STEFANO ZANETTE
Cronaca

Garlasco: resa dei conti tra Bocellari e Garofano su garze, Dna, contaminazioni. “Lui non c’era”. “Legga la relazione del Ris”

Delitto di Chiara Poggi, scontro tra l’avvocata di Alberto Stasi e il consulente di Andrea Sempio (già generale dei carabinieri all’epoca delle prime indagini). Dai prelievi sulla vittima alle analisi di laboratorio: duello sulle prove

Giada Bocellari, legale di Alberto Stasi, e Luciano Garofano, consulente di Andrea Sempio

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Garlasco (Pavia) – Limitarsi ai dati obiettivi e attendere le conclusioni dei periti. Su questo sono tutti d’accordo, avvocati e consulenti delle diverse parti, che però rilasciano dichiarazioni contrastanti, anche alzando i toni, per l’inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco del 13 agosto 2007, riaperta dalla Procura di Pavia nei confronti dell’indagato Andrea Sempio.

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Dopo l’udienza dell’incidente probatorio di mercoledì, l’avvocata Giada Bocellari, che col collega Antonio De Rensis difende Alberto Stasi, condannato in via definitiva per lo stesso omicidio, rispondendo a domande sul Dna di Ignoto 3 emerso dal tampone orale della vittima, si è chiesta “come certi consulenti sappiano che la garza non era sterile. Posto che, in sede autoptica, a me non risulta ci fossero. Parlo del generale Garofano”, all’epoca comandante del Ris di Parma e ora consulente per la difesa di Sempio.

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“Lui stesso ha detto che non ha partecipato a quelle analisi, che lo hanno fatto i suoi collaboratori – rimarca ancora l’avvocata di Stasi riferendosi a Luciano Garofano – Non capisco come faccia a dire con questa certezza che la garza non era sterile”. E ancora: “Quel tampone non è mai stato aperto - ribadisce Giada Bocellari –. Sarebbe più onesto dire ‘effettivamente abbiamo sbagliato a sottovalutare questo tampone orale’, questa sarebbe l’unica dichiarazione, non ce ne sono delle altre”.

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Interpellato in proposito, il diretto interessato non vuole entrare in polemica con l’avvocata di Stasi, ma replica. “Nel rispetto che si deve a questa inchiesta in generale e in particolare alla necessità di tentare l’individuazione di questo Ignoto 3 – dice il generale Garofano – concordo con l’avvocato sul fatto che bisogna essere obiettivi. È vero che non ero presente, nessuno del Ris c’era a quel prelievo. Ma rileggendo la relazione del Ris, non a mia firma, è scritto che quel prelievo con la garza faceva parte, insieme a un campione ematico e a uno di tessuto, di precampioni utilizzabili solo per confronto, come materiale di riferimento della vittima”.

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Nessun errore dunque nel "sottovalutare” quel tampone che a 18 anni di distanza ha portato al profilo di Ignoto 3, sostiene il consulente di Andrea Sempio. “Un altro dato obiettivo – aggiunge Luciano Garofano – è che quello non è un profilo completo. L’esame fatto con gli autosomi, che si utilizzano per l’identificazione personale, ha dato come risposta solo il profilo genetico di Chiara Poggi”.

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E ancora: “Quello è un profilo misto, completo per la parte Y ma non completo per una identificazione certa. Altro aspetto obiettivo: nei prelievi che il perito ha fatto su quella garza c’è la presenza di un aiutante del medico legale: una contaminazione già c’è. L’obiettività di una possibile contaminazione è stata tratta da questo dato obiettivo”.

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La mattina del 13 agosto 2007 a Garlasco viene trovata morta una ragazza di 26 anni: Chiara Poggi. Il corpo senza vita è riverso sulle scale che portano in taverna, nella sua abitazione in via Pascoli. Era sola in casa, perché la famiglia (padre, madre e fratello) stava trascorrendo alcuni giorni di vacanza in montagna, in Trentino. A fare la terribile scoperta è il fidanzato Alberto Stasi, che si era recato da lei perché non rispondeva al telefono: il giovane chiama i soccorsi e si reca in caserma dai carabinieri. Entro pochi giorni diventa il primo indiziato per il delitto della 26enne: verrà poi condannato a 16 anni con l'accusa di omicidio volontario (da aprile 2025 è in regime di semilibertà).

Oggi che c'è un altro indagato: Andrea Sempio, grande amico di Marco, fratello della vittima. Il 37enne è rientrato nelle indagini a marzo 2025, dopo che era stato scagionato nel 2017. Ma nella nuova inchiesta spuntano tanti nomi: dalle gemelle Stefania e Paola Cappa, cugine di Chiara, a Roberto Freddi e Mattia Capra, amici di Sempio e Marco Poggi.