Colline del Prosecco: in viaggio tra le bollicine nel territorio dell'Unesco

Pedalate e trekking nella patria del Prosecco DOCG e del Cartizze, tra antiche abbazie, cantine e i vini più venduti al mondo

Una pedalata tra i vigneti

Una pedalata tra i vigneti

Benvenuti nella terra delle bollicine. Un paesaggio, una cultura e una storia che hanno fatto entrare le colline del Prosecco di Valdobbiadene nella World Heritage List, la lista dei siti certificati dall'Unesco come Patrimonio dell'Umanità.

Un riconoscimento ottenuto nel luglio del 2019. Pochi mesi dopo anche nella terra che produce il vino più noto al pubblico (un fenomeno da 650 milioni di bottiglie l'anno di cui circa 90 milioni prodotti nell'area della DOCG) è arrivato il Covid, ma questo territorio ha continuato a lavorare in silenzio e ora è pronto ad aprirsi al turismo.

Degustazioni, visite in cantina, piccoli B&B ricavati da antiche vestigia, affacciati sul paesaggio rilassante delle colline vitate, e poi piatti della tradizione rivisitati all'insegna della contemporaneità, ma anche trekking e pedalate in e-bike tra i vigneti. Senza dimenticare la storia, dal quella dell'abbazia benedettina di Santa Bona al ponte di Vidor, costruito dagli alpini sul Piave.

Siamo in provincia di Treviso, tra Venezia e le Dolomiti, precisamente tra le colline del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene, 15 comuni e 97 chilometri quadrati di declivi vitati dal sapere antico come il nome della sua uva, la glera. “Queste viti sono lì dal 1918”, racconta Gabriella Vettoretti, contitolare de La Tordera, accompagnando gli ospiti nel suo vigneto del Cartizze, punta di diamante della produzione dell'azienda. “Qui si fa tutto a mano e cerchiamo di preservare le viti vecchie perché la qualità è migliore, con grande attenzione al rispetto per l'ambiente”. La sua è un'azienda storica: il padre Pietro, ottantenne cavaliere del lavoro, va ancora in vigna, mentre il nome della cantina si riferisce alla collina dove si rifugiavano i tordi, entrati nel marchio delle sue bottiglie. Da più di un secolo, la famiglia Vettoretti trasforma le uve dei 70 ettari vitati a conduzione diretta in eleganti spumanti tra i quali Superiore di Cartizze DOCG, Valdobbiadene DOCG, Asolo Prosecco Superiore DOCG e Prosecco Doc Treviso.

Qui non arrivano solo gli amanti del vino. Oltre alle esperienze di degustazione in cantina e di conoscenza diretta di ogni fase della produzione all'insegna di una serie di pratiche legate alla ecosostenibilità (come il bollino Natural Balance e la certificazione CasaClima Wine) il turista può cimentarsi tra pedalate e passeggiate. L'ultima proposta riguarda infatti la Trekking Adventure, una passeggiata tra i filari, seguita dalla visita in cantina con la degustazione per ritrovare nei calici i profumi respirati all'aria aperta. Imperdibile anche per i più pigri l'esperienza della e-bike, una pedalata sulle rive con la bici elettrica, immersi nel paesaggi collinare (qui infatti le viti arrivano fino al ciglio della strada, tutto e coltivato e tutto si lavora ancora a mano), per concludere con il meritato premio alla fatica con l'asssaggio dei vini laddove vengono prodotti (www.latordera.it).

Chi ama la buona tavola può fermarsi al ristorante Salis, immerso nei vigneti nel cuore del Cartizze, o andare a Miane ed entrare nel regno di Gigetto. Negli anni Ottanta a Tavernelle in Val di Pesa la sua cantina è stata dichiarata la più bella d'Italia. Qui sono state girate anche alcune scene del film “Finché c'è Prosecco c'è speranza”. Luigi Bortolin, Gigetto appunto, è un'istituzione per la cucina regionale veneta: è stato tra i fondatori della storica rassegna Cocofungo e il suo locale, frequentatissimo da personaggi come Niki Lauda e Luciano Pavarotti, Riccardo Muti, Alberto Sordi, Pippo Baudo e il Milan di Gullit e Van Basten, oggi è portato avanti oggi dalle giovani leve, la figlia Monica e il figlio Marco.

Si può dormire in edifici recuperati come il Boutique Hotel Municipio 1815, l'antico palazzo comunale, o in uno dei micro B&B, piccole bomboniere di cui è disseminata la zona, come Casa Oltraval (www.casaoltraval.it), quattro camere ricavate in un edificio del 1800, tutelate dalla Soprintendenza e arredate in stile romantico dalla famiglia Vettoretti a Guia di Valdobbiadene, paesino di mille anime nel cuore dell'area del Prosecco Superiore, con un belvedere dal quale l'occhio si può spingere fino alla laguna di Venezia. Le camere si chiamano Brunei, Serrai, Saomì e Alnè, nomi che ricordano gli spumanti e i colori La Tordera dai vigneti che gravitano intorno a Casa Oltraval.

Tra le vigne, anche tanta storia, come quella dell'abbazia benedettina di Santa Bona in Vidor, inserita in uno degli angoli più suggestivi dell'Alta Marca, sopra il Piave e a ridosso dell'arco collinare. Fondata nel 1106 da Giovanni da Vidor, signore del castello, con un atto di donazione conservato oggi a Montecassino, è dedicata a Santa Bona, le cui reliquie secondo la pia tradizione arrivarono fin qui dall'Egitto. In pochi anni l'abbazia divenne un centro di spiritualità secondo la regola dell'ora ed labora dei monaci benedettini, che portarono dalla casa madre di Pomposa nuove tecniche agricole e accolsero i pellegrini di passaggio dal vicino passo-barca del Piave. Accanto alla chiesa, la cui parte più antica è in stile romanico, c'è il chiostro in stile gotico, con le colonne caratterizate dal nodo di Salomone, simbolo dell'unione tra l'umano e il divino.

Oggi l'abbazia è di proprietà dei conti Da Sacco, che la aprono in occasione di giornate ed eventi culturali e per due feste, quella di San Giuseppe a marzo e quella di Santa Bona a settembre.