NICOLA PALMA
Cronaca

La tela di Ariane, figlia della mantide Adilma nel commando assassino: “Serve un killer? Cerchiamo tra gli zingari”

Parabiago, arrestata la 31enne brasiliana Ariane Pereira Bezerra Da Silva: “Ha ideato, organizzato e supportato l’omicidio di Fabio Ravasio”. Il pm: complice della madre nel delitto. A processo la “sacerdotessa del Candomblè” e una cerchia di parenti, ex mariti, amanti e amici

Ariane Pereira Bezerra Da Silva, 31 anni, brasiliana

Ariane Pereira Bezerra Da Silva, 31 anni, brasiliana

Milano – “Era il ragno al centro della tela: gestiva e smistava le informazioni”. Informazioni in arrivo dalla madre e inoltrate in tempo reale al fidanzato, con un ruolo da “ufficiale di collegamento” che l’ha resa “parte integrante del gruppo che ha ideato, organizzato e supportato l’omicidio di Fabio Ravasio”. Ecco perché la trentunenne brasiliana Ariane Pereira Bezerra Da Silva è stata fermata dai carabinieri della Compagnia di Legnano e portata in carcere a Como con l’accusa di aver partecipato all’assassinio camuffato da incidente stradale andato in scena alle 19.50 del 9 agosto 2024 a Parabiago.

Il pm Ciro Caramore le ha cucito addosso i panni della co-protagonista, complice consapevole della madre Adilma e degli operativi assoldati dalla sacerdotessa del Candomblè nella cerchia ristretta di parenti, ex mariti, amanti e amici. Tutti insieme con un unico obiettivo: uccidere il cinquantaduenne titolare del Mail Boxes di Magenta. Che Ariane non fosse all’oscuro delle trame nere ordite dalla “mantide” era già emerso l’anno scorso, quando alcuni degli arrestati della prima ora ricostruirono le fasi dell’occultamento della Opel Corsa usata per travolgere il ciclista Ravasio, ritrovata nel garage della villa di via delle Orchidee dove la donna viveva fino a poche ore fa col compagno ai domiciliari Fabio Lavezzo.

Fabio Ravasio ucciso in un incidente che sarebbe stato ordito da Adilma Pereira Carneiro
Fabio Ravasio ucciso in un incidente che sarebbe stato ordito da Adilma Pereira Carneiro

Ad esempio, durante l’interrogatorio del 23 agosto 2024, Mirko Piazza, che avrebbe fatto da palo, rispose così alla domanda “Ariane vide l’auto incidentata?”: “Sì, la vide in cortile. Sapeva cosa eravamo andati a fare. Sono venuto a saperlo solo in seguito del fatto che Ariane fosse a conoscenza del progetto di omicidio. In realtà, è una mia deduzione: io ho ipotizzato che Ariane sapesse, perché era stata portata l’auto a casa sua. Un’auto visibilmente danneggiata. Ariane si era arrabbiata, dicendo che non voleva assecondare le “cavolate“ di sua mamma”.

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Non è finita. Dichiarazioni e accertamenti certificano, a parere della Procura, che la trentunenne ha contribuito pure alla preparazione del delitto. Il 7 luglio scorso, Massimiliano Ferretti, uno degli imputati a processo in Corte d’Assise, ha parlato dei tentativi di assoldare per 10mila euro un killer esterno alla banda e di una riunione al bar alla quale erano presenti lui, Adilma, la figlia maggiore e Lavezzo: “Arianne disse ‘Bisogna cercare dagli zingari di Magenta”. “Era una proposta di Ariane, che era consapevole di quello che intendeva fare?”, ha chiesto di rimando il pm. “Certo che era consenziente”. Parole che hanno fatto imbufalire la donna, presente in aula, che ha urlato "Infame di m., bugiardo”.

E ancora: il 23 agosto 2024, poco prima che scattassero i fermi, alcuni dei presunti responsabili si confrontarono sugli errori commessi. In una conversazione con la madre, Ariane si mostrò preoccupata per l’eventuale presenza di tracce sulla Opel: “Sì ho capito, lì ci sono le impronte di Igor (Benedito, figlio di Adilma e conducente dell’auto assassina, ndr), magari ci sono anche le mie di quando ho pulito lì”. “I commenti – scrive a margine del pm – non possono che riferirsi alla ripulitura dell’auto, eseguita da Ariane”.