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Impronta 33, è la chiave del delitto di Garlasco? Il mistero dell’intonaco sul muro. Cosa succede adesso

Le prossime tappe nell’indagine sull’omicidio di Chiara Poggi. Le mosse della difesa di Alberto Stasi, le posizioni della procura e l’attesa per l’incidente probatorio: molto ruota intorno a questa e a un’altra traccia, la numero 10

Andrea Sempio e, a sinistra, l'impronta 33 a lui attribuita

Andrea Sempio e, a sinistra, l'impronta 33 a lui attribuita

Garlasco, 24 maggio 2025 – Nel 2007 quella macchiolina violetta isolata dai Ris su uno dei muri della villetta dove venne trovato il cadavere di Chiara Poggi non era da considerarsi utile alle indagini.

Oggi, a quasi 18 anni di distanza, nelle settimane in cui il caso del delitto di Garlasco è stato clamorosamente riaperto, con un “nuovo-vecchio” indagato, quella macchiolina violetta – ormai nota come l’impronta 33, dal numero assegnato al reperto – è reputata uno dei possibili punti di svolta per riscrivere la storia di uno degli omicidi più discussi della storia criminale d’Italia, venendo ora attribuita proprio ad Andrea Sempio, l’amico di Marco Poggi, fratello della vittima, accusato di omicidio volontario in concorso.

La mossa della difesa di Stasi

L'accostamento dell'ingrandimento del palmo destro di Andrea Sempio con l'impronta 33 nella consulenza tecnica dattiloscopica consegnata alla Procura di Pavia
L'accostamento dell'ingrandimento del palmo destro di Andrea Sempio con l'impronta 33 nella consulenza tecnica dattiloscopica consegnata alla Procura di Pavia

Di quella traccia invisibile a occhio nudo, affiorata sulle pareti solo grazie all’impiego di tecniche scientifiche di investigazione fondate sull’utilizzo di reagenti, oggi sappiamo che – secondo una consulenza di parte – presenterebbe 15 punti di contatto, “minuzie dattiloscopiche”, con il palmo della mano destra di Andrea Sempio.

La difesa di Alberto Stasi, l’ex fidanzato di Chiara Poggi condannato in via definitiva per l’omicidio, sarebbe pronta a muovere un passo in più, per quanto si è saputo nelle ultime ore. Così com’è, infatti, l’impronta 33, anche fosse certamente di Sempio, non prova nulla riguardo a una sua presunta responsabilità nel delitto.

Tutto diverso sarebbe se su quella macchiolina si trovasse materiale biologico, così da capire finalmente se su quella traccia ci sia – o meno – sangue di Chiara. A tale proposito l’avvocato Antonio De Rensis, che rappresenta Stasi con la collega Giada Bocellari difende l'ex studente della Bocconi, ha fatto sapere che il collegio difensivo depositerà “una consulenza finalizzata ad evidenziare una possibile traccia biologica nell'impronta".

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Il parere del genetista

Sul tema un’ulteriore precisazione è arrivata dal genetista Ugo Ricci, consulente della difesa di Stasi nella nuova indagine sull’omicidio per cui Alberto sta scontando una pena di 16 anni. "Noi non potremo svolgere analisi autonome sull'impronta attribuita a Sempio. Al massimo potremo offrire degli spunti ai consulenti della Procura o al gip. In ogni caso, su questa impronta va esercitata la massima prudenza".

C’è, quindi, un perimetro ben preciso all’interno del quale potrà agire il team legale e scientifico che assiste l'unico condannato per il delitto. "Le attività tecniche sono state delegate dalla Procura di Pavia a dei consulenti e dal gip ai periti nell'ambito dell'incidente probatorio - prosegue -. Noi non sappiamo nulla delle attività della Procura che, posso immaginare, avrà anche degli assi nella manica ben nascosti".

Alberto Stasi in una foto di qualche anno fa
Alberto Stasi in una foto di qualche anno fa

Anche nel merito dell'ormai nota impronta classificata col numero 33 sulla parete delle scale che scendono verso la cantina di casa Poggi, l'esperto invita alla cautela. "Sembrerebbe che siamo di fronte a un'incongruenza clamorosa - afferma - se pensiamo che nel 2007 il Ris la considerava non utile e ora lo stesso Ris la valuta utile e individua 15 punti di contatto con quella di Sempio. Merito delle nuove tecnologie? No, dal punto di vista dattiloscopico non possiamo dirlo. Può essere che all'epoca non sia stata trovata utile dopo un primo confronto con l'indagato di allora, Stasi.".

In ogni caso, avverte, gli accertamenti saranno complicati e per prima cosa bisognerà stabilire cos'è rimasto a disposizione della traccia a cominciare dall'intonaco grattato dal muro – lo si sta cercando nell’archivio dei Ris di Parma – dove, l'ipotesi è tutta da dimostrare, potrebbe esserci del sangue. "Per adesso abbiamo le fotografie, bisognerà capire se e cosa è rimasto, anche di quell'intonaco" dice Ricci.

E l’altra traccia?

Chiara Poggi fu uccisa nell'agosto 2017 (Archivio)
Chiara Poggi fu uccisa nell'agosto 2017 (Archivio)

Nell’ambo su cui si giocano speranze e timori riguardo alla nuova indagine sull'omicidio di Garlasco, l’altro numero uscito, con il 33, è il 10. Nell’ambito dell’incidente probatorio che inizierà il prossimo 17 giugno, infatti, verranno effettuati in contraddittorio fra le parti esami anche su questa seconda impronta digitale, la 10 appunto, repertata sulla parte interna della porta di casa Poggi.

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Garlasco e il mistero delle 6 impronte sul muro mai identificate: non sono né di Sempio né di Stasi

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Si tratta di un dito di una presunta "mano sporca" lasciata dall'assassino quando è fuggito: con i kit attualmente in commercio si può stabilire se ci siano tracce ematiche riconducibili a Chiara e magari anche qualche ulteriore profilo maschile. Essendo già stato escluso che appartenga a Sempio o a Stasi potrebbe consegnare un riscontro al capo d'accusa formulato nei confronti del 37enne amico di Marco Poggi, laddove si dice che avrebbe agito in concorso con altri per via del secondo profilo di Dna al momento senza identità rilevato sulle unghie di Chiara.

Anche per questo i carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano, o chi per loro, potrebbero ripetere la Bpa (Bloodstain Pattern Analysi) e quindi ristudiare una ad una le tracce di sangue sulla scena del crimine per ricostruire la dinamica del feroce assassinio.