
Il. direttore musicale dell’Orchestra Sinfonica di Milano Emmanuel Tjeknavorian
La stagione 2025/2026 si annuncia importante e significativa per l’Orchestra Sinfonica di Milano, per il suo pubblico fedele, per i numerosi abbonati. In occasione del concerto d’inaugurazione la Sinfonica lascia l’Auditorium e arriva al Teatro alla Scala.
Appuntamento domani alle ore 20, sul podio il direttore musicale dell’Orchestra Sinfonica di Milano Emmanuel Tjeknavorian, al pianoforte Rudolf Buchbinder. In programma di Johannes Brahms il "Concerto n° 1 per pianoforte e Orchestra in Re minore op.15; di Pëtr Cajkovskij "Sinfonia n° 5 in mi minore op.64". L’Orchestra Sinfonica di Milano è composta dalla Presidente Ambra Redaelli, Riccardo Chailly è il direttore onorario, Nicola Campogrande è compositore residente. Empatico, sempre disponibile, Tjeknavorian racconta la sua nuova avventura.
Maestro, Cajkovskij è considerato "l’ultimo dei romantici“. Condivide questa opinione?
"Certo che no! Dopo Cajkovskij ne vennero molti che erano ancora più romantici, per esempio Rachmaninov. Per me, Cajkovskij è più elegante, drammatico, nobile e in un certo senso classico piuttosto che particolarmente romantico".
Perché ha scelto di collaborare con Rudolf Buchbinder, un monumento al pianismo mondiale, per il Concerto per pianoforte di Brahms?
"La parola "scegliere" è sbagliata, perché si può essere felici che il Maestro Buchbinder abbia accettato il nostro invito. Siamo consapevoli della fortuna che abbiamo avuto quando ci ha scelto".
Non è la prima volta che si esibisce al Teatro alla Scala, sia come solista che come direttore d’orchestra. Che sensazione le dà questo posto?
"La Scala non è solo un teatro, è un monumento culturale. Salire su quel palco, con un violino in mano o sul podio, è un’esperienza incredibile. Quando entri alla Scala avverti l’enorme bellezza ma anche il peso della storia. Non posso ignorare i tanti artisti che l’hanno animata, i compositori che proprio per questo Teatro hanno composte opere meravigliose e immortali, i geniali direttori d’orchestra che sono saliti sullo stesso podio su cui salirò io domenica. Ho il privilegio di suonare abbastanza di frequente in questo luogo, ma non ci si abitua mai".
Il suo rapporto con Milano sta diventando sempre più intenso e forte. Come si sente oggi nella nostra città?
"Il mio amore per la città è un crescendo senza fine. Milano è il nostro palcoscenico, la nostra musa, il nostro battito del cuore. In questa città in perenne movimento, offriamo momenti di quiete, di rivelazione, di connessione. Ogni concerto è un punto d’incontro di menti e cuori, un rifugio dove ogni forma di bellezza diventa possibile".
Cosa ha significato per Lei vincere il Premio Abbiati 2025 come Miglior Direttore d’Orchestra?
"Naturalmente è meraviglioso ricevere premi. Ma lo vedo più come una motivazione, uno stimolo per continuare il duro lavoro iniziato anni fa con la Sinfonica, piuttosto che come un motivo per essere orgogliosi o per mettersi in mostra con onore. Non è proprio nel mio carattere".