
Da sinistra, Andrea Sempio, Chiara Poggi e Alberto Stasi
Pavia, 24 luglio 2025 – Scontri incrociati. Tra la difesa del condannato e quella dell’indagato. E tra i legali della parte offesa e la Procura. Per due questioni al di fuori dell’udienza dell’incidente probatorio di ieri. Nella sempre più accesa indagine sull’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco del 13 agosto 2007, anche i toni si stanno alzando.
“Non può passare il concetto che era tutto contaminato, perché allora deve essere revisionata la sentenza e Stasi deve uscire subito, perché è in carcere sulla base di asserite prove scientifiche”: l’avvocata Giada Bocellari, che col collega Antonio De Rensis difende Alberto Stasi, condannato in via definitiva (ora in semilibertà) per lo stesso omicidio per cui è indagato (in concorso) Andrea Sempio, lo ha detto per la contaminazione che i consulenti dell’indagato e della famiglia Poggi danno quasi per certa per il profilo Y dell’Ignoto3 trovato sulla garza del tampone orale.
“Se sarà contaminazione dovrà emergere il nome – ribadisce l’avvocata di Stasi – come al momento non si può dire che sia di un correo con certezza”.

La questione dovrà essere chiarita dai periti dell’incidente probatorio sulle analisi genetiche, che da ieri è stato esteso ad accertamenti dattiloscopici (che inizieranno a settembre, al termine di quelli genetici). Ed è stato l’oggetto di un altro scontro, ancora tra le difese del condannato e dell’indagato. “L’avevamo chiesto tre udienze fa, ma la difesa dell’indagato si era opposta – sottolinea ancora l’avvocata di Stasi – adesso la giudice ha ammesso la sollecitazione del perito”.

Nell’udienza di ieri mattina la Gip Daniela Garlaschelli ha incaricato il perito dattiloscopista Domenico Marchigiani (già nominato insieme alla genetista Denise Albani) non solo per l’analisi delle impronte sulla spazzatura, come richiesto dalla Procura e motivo dell’udienza, ma anche per accertamenti sulle impronte dei fogli di acetato, che saranno poi confrontate con l’elenco dei frequentatori di casa Poggi.

“Abbiamo ribadito la nostra opposizione – dice Angela Taccia, che col collega Massimo Lovati difende Andrea Sempio – ma rispettiamo la decisione della Gip”. Meno pacato Gian Luigi Tizzoni, avvocato dei genitori della vittima, che ieri s’è nuovamente scontrato con la Procura per la richiesta, rigettata, di inserire nell’incidente probatorio anche l’impronta 33.
“Il Codice – dice Tizzoni – prevede che la Procura debba fare indagini anche nell’interesse dell’indagato. La Procura di Pavia lo ha esteso all’interesse del condannato, ma non accoglie le richieste della persona offesa”. “La Procura procede nell’interesse della giustizia”, ribatte l’avvocata Bocellari.