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“L’impronta di Sempio accanto al cadavere di Chiara Poggi: è intrisa di sangue e sudore”. La consulenza della difesa di Alberto Stasi

Il delitto di Garlasco il 13 agosto 2007. I tecnici di Stasi: un contatto palmare intenso non compatibile con una normale discesa per le scale. L’avvocata Taccia: “Non ci spaventa, niente è stato accertato”. Parere opposto dalla consulenza dei Poggi

Chiara Poggi, uccisa a Garlasco nel 2007 e, a destra, l'impronta 33

Chiara Poggi, uccisa a Garlasco nel 2007 e, a destra, l'impronta 33

Pavia, 25 luglio 2025 – “L’impronta di Andrea Sempio trovata accanto al cadavere di Chiara è intrisa di sudore e sangue”. Queste le conclusioni della consulenza redatta dal dattiloscopista e dai due genetisti dei legali di Alberto Stasi (condannato a 16 anni per l’omicidio della 26enne) consegnate alla procura di Pavia dagli avvocati Giada Bocellari e Antonio De Rensis, e apparsa in anteprima sui social del Tg1.  “Per i tecnici si tratta di un contatto palmare intenso non compatibile con una normale discesa per le scale”. “Non un'impronta occasionale - prosegue la relazione tecnica firmata da Oscar Ghizzoni, Pasquale Linarello e Ugo Ricci - ma un contatto palmare intenso di chi appoggia tutto il proprio peso sul muro”. 

Delitto di Garlasco, il post Facebook del Tg1
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I legali di Sempio: “La consulenza non ci spaventa”

“Siamo giunti a conoscenza del deposito della consulenza da parte della difesa Stasi, ancora una volta dai media. Nessun timore, è una consulenza di parte che ha il medesimo valore della nostra stessa consulenza. Niente è stato accertato. Siamo fiduciosi che la verità su Andrea Sempio verrà a galla, prima o poi"”, ha commentato all'Adnkronos l'avvocata Angela Taccia che insieme al collega Massimo Lovati difende Andrea Sempio, indagato per l'omicidio di Chiara Poggi. Delitto che vede il giovane indagato in concorso con altri o con Alberto Stasi, l'allora fidanzato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per aver ucciso la ventiseienne. 

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La consulenza 

Una consulenza che va in direzione opposta rispetto alle valutazioni firmate da Calogero Biondi e Dario Redaelli per conto della famiglia Poggi (che giudicano la 33 come “un appoggio veloce, prodotto da un palmo in movimento, sudato, magari sporco, ma non insanguinato”), e da quelle raggiunte da Luciano Garofano e Luigi Bisogno per conto di Andrea Sempio, che riducono da 15 a 5 le minuzie comparabili e attribuiscono il resto a “interferenze murarie, non a strutture papillari reali”.

L'analisi dell'impronta 33 nella consulenza di parte della famiglia di Chiara Poggi
L'analisi dell'impronta 33 nella consulenza di parte della famiglia di Chiara Poggi: le 5 minuzie dattiloscopiche rilevate

La Procura: “Non è possibile alcun accertamento”

Solo qualche giorno fa, sull'impronta 33, riscontrata sulla parete delle scale della villetta di Garlasco dove il 13 agosto 2007 è stata uccisa Chiara Poggi, la Procura di Pavia ha fatto sapere che “non è possibile procedere ad accertamenti biologici”. E ha rigettato la richiesta di incidente probatorio avanzata dai legali della famiglia della vittima e, allo stesso tempo, ridimensiona chi sostiene che dall'immagine si possa dedurre che si tratta di un'impronta di una mano destra insanguinata. 

Nel provvedimento del 2 luglio scorso, visionato dall’Adnkronos, i pubblici ministeri titolari del nuovo fascicolo dell'indagine che vede indagato Andrea Sempio - in concorso con altri o con Alberto Stasi - spiegavano che l'intonaco grattato in corrispondenza dell'impronta 33 “risulta allo stato interamente utilizzato - dopo essere state verosimilmente pregiudicate dall'azione inibente della ninidrina - per indagini biologiche, come riferito ai pubblici ministeri il 9 giugno 2025 dal tenente colonnello Alberto Marino”, in forza al Ris.

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Se la Procura cita la relazione del Ris di Parma del 15 ottobre 2007, dimentica di esplicitare che la traccia 33 è stata sottoposta - subito dopo l'omicidio di quasi 18 anni fa - all'Obti test, l'analisi più efficace per rilevare il sangue umano, che ha fornito “esito negativo”. Inoltre, ricordava sempre la Procura di Pavia, la fialetta originariamente contenente il 'grattato' “non è stata rinvenuta il 17 giugno 2025 nei reperti provenienti dal Ris di Parma”, oggetto dell'attuale incidente probatorio, “sicché, all'evidenza, non è possibile procedure ad accertamenti biologici sul reperto fotografico dell'impronta”, scrivevano i pubblici ministeri.