Indovina che chef c’è a cena (con l’app)

Il cuoco globetrotter Enzo Neri presenta la piattaforma Food.Social

Lo chef Enzo Neri è Face/Brand Ambassador di Food.Social

Lo chef Enzo Neri è Face/Brand Ambassador di Food.Social

Milano, 9 ottobre 2018 - Deve essergli sempre piaciuto l’aforisma di Italo Calvino: «Se alzi un muro, pensa a quello che resta fuori». Eppure non è facile nascere nella bella Umbria, a Città di Castello, e avere poi voglia di andarsene. Tant’è. Ci sono persone che hanno sempre la valigia in mano e anche più di una.

E allora non c’è nulla di meglio che fare il cuoco itinerante e globale, il predicatore del buon cibo italiano della tradizione presentato con un twist moderno. E non c’è niente di più sconfinato del web per Enzo Neri, 47 anni, segno Bilancia, il piglio dello chef perfezionista che ama la cucina globale messa a disposizione dalla Rete e dell’agitatore di papille gustative perennemente in tournée, perché la vita è troppo intrigante per essere consumata sempre davanti allo stesso panorama. Proprio oggi, sarà al Dry di via Vittorio Veneto a Milano. E c’è da giurarci, presenterà la sua personalissima ricetta: vivere per addizione più che per sottrazione, perché un militante dell’ottimismo non conosce sempre gli spazi dove deve o può andare, ma sa che non è una buona ragione per non andarci. Del resto, il tema è integrante e l’app FOOD.SOCIAL che andrà a presentare come Face/Brand Ambassador è nuova, per certi versi innovativa anche rispetto ad altre piattaforme (come Gnammo) che hanno fatto del «social eating» il loro Graal: l’opportunità per i buongustai di aprire casa loro per ospitare amici ma anche sconosciuti attorno alla tavola, l’occasione per gli aspiranti chef senza lavoro di farsi conoscere, il contenitore dove i ristoratori possono dare visibilità ai loro eventi. Insomma, l’ennesimo West da conquistare come piace a lui, cresciuto con gli studi tecnici e con la passione per i colori, per i disegni e per l’arte, per poi scoprire a 29 anni suonati che la sua conversione non sarebbe avvenuta lungo la strada di Damasco ma ad un corso di cucina all’Università dei Sapori di Perugia. Illuminante. Come andare ad imparare il rigore e le tecniche di cottura al «Postale», da un grande della buona tavola come lo stellato Marco Bistarelli. O come raggiungere un grazioso gastro-pub nei Costwolds inglesi prima di mettere su casa e poi smontarla mille volte, a Washington e a Madrid, nell’elegante quartiere londinese di Mayfair, a Dubai, a New York, tra Brooklyn e West Village.

E infine, atterrare in Georgia, terra di mezzo tra l’Europa Orientale e l’Asia Centrale, ad aprire prima il ristorante mediterraneo La Boheme, quindi a firmare la cucina del Radisson Blu Iveria Hotel, accettando di diventare una sorta di star mediatica e televisiva in una Tbilisi che vive anch’essa il fascino fatale del cibo e degli chef ispirati. Avendo nel frattempo scoperto che il mondo in cui si muove meglio è appunto quello della Rete, mondo senza confini dove usare il suo inglese ormai da «madrelingua», dare libero sfogo alle sue incursioni su Facebook, You Tube e Instagram e predicare il verbo «connecting people» attraverso il consumo di cibo, collante, mastice resina, piacere ovvio ma anche atto sociale e strepitoso misuratore del potere delle persone di relazionarsi col prossimo, interferire, comunicare e condividere. Ovviamente è inutile domandare a Enzo Neri dove possa essere fra un paio d’anni. Chi lo conosce ha la risposta ormai sdoganata: «Somewhere!». Da qualche parte.

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