anni dopo a suonarlo”.

Cosa c’è per lei dopo questo tour? Musica o fiction?

“Ho girato la prima stagione di una nuova fiction di Netflix e a breve arriva al cinema il prequel di “Mare fuori“, intitolato “Io sono Rosa Ricci“. Ma ho in mente pure uno spettacolo a metà tra musica e teatro, storie vicine a quelle che quattro anni fa ho raccolto nel volume “Il bacio di Brianna“, ambientato proprio nelle periferie di Milano”.

E con gli Alma?

“Dopo aver calato l’asso (l’anniversario di “Sanacore“, ndr) dobbiamo guardarci negli occhi e capire cosa fare. Oggi la logica disco-tour mi sembra un po’ logora, occorrono nuove idee. Intanto dopo l’album-tributo a Sergio Bruni continuo a fare concerti con i pugliesi Radicanto”.

Sua figlia Lea ha sei anni e mezzo, più o meno quanti ne aveva lei quando si trasferì coi suoi genitori a Vignate. Volendole introdurre questa città, come gliela racconterebbe?

“Cinquant’anni fa Milano rispetto a Napoli era un’altra cosa, un altro mondo, un altro pianeta. I bambini del Sud e del Nord portavano vestiti diversi, acconciature diverse, persino gli accenti delle rispettive parlate erano molto più lontani di oggi. Web e televisione hanno unito tanto. In viaggio per Milano, direi probabilmente a mia figlia che stiamo andando nella città più internazionale d’Italia, la porta d’Europa. Dove, anche per questo, si sogna in grande”.