
L'impronta 97F sul muro della casa di Garlasco e una delle prime foto scattate dai carabinieri nella villetta di Garlasco dopo il delitto di Chiara Poggi
Garlasco (Pavia) – Un gioco di scatole cinesi. Un mistero che rimanda a un altro. Un interrogativo che ne trascina un secondo. È il caso della traccia 97 F. Una strisciata di sangue sulla parete di sinistra, all'inizio della scala della cantina dove l'assassino getta il corpo di Chiara Poggi. Repertata dal Ris di Parma. Positiva al combur test. Attribuita all'assassino nella "Relazione tecnica. Blood Pattern Analysis (BPA) ed ulteriori ipotesi interpretative" che gli esperti di Parma consegnano alla procura di Vigevano nel dicembre del 2007.
L'aggressore (è la ricostruzione) con la mano insanguinata sporca la maglietta del pigiama di Chiara Poggi "sulla spalla sinistra presumibilmente nell'atto di sollevare e/o gettare la vittima a faccia in giù lungo le scale. Considerato che in quest'ultima fase l'aggressore è stato in posizione arretrata rispetto alla vittima, non si esclude che si tratti proprio della sua mano sinistra". Questa "suggestiva ricostruzione potrebbe trovare riscontro anche nella traccia 97 F presente sulla parete delle scale che, in ragione della sua dislocazione e morfologia, potrebbe essere riferita allo strofinio di una mano dell'aggressore".
Questa ricostruzione, prosegue la relazione, “appare come la più probabile, considerato che la vittima, essendo distesa lungo le scale a testa in giù, non può che aver prodotto tracce situate ad una quota relativamente bassa rispetto alle tracce 97 F che, invece, sono al di sopra del gradino '0' di ben circa 20 cm". Quindi una traccia troppo "alta" per essere riferita alla vittima, distesa bocconi, ma che può trovare una spiegazione nell'azione dell'assassino che, dopo avere aperto la porta a libro del seminterrato, solleva Chiara oppure si flette, quasi inarcandosi, allo scopo di raccogliere le forze necessarie per gettarla lungo la scala.

I carabinieri del Ris di Parma e del Ris di Cagliari sono al lavoro per ricostruire con la BPA collocazione e conformazione delle macchie di sangue sulla scena del delitto, la distanza tra vittima e assassino, gli spostamenti dell'aggressore, l'eventuale presenza complice di altri. Per ora i terribili fotogrammi di quanto accaduto la mattina del 13 agosto del 2007 nel villino al numero 8 di via Pascoli, a Garlasco, sono affidati alla Relazione del 2007. Particolari drammatici, alcuni strazianti. Chiara Poggi non si difende, ma tenta, gravemente ferita, con forza disperata, di rialzarsi, di sottrarsi alla furia cieca e insieme tenace di un assassino che si accanisce spietatamente, avendo la testa della vittima come unico bersaglio del pesante "corpo contundente" che brandisce.
Ecco "tre piccole tracce di gocciolamento" sul pavimento di fronte al divano. Non si esclude che possa essere "una ipotetica fase iniziale dell'aggressione (ad esempio, nel campo delle mere ipotesi, potrebbero essere la conseguenza di un pugno sferrato al naso della vittima che, poi, scappa verso le altre aree dell'appartamento"). Inevitabile la domanda: se da casa Poggi non è sparito nulla e manca all'appello solo il martello a coda di rondine che il padre di Chiara teneva nel garage, l'assassino (o gli assassini) si sono presentati già "armati"?

Tutto si svolge in uno spazio assolutamente ristretto, sono minimi gli spostamenti di Chiara e del killer dal divano. E' in una seconda fase che "si sarebbe prodotto un debole cast-off sulla parete retrostante la fioriera (rinvenuta rovesciata, ndr) ed anche sul divano e ci sarebbero le prime ferite alla testa le quali avrebbero proiettato il sangue sul pavimento tutt'attorno al capo della vittima". Pochi, pochissimi metri.
La Relazione del Ris fa notare le tracce ematiche sulle piante dei piedi della ragazza e "macchie che potrebbero essere riferibili alle dita di un piede insanguinato della vittima". Chiara ha calpestato il sangue. Questo potrebbe essere avvenuto "in una fase dinamica dell'aggressione", dove la ragazza ha reagito cercando di sollevarsi, tentativo frustrato da "un colpo molto energico" da parte dell'aggressore, che ha proiettato il sangue principalmente sul telefono, sullo stipite di una porta, sul pavimento.
Spazi ristrettissimi, ripetiamolo. La zona corridoio-porta-telefono è tutt'uno con l'inizio della scala che sale al piano superiore. I colpi inferti come sempre al capo provocano schizzi sul primo e sul secondo gradino e sul pavimento. "Non si esclude che la testa sia stata violentemente sbattuta sul pavimento stesso in prossimità della pozza di sangue ove, peraltro, sono state ritrovate alcune formazioni pilifere verosimilmente riferibili alla vittima".

Come va letta quest'ultima frase? L'assassino ha afferrato con le mani la testa di Chiara e l'ha sbattuta sul pavimento? Oppure "allorquando la vittima si è accasciata, potrebbe aver sbattuto la testa sul pavimento del corridoio proiettando quegli schizzi di sangue molto allungati"?
Ai piedi della scala c'è una vistosa pozza di sangue, la cui formazione presume un certo lasso di tempo. E' verosimile che sia avvenuta in una pausa, forse perché l'aggressore credeva di aver già ucciso la vittima. La maglietta del pigiama (reperto andato distrutto) presenta la traccia di una mano insanguinata sulla spalla sinistra. Non si può escludere che l'assassino abbia rivoltato la vittima, magari per accertarsi che fosse morta.
Inizia il trascinamento del corpo verso la cantina. Chiara, afferrata per le ascelle, ha le braccia ciondoloni. Le mani sporche di sangue si strofinano sul pavimento. Sono gli ultimi spasimi. Le mani si contraggono negli istanti estremi, simultaneamente, come nel tentativo di afferrare la vita che sfugge. Secondo il Ris un'immagine fotografica "mostra una reattività della vittima che, dapprima viene trascinata passivamente, e poi contrae entrambe le mani quasi all'unisono".
La vittima è davanti alla porta a libro dello scantinato, con la testa rivolta alla porta e il resto del corpo verso il soggiorno. "Verosimilmente, con la vittima in questa posizione, l'aggressore ha sferrato un altro colpo alla testa della Poggi, compiendo un energico movimento dell'oggetto contundente, il quale ha proiettato il sangue sulla porta a soffietto chiusa e sulle altre pareti del corridoio. Successivamente, dopo aver aperto la porta a soffietto, la vittima è stata sollevata per essere gettata a faccia in avanti lungo le scale che conducono allo scantinato".

La mattina del 13 agosto 2007 a Garlasco viene trovata morta una ragazza di 26 anni: Chiara Poggi. Il corpo senza vita è riverso sulle scale che portano in taverna, nella sua abitazione in via Pascoli. Era sola in casa, perché la famiglia (padre, madre e fratello) stava trascorrendo alcuni giorni di vacanza in montagna, in Trentino. A fare la terribile scoperta è il fidanzato Alberto Stasi, che si era recato da lei perché non rispondeva al telefono: il giovane chiama i soccorsi e si reca in caserma dai carabinieri. Entro pochi giorni diventa il primo indiziato per il delitto della 26enne: verrà poi condannato a 16 anni con l'accusa di omicidio volontario (da aprile 2025 è in regime di semilibertà).
Oggi che c'è un altro indagato: Andrea Sempio, grande amico di Marco, fratello della vittima. Il 37enne è rientrato nelle indagini a marzo 2025, dopo che era stato scagionato nel 2017. Ma nella nuova inchiesta spuntano tanti nomi: dalle gemelle Stefania e Paola Cappa, cugine di Chiara, a Roberto Freddi e Mattia Capra, amici di Sempio e Marco Poggi.