
Lorenzo Argenziano, a sinistra, con una delle opere che sarà esposta allo Spazio Mùda; a destra, un particolare dell'opera inserita nell'invito
Milano, 9 giugno 2025 – È quello dei balconi, delle incisioni e dei graffiti grezzi in strada. Lo stile è riconoscibilissimo, seppure autentico. Nel disegnare, così come in molti aspetti di un’esperienza artistica vissuta a 360° (per dire, è anche dj dai gusti ruvidamente raffinati), a prova di un approccio underground che non è mai posa. Ed è sempre convinzione.
Lorenzo Argenziano, aka Santy, fra i precursori della street art in Italia, esporrà da giovedì 12 a venerdì 20 giugno una selezione di sue opere allo Spazio Mùda di via Anfossi 8, aperta tutti i giorni dalle 11 alle 20. Vernice giovedì 12 giugno dalle 18.30 alle 22.
Titolo dell’esposizione è “Cammino”, a rendere plasticamente – e più che correttamente – l’idea di un’arte sempre in movimento. Mai seduta, perennemente attenta ai movimenti e alle suggestioni dal basso. Con le antenne decisamente drizzate. L’esposizione allo Spazio Mùda sarà un modo per conoscere uno dei tanti volti di un artista poliedrico, ma sempre a fuoco.
Che opere ha scelto per questa tua personale?
"Per questa mostra ho scelto delle opere con diverse tecniche: pittura, incisione mosaico e creazioni indossabili, realizzate per lo più negli ultimi quindici anni. Prese – e osservate – tutte insieme restituiscono una definizione del mio personale stile figurativo e della mia poetica di contenuti”.
Quali sono le ispirazioni che guidano la tua produzione attuale? E nel tempo, rispetto a fasi precedenti della tua esperienza artistica, sono cambiate?
"Le mie ispirazioni vengono dall'osservazione di vicende e comportamenti umani basici, trovando indizi per scavare più a fondo in ricerche culturali e spirituali. Mi è sempre premuto creare un immaginario in cui ci fosse un messaggio personale ma che fosse sempre interpretabile e fruibile in maniera aperta da diversi tipi di spettatori. Lavorando a contatto con la simbologia nel corso degli anni ho avvertito un senso di responsabilità nella divulgazione del contenuto culturale dietro il fare comunicativo dell'arte e ho sempre cercato di trattare temi anche forti nella maniera meno volgare e dozzinale possibile”.

Come descriveresti le tue opere a chi non ti conosce?
"Ho una visione del fare artistico molto semplice ma al tempo stesso profonda e cerco di imprimerla nella mia produzione. Per me l'unione del gusto del tratto e della composizione pittorica, affiancati da un’idea comunicativa ma anche da una sensazione creano l'opera. In un mondo in cui tutte le necessità materiali hanno un ampia gamma di modalità per essere soddisfatte, vedo le arti come un semplice ma prezioso momento di svago poetico che il fruitore può concedersi. Se attraverso questo viaggio lo spettatore entrerà in contatto con parti di se stesso personali e profonde e comprenderà a conoscerne meglio le dinamiche, l'opera d'arte avrà raggiunto il suo scopo.
Quello che un occhio anche non troppo esperto può notare nella mia figurazione è una commistione tra influenze dell'arte antica e delle tecniche tradizionali con modalità espressive più moderne e attitudini contemporanee. Ho sperimentato e amato al pari, ambienti artistici diversi come la calcografia e l'arte urbana mischiando le loro influenze in interventi che hanno però mantenuto i canoni della loro pertinenza".
Preferisci essere definito 'street artist' o 'artista nelle strade'. Oppure preferisci non venire incasellato in alcuna definizione?
“Non mi dà troppo fastidio essere classificato con qualche appellativo, perché credo sia la maniera più semplice, da fuori, per avvicinarsi a un percorso complesso e articolato come lo è stato il mio. Sostanzialmente ho vissuto da protagonista momenti in cui l'immissione di opere negli spazi urbani ha avuto un senso forte, ma il rapporto di scambio con la strada per quanto riguarda ad esempio l'ispirazione e il racconto di vicende umane in opere realizzate in studio non si è mai interrotto. La cultura della strada, se assorbita nel modo giusto, ha la capacità di dare valore alle cose semplici. Essere un semplice pittore in grado di emozionare chiunque sia predisposto a un’esperienza simile e non dovere necessariamente studiare sempre nuove soluzioni formali mi fa stare bene”.