
La nota “traccia di interesse dattiloscopico classificata 33” e l'indagato, Andrea Sempio
Garlasco (Pavia), 26 luglio 2025 - Quattro diverse verità, per la stessa impronta. L'ormai nota palmare 33, repertata nel 2007 dal Ris sul muro della scala dov'è stato trovato il corpo di Chiara Poggi, all'epoca non attribuita ed esclusa la presenza di sangue, a quasi 18 anni di distanza è tornata al centro delle indagini riaperte dalla Procura di Pavia nei confronti di Andrea Sempio.
La Procura: 15 minuzie dattiloscopiche, niente sangue
E' la 'prova' che i pm titolari dell'inchiesta avrebbero voluto sottoporre alla difesa dell'indagato nel corso dell'interrogatorio convocato lo scorso 20 maggio, poi sfumato per un difetto di notifica. Lo stesso giorno è stata depositata, e messa così a disposizione delle parti, la consulenza dattiloscopica, di parte, della Procura, redatta da Giampaolo Iuliano (comandante della Sezione impronte del Ris di Roma) e Nicola Caprioli (esperto dattiloscopista). Per loro l'impronta è attribuita ad Andrea Sempio "per la corrispondenza di nr. 15 minuzie dattiloscopiche", come riportato nelle conclusioni della consulenza e riferito il 21 maggio nel secondo comunicato stampa della Procura, emesso per chiarire "le inesattezze riportate dai media", smentendo che si trattasse di un'impronta insanguinata. In realtà sul punto specifico la Procura non aveva dichiarato la propria valutazione ma solo che erano in corso "ulteriori investigazioni" sull'intonaco grattato dal muro. Da un successivo provvedimento del 2 luglio, il respingimento della richiesta di incidente probatorio da parte dei legali della famiglia Poggi, è emerso che il 9 giugno era arrivata la conferma dal Ris di Parma che tutto l'intonaco grattato nel 2007 era stato all'epoca consumato nei test (che avevano dato esito negativo al sangue), tanto che la provetta è assente dai reperti poi recuperati il 17 giugno dal Ris per le nuove analisi dell'incidente probatorio in corso.

La difesa di Stasi: impronta intrisa di sangue e sudore, è di Sempio
Chi aveva invece da subito lasciato intendere, anticipando una propria consulenza di parte che è stata poi depositata e resa nota per ultima venerdì 25 luglio, che sull'impronta il colore del reagente nelle foto potesse far ipotizzare la presenza di sangue, è stata la difesa di Alberto Stasi, già condannato in via definitiva a 16 anni che sta finendo di scontare in semilibertà) per lo stesso omicidio. I consulenti Oscar Ghizzoni, Pasquale Linarello e Ugo Ricci, nella loro relazione, non solo concordano con la consulenza della Procura per l'attribuzione dell'impronta a Sempio, ma si spingono oltre. Pur non potendosi più analizzare il 'grattato', basandosi sulle fotografie, hanno riprodotto in laboratorio una simulazione tridimensionale al computer, confrontando la foto del 2007 con altre fatte con lo stesso reagente spruzzato su impronte prima solo sudate, poi con una crescente quantità di sangue misto a sudore e infine solo insanguinate, arrivando alla conclusione che "tale impronta fosse imbrattata di sudore e materiale ematico". Lo studio dei consulenti della difesa di Stasi ricostruisce anche l'ipotetica dinamica della manata lasciata sul muro da chi si sarebbe appoggiato con tutto il peso del corpo per non perdere l'equilibrio, senza scendere dai gradini.
La famiglia Poggi: traccia non attribuibile a nessuno
A conclusioni diametralmente opposte era invece giunta la consulenza resa nota lo scorso 2 luglio dagli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, che assistono i famigliari della vittima. I loro consulenti, Calogero Biondi e Dario Redaelli, sostengono che "le caratteristiche della traccia prima del trattamento appaiono quelle di un appoggio veloce, prodotto da un palmo in movimento, sudato, magari sporco, ma non insanguinato". E non di Sempio, ritenendo che "il frammento d'impronta numero 33 non è utile per i confronti dattiloscopici, la dimostrazione prodotta non supera questo giudizio e pertanto giuridicamente non può essere attribuito". Alla luce della diversità delle conclusioni i legali avevano chiesto alla Procura un incidente probatorio per far dirimere la questione a un perito terzo, ricevendo però risposta negativa, confermata mercoledì all'ultima udienza davanti al Gip dell'incidente probatorio in corso per le analisi genetiche, esteso a quelle dattiloscopiche sulla spazzatura e sui fogli di acetato, non alla 33 perché non c'è altro da analizzare se non le foto del 2007, dunque con accertamenti ripetibili.
La linea di Andrea Sempio: "Pregiudizio interpretativo"
I difensori dell'indagato Andrea Sempio hanno peraltro concordato con la Procura nel non volere, al momento, che l'impronta 33 rientrasse negli accertamenti dell'incidente probatorio in corso. Ma hanno depositato anche loro una relazione che sostanzialmente concorda con le conclusioni dei consulenti della famiglia Poggi, ma si spinge anche oltre contrastando non solo nel risultato ma anche nel metodo la consulenza della Procura. Luciano Garofano e Luigi Bisogno nella consulenza per la difesa di Sempio, contestano ai pur esperti consulenti della Procura che sarebbero caduti in un "pregiudizio interpretativo" trovando 15 minuzie corrispondenti con l'impronta dell'indagato ma confondendo per "strutture papillare reali" quelle che in realtà sarebbero "interferenze murarie". Per i consulenti della difesa di Sempio, i colleghi incaricati dalla Procura avrebbero "prima esaminato nel dettaglio" le caratteristiche dell'impronta dell'indagato, cosa da "evitare per non rischiare di 'vedere' delle minuzie" che "non esistono". una diversità di interpretazioni che, stando alle dichiarazioni, non preoccupa la difesa di Sempio, rappresentata dagli avvocati Angela Taccia e Massimo Lovati, fiduciosi che "la verità verrà a galla, prima o poi".
Cosa succede ora: le tappe dell’inchiesta
Ora bisognerà vedere se la ricostruzione in 3D della difesa di Stasi, che ipotizza una scivolata dell'assassino o di uno degli assassini che si appoggia al muro corrisponderà con quella già in elaborazione da parte del Ris di Cagliari sulla scena e sulla dinamica del delitto attraverso la Bpa, la Bloodstain Pattern Analisys. Al di là delle consulenze, sullo sfondo dell'inchiesta sull'omicidio di Garlasco rimane il 'giallo' di Ignoto 3. Si tratta del Dna trovato su una garza con la quale si fecero nel 2007 i campioni nella bocca della vittima e che non corrisponde né a quello di Sempio né a quello di Stasi. La Procura di Pavia ha chiesto i registri all'Ipsia di Sannazzaro De Burgondi dell'anno scolastico 2005-06, istituto professionale per l'industria e artigianato frequentato da Sempio. Anche ad altre persone della comitiva di Marco Poggi e Sempio, come i compagni di classe, verrà infatti probabilmente chiesto di fornire un campione del proprio Dna.
Richiederanno tempo anche le ricerche e le analisi dattiloscopiche di impronte che, solo alcuni giorni fa, il gip Daniela Garlaschelli ha affidato all'esperto Domenico Marchigiani: ricerca di impronte sulla spazzatura della colazione di Chiara e la comparazione di quelle sui fogli di acetato che furono prese all'inizio dell'inchiesta. E qui i nomi sarebbero una sessantina.