
Andrea Sempio, Chiara Poggi e Alberto Stasi
Garlasco (Pavia) – Il materiale sotto le unghie di Chiara Poggi non c’è più. Consumato per intero nel tentativo di trarne un profilo genetico identificabile. Il lavoro dei consulenti della Procura, Carlo Previderè e Pierangela Grignani, che hanno dato spunto scientifico all’inchiesta, quindi, si basa su una comparazione sulla carta fra tracciati di elettroforesi, ovvero le elaborazioni frutto di analisi già eseguite da altri, e campioni di Andrea Sempio, oggi sotto inchiesta, e Alberto Stasi, il condannato.
Su questi grafici si giocherà il futuro dell’indagato di oggi, nell’incidente probatorio che inizierà fra meno di due settimane. Secondo elemento: è probabile che quei tracciati siano un miscuglio di Dna di individui maschili diversi.
E lo riconoscono anche gli esperti dei pm, come quelli di Stasi. “Evidenziati profili commisti, originati cioè dal contributo di materiale biologico di più soggetti”. Anche se per Previderè è più probabile siano in prevalenza di Sempio.
Le indagini difensive di Alberto Stasi
Tutto comincia con una relazione tecnica della difesa di Alberto Stasi, firmata da Matteo Fabbri, datata 1 dicembre 2016, che analizza reperti appartenenti a Sempio, recuperati da indagini difensive. Segue, ancora dai legali del condannato, una relazione del dottor Pasquale Linarello di otto giorni dopo, che confronta gli aplotipi Y, ovvero quel cromosoma Y che solo i maschi possiedono, dei reperti delle unghie di Chiara Poggi con quelli scovati dagli investigatori. Poi, il 27 luglio 2023 arriva una relazione firmata Ugo Ricci, genetista fiorentino, chiesta dalla difesa Stasi, con l’expert opinion, il parere autorevole del genetista tedesco Lutz Roewer.
La svolta della Procura nel 2023
Dopo aver archiviato più volte, nel 2023 la Procura di Pavia accoglie la sollecitazione dei legali di Stasi (e dei carabinieri di Milano) e il 17 novembre affida a Previderè e Grignani una consulenza sulle tracce sotto le dita di Chiara. Si riparte dall’inizio: nel 2007, in sede di autopsia, il dottor Ballardini si dedica “alla raccolta delle unghie, repertandole in due appositi contenitori: mano destra e mano sinistra”. Non distingue fra le dita. I Ris tamponano i reperti e li testano. Non trovano nulla e passano oltre.
I lavaggi al materiale raccolto sotto le unghie
Francesco De Stefano, viene incaricato nel 2014, dalla Corte d’Assise dell’Appello bis di Milano, che rigiudica Stasi, di analizzare ancora quelle unghie. Lo fa in tre fasi. Quel che resta delle unghie subisce dei “lavaggi“. Ne esce del materiale diviso per campioni distinti con numeri arbitrari. Da quel liquido, l’esperto cerca di amplificare, progressivamente, i risultati per vedere se questi restituiscono dati univoci verso un soggetto maschile specifico.
La prima volta non ottiene risultati utili, la seconda volta riesce a trovare un numero incoraggiante di elementi da confrontare eventualmente con un profilo specifico, anche se ritiene ci possa essere il rischio di artefatti ed errori. Così prova la terza volta: usa tutto il materiale rimasto, sperando di ottenere la conferma. Non ci riesce, invece, e conclude: “La presenza di due caratteri in alcuni marcatori che dovrebbero presentarne uno suggerisce la possibilità che ci si possa trovare di fronte a una contaminazione”. Poi esclude “la possibilità di un’identificazione”. Materiale inutile, per lui.
Il lavoro sul Dna riparte da capo nel 2023
Previderè e Grignani analizzano tutto da capo. Ricevono l’incarico il 17 novembre 2023 dai pm Valentina De Stefano e Andrea Zanoncelli. Leggono le consulenze di parte di Stasi, quella del professor Roewer, e comparano il profilo fornito dalla difesa, ancora quello, ricondotto a Sempio, con i diagrammi tracciati dal perito De Stefano. Calcolano statisticamente la compatibilità di ciascun reperto delle unghie con quelli del 2016, presi a Sempio, e con quelli di Stasi. I due sostengono, a differenza di De Stefano, che quei reperti siano confrontabili con un Dna specifico.
Scelgono di considerare il secondo dei tre esperimenti del genetista della Corte d’Appello bis, il secondo, più promettente, con dieci marcatori utili su sedici, e passano all’azione. Risultato, dai due campioni "commisti”, “mano sinistra 1“ e “mano destra 5“, “non è possibile escludere tutti i parenti in linea paterna del soggetto identificato con il codice CT28112016”. Il codice del campione della consulenza tecnica del 28 novembre 2016, cioè il profilo genetico di Sempio fornito dai legali di Stasi, che va acquisito legalmente.
I rifiuti di Sempio e la nuova consulenza
In via Dimitrov, una via residenziale, linda di rose e ghiaia, a due passi dal santuario della Bozzola, a Garlasco, vive una parente di Sempio. I carabinieri del Nucleo investigativo di Milano raccolgono l’immondizia fuori casa: sanno che il loro uomo è lì. Il 20 novembre 2023 portano il sacco ai genetisti dell’Università di Pavia. Dentro, cotton fioc, bastoncini per il caffè, mozziconi, bottiglie e bicchieri di plastica. Dai reperti spuntano cinque profili genetici maschili.
Uno solo è “perfettamente sovrapponibile” con quello fornito dai legali di Stasi. Lo confrontano con l’esito del secondo esperimento di De Stefano e concludono, a pagina 54: “La comparazione non ha consentito di escludere che il soggetto maschile cui sono riferibili i campioni (quelli di tre bottigliette d’acqua, ndr) e tutti i suoi correlati in linea paterna maschile abbiano contribuito a originare (cioè siano parte del miscuglio) i campioni biologici dai margini ungueali di Chiara Poggi”.

La mattina del 13 agosto 2007 a Garlasco viene trovata morta una ragazza di 26 anni: Chiara Poggi. Il corpo senza vita è riverso sulle scale che portano in taverna, nella sua abitazione in via Pascoli. Era sola in casa, perché la famiglia (padre, madre e fratello) stava trascorrendo alcuni giorni di vacanza in montagna, in Trentino. A fare la terribile scoperta è il fidanzato Alberto Stasi, che si era recato da lei perché non rispondeva al telefono: il giovane chiama i soccorsi e si reca in caserma dai carabinieri. Entro pochi giorni diventa il primo indiziato per il delitto della 26enne: verrà poi condannato a 16 anni con l'accusa di omicidio volontario (da aprile 2025 è in regime di semilibertà).
Oggi che c'è un altro indagato: Andrea Sempio, grande amico di Marco, fratello della vittima. Il 37enne è rientrato nelle indagini a marzo 2025, dopo che era stato scagionato nel 2017. Ma nella nuova inchiesta spuntano tanti nomi: dalle gemelle Stefania e Paola Cappa, cugine di Chiara, a Roberto Freddi e Mattia Capra, amici di Sempio e Marco Poggi.