Basquiat, 140 opere in mostra al Mudec: "L'Africa è dentro di me" VIDEO / FOTO

Le opere di Jean-Michel Basquiat furono prodotte fra il 1980 e il 1987. Un linguaggio primitivo per riflettere sulle origini africane dell'artista americano

Un'opera di Basquiat al Mudec di Milano

Un'opera di Basquiat al Mudec di Milano

Milano, 27 ottobre 2016 - Un viaggio nell'opera di Jean-Michel Basquiat attraverso 140 opere esposte fino al 26 febbraio al Mudec, per una mostra al via da venerdì 28 ottobre. Basquiat fu uno dei protagonisti della scena artistica americana e mondiale degli anni 80. La mostra riporta le opere dell'artista a Milano "dopo 10 anni, quando ci fu l'ultima mostra alla Triennale", spiega l'assessore comunale alla Cultura Filippo Del Corno, intervenuto alla presentazione. Si inserisce nel percorso culturale che mette in relazione le collezioni etnografiche del Museo delle Culture e la cosiddetta arte primitiva con i principali movimenti artistici del XIX e XX secolo.

A curare la rassegna è Jeffrey Deitch, critico nonché amico dell'artista, insieme al saggista Gianni Mercurio. Il percorso della mostra è pensato con due chiavi di lettura: una geografica legata ai luoghi che hanno segnato il percorso artistico di Baquiat e una più strettamente cronologica. L'esposizione presenta circa 140 lavori realizzati tra il 1980 e il 1987 che comprendono disegni, foto, opere di grandi dimensioni, opere realizzate in collaborazione con Andy Warhol e una serie di piatti in ceramica nei quali Basquiat ritrae con ironia e usando materiali poveri personaggi e artisti di ogni epoca. Un artista oltre i graffiti, un pittore consapevole della storia - sua e dell'arte - e degli strumenti di cui disponeva. Attraverso le opere esposte divise per luoghi e tempi, il visitatore può guardare da vicino la linea e la gestione dello spazio di Basquiat, che appaiono, comunque si giudichi il suo lavoro, di notevole importanza. La musica, il jazz, i fumetti, l'anatomia, la poesia e la scrittura saranno alcuni dei temi portanti che accompagneranno il visitatore nel percorso della mostra. "Io uso le parole come pennellate" spiega infatti Mercurio citando Basquiat e ricordando che le parole fanno spesso parte dei suoi dipinti. La mostra sarà affiancata da una serie di eventi (concerti, proiezioni e conferenze) allo scopo di approfondire la conoscenza di questo artista. La mostra si inserisce nel palinsesto autunnale del Mudec presentato oggi in via Tortona dopo una sorta di bilancio che parla di più di 700mila visitatori in un anno e mezzo e 13 mostre.

"Quello che emerge innanzitutto è questo talento enorme dovuto a un istinto della pittura". Un istinto che, però, complice anche l'indole curiosa di Basquiat, è stato sostenuto da una riflessione forte sul suo essere afroamericano, soprattutto in un mondo che lo applaudiva come artista, ma lo rifiutava per il colore della pelle. "Rispetto a Picasso e ad altri artisti che si erano appropriati di un linguaggio primitivo, come diverse avanguardie - ha aggiunto Mercurio - ne denuncia un po' l'insufficienza storica, nel senso che questi artisti avevano semplicemente recuperato delle forme, quindi una pura estetica, esteriorità, superficie". L'attitudine di Basquiat, invece, è quella che lo porta a scavare più in profondità, usando la pittura per indagare in primo luogo se stesso in relazione alla società. E anche l'assessore alla Cultura del Comune di Milano, Filippo Del Corno, ha puntato su questi aspetti presentando la mostra del MUDEC. "Credo - ha detto - che i temi dell'opera di Basquiat e il modo in cui lui ha riflettutto sulla propria origine e la propria cittadinanza siano oggi di stringente attualità, soprattutto per una città come Milano". Ricordando la prima personale di Basquiat, realizzata a Modena nel 1981 da Emilio Mazzoli, il percorso espositivo mette in discussione le catalogazioni banali, riportando l'attenzione su un artista importante e complesso, che in qualche modo non ha mai smesso di cercare le proprie radici. "Una frase sua celebre - ha concluso il curatore - era quella che diceva: io non ho bisogno di andare in Africa, l'Africa è dentro di me". La mostra del MUDEC, organizzata dal Comune di Milano con 24 ORE Cultura, rimane aperta al pubblico fino al 26 febbraio 2017.

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