GUIDO BANDERA e GABRIELE MORONI
Cronaca

Il giallo della colazione di Chiara Poggi e i due vasetti di Fruttolo uno dentro l’altro: è lì la firma dell’assassino di Garlasco?

L’avvocato di Andrea Sempio teme il rischio di contaminazioni sui reperti dimenticati: i rifiuti lasciati per mesi nel cestino. Se ci fosse il dna del nuovo indagato si aprirebbe una breccia nel muro del suo racconto

Chiara Poggi e Andrea Sempio. Al centro, i passi che avrebbe fatto l'assassino

Chiara Poggi e Andrea Sempio. Al centro, i passi che avrebbe fatto l'assassino

Garlasco (Pavia) – E se su uno dei due vasetti di Fruttolo ci fosse il Dna di Andrea Sempio? Se lo è chiesto, evocando quantomeno il rischio di contaminazioni, il legale dell’indagato della nuova inchiesta sul delitto di Garlasco. Se lo domanda anche la Procura di Pavia, che su quei piccoli contenitori di plastica rosa, insieme ad altri reperti di allora, ha chiesto analisi su genetica e impronte.

Se davvero ci fosse la firma dell’amico del fratello della vittima, si aprirebbe una breccia nel muro del suo racconto sul giorno del delitto. Uno scenario su cui deve fare chiarezza l’incidente probatorio in cui si confrontano gli esperti.

Garlasco, in Questura a Milano è iniziato lo scontro sui reperti
L’ingresso della Questura a Milano dove con l'incidente probatorio è iniziato lo scontro sui reperti

Il 16 aprile 2008

Tutto comincia, ancora una volta, in via Pascoli. Non il 13 agosto 2007, ma otto mesi e tre giorni dopo l’omicidio di Chiara Poggi. Il 16 aprile 2008. Mancano cinque minuti alle 10 e davanti al cancello carraio della villetta di famiglia si fermano le auto dei carabinieri e quella di mamma Rita e papà Giuseppe. Il capitano Gennaro Cassese, capo della compagnia di Vigevano, è accompagnato da un sottufficiale e da altri colleghi. Su ordine del pm di Vigevano, Rosa Muscio, che vuole portare a processo il fidanzato di Chiara, Alberto Stasi, il comandante deve riconsegnare la casa alla famiglia. I genitori della ventiseienne possono entrare per la prima volta, vedendo le tracce, ancora intatte, del massacro. Il prato arruffato, la porta ancora segnata dalla polvere che esalta le impronte digitali. Il sangue a terra, secco, le macchie scure sul tessuto del divano. Poi ancora gocce, segni di trascinamento, altre chiazze dense davanti alla scala, sui muri, sul telefono e sui gradini dove è stato trovato il corpo. Sono le 10.15. L’ufficiale e il maresciallo hanno indossato la tuta bianca, la mascherina, i calzari, come non avevano fatto i primi colleghi arrivati sul posto. Staccano i sigilli e si dirigono in cucina.

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I rifiuti "dimenticati”

Due giorni prima, su istanza di Gian Luigi Tizzoni, legale dei Poggi, la pm ha disposto la restituzione della casa, ma con alcune eccezioni. Ignorati fin dal primo giorno, nel secchio sotto il lavandino, stanno, infatti, i pochi rifiuti delle ore precedenti all’omicidio. Nessuno li ha prelevati, né analizzati. La Procura ordina di prelevarli. I militari entrano nella cucina, rimasta al giorno del delitto. Si armano di due sacchi celesti, li stendono sul tavolo. Aprono lo sportello sotto il lavandino ed estraggono il sacco della spazzatura, anche quello celeste, quasi vuoto e assai più piccolo di quelli formato condominio. Con un paio di forbici lo incidono, estraendo, sotto l’obiettivo di una telecamera, il contenuto. Dalla pancia squarciata spuntano “un piattino in plastica”, un “contenitore vuoto di Estathé con la relativa cannuccia”, “la plastica che probabilmente costituiva la confezione del Fruttolo”, “una confezione di plastica vuota, verosimilmente contenente all’origine dei biscotti, con all’interno delle briciole” e le “due vaschette vuote di Fruttolo, inserite una dentro l’altra”. Sul sacchetto azzurro i resti di una buccia di banana. Insieme a un notes e al sacchetto dei cereali, rimasto sul mobile della vicina sala Tv, viene portata via anche la bici bianca di Chiara. L’operazione si chiude alle 10.45.

Carabinieri Ris nella villetta di Garlasco con droni
I carabinieri usano laser scanner e droni per ricostruire in 3D la casa di Garlasco e chiarire l'omicidio Poggi.

In archivio

Quei reperti resteranno in archivio, alla Medicina legale dell’Università di Pavia, dove vengono portati subito e presto dimenticati. Nel primo sopralluogo, il pomeriggio del 13 agosto 2007, vengono infatti sequestrati solo gli oggetti che Chiara portava addosso e alcuni di quelli trovati in casa. Pigiama, indumenti intimi, l’elastico per capelli, il portavaso rovesciato, parte del tappetino del bagno, il dispenser del sapone, i capelli strappati, un pezzo di carta sporca. E dalla cucina i cartoni della pizza, consumata con Alberto la sera prima. Spunteranno, infatti, le sue impronte. La spazzatura, invece, resta lì, sotto il lavandino.

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Il giallo della colazione

Quei poveri reperti sono la colazione di una singola persona? Quella che Chiara Poggi consuma al mattino, appena sveglia, prima di staccare l’allarme alle 9.12? La vittima, si chiede oggi la Procura, ha consumato té freddo, i due piccoli Fruttolo, che contengono lattosio, al quale secondo i racconti delle cugine è allergica – versione smentita dalla madre di Chiara – insieme alla banana e ai biscotti? Quella spazzatura è l’avanzo della colazione di giorni diversi o di almeno due persone che l’hanno consumata insieme, lo stesso giorno? Di certo, il fatto che i due contenitori del Fruttolo siano infilati l’uno dentro l’altro suggerisce che almeno questi siano stati raccolti e gettati insieme nella spazzatura: nessuno prenderebbe un contenitore vuoto dal secchio per infilarci quello nuovo. Chiara ha quindi consumato, da sola, le due creme alla frutta da ottanta grammi l’una? O ne ha offerta una a qualcuno che l’ha consumata insieme a lei? E poi, quando questo è accaduto? Di sicuro, secondo informazioni reperite a Garlasco, all’epoca la raccolta rifiuti non avveniva porta a porta in giornate fisse, ma fino al 2019 c’erano ancora cassonetti lungo le strade. Nessuno, quindi, specie d’estate, teneva gli scarti in cucina più del necessario. Le piccole borse quotidiane venivano gettate, appena piene, alla prima uscita. Difficile, quindi, che quei resti di colazione possano risalire a molti giorni prima del delitto.

La versione di Sempio

Sempio ha sempre dichiarato di non essere stato in casa Poggi se non in compagnia dell’amico Marco, fratello di Chiara. E Marco parte per la montagna con i familiari e l’amico Alessandro Biasibetti, futuro frate domenicano, il 5 agosto. Improbabile che il Fruttolo possa essere rimasto lì per tutto questo tempo.

Se davvero “l’incubo” dell’avvocato Lovati si avverasse e i periti dell’incidente probatorio trovassero tracce genetiche di Sempio sul contenitore del Fruttolo, quantomeno, si metterebbe in discussione il racconto dell’indagato agli inquirenti. Ma resterebbe, intera e complessa, da comprendere la dinamica del delitto. L’assassino, un volto noto, ha aggredito Chiara a tradimento, con un’arma che avrebbe portato con sé per ucciderla. Come può la vittima non notare il pesante corpo contundente, aprire la porta e fare colazione con l’aguzzino, che secondo tutte le ricostruzioni l’ha colta di sorpresa? Una risposta che dovrà arrivare dalla ricostruzione della scena affidata ai Ris di Cagliari.