STEFANO ZANETTE
Cronaca

Il delitto di Garlasco e l’impronta 33, nuovo scontro tra famiglia Poggi e Procura di Pavia

La consulenza di parte avrebbe evidenziato che non appartiene ad Andrea Sempio e, in ogni caso, risulta estranea alla dinamica dell’omicidio. Ma il pm nega l’accertamento in incidente probatorio

Giuseppe Poggi e Rita Preda, genitori di Chiara, uccisa il 13 agosto 2007 nella villetta in cui viveva con la famiglia a Garlasco

Giuseppe Poggi e Rita Preda, genitori di Chiara, uccisa il 13 agosto 2007 nella villetta in cui viveva con la famiglia a Garlasco

Garlasco (Pavia), 2 luglio 2025 - "Prendiamo doverosamente atto di tale determinazione, ma ci saremmo sinceramente augurati che un dato probatorio rappresentato ai media come decisivo per l'accertamento dei fatti potesse essere subito chiarito proprio nell'ambito dell'attuale incidente probatorio".

Concludono così la lunga nota diramata oggi, mercoledì 2 luglio, gli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, legali della famiglia Poggi. Un altro scontro, non il primo, con la Procura di Pavia, per la riaperta inchiesta sull'omicidio di Chiara Poggi del 13 agosto 2007. Gli avvocati richiamano il comunicato stampa diffuso dalla Procura lo scorso 21 maggio sulla consulenza dattiloscopica che ha attribuito all'indagato Andrea Sempio l'impronta palmare numero 33 sul muro della scala dov'era stato trovato il corpo di Chiara.

Acquisita tale consulenza tecnica, "la famiglia Poggi - spiegano i legali - ha provveduto a richiedere ai propri consulenti un apposito approfondimento tecnico", che è giunto a conclusioni opposte: "La sicura estraneità dell'impronta alla dinamica omicidiaria" e "la non attribuibilità della stessa ad Andrea Sempio". "Abbiamo pertanto ritenuto di sollecitare, quali legali delle persone offese - proseguono gli avvocati Tizzoni e Compagna - un definitivo accertamento sul punto, da compiersi con incidente probatorio, ponendo immediatamente a disposizione della Procura il contributo tecnico-scientifico fornito dai nostri consulenti".

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Ma la risposta non è stata positiva. "Tale istanza - rendono noto ancora i legali della famiglia Poggi - volta esclusivamente a garantire un imparziale accertamento dei fatti nell'interesse di tutti i soggetti coinvolti nell'attuale vicenda processuale, è stata rigettata dal Pubblico Ministero, il quale ha ritenuto di dover sottoporre i dati tecnici in esame ad una sua diretta ed esclusiva valutazione, da compiersi all'esito delle indagini in occasione dell'eventuale esercizio dell'azione penale nei confronti dell'attuale indagato". E prosegue così l'anomala contrapposizione tra Procura e famiglia della vittima, quasi più dell'indagato.