
Chiara Poggi, Andrea Sempio e Alberto Stasi
Garlasco (Pavia) – Negli anni aurei, quando un locale chiamato Le Rotonde aveva un richiamo potente, avevano battezzato Garlasco la “Las Vegas della Lomellina“. Quel torrido lunedì 13 agosto del 2007 ai cronisti che si riversano già in affanno si offre piuttosto come un paese che non arriva a diecimila abitanti, affogato nell’afa, assediato dalle zanzare, spopolato (ma neppure tanto visto che l’alveare dei pettegolezzi inizia subito a ronzare) per le ferie.
Una giovane viene assassinata, con furia, con rabbia. È sola in casa con Piuma e Minù, i due gatti. I genitori e il fratello Marco il 5 agosto sono partiti per le vacanze. Chiara Poggi ha 26 anni, laurea in Economia, uno stage all’Asm di Pavia, poi assunzione alla Computer Sharing di Milano, ufficio marketing.
Una ragazza che è come le foto che la ritraggono e la sua esile biografia la racchiude: semplice, riservata, composta, il viso illuminato da un sorriso che ha conservato, magicamente, qualcosa di infantile. Fidanzata da tre anni con Alberto Stasi, che un mese prima ha compiuto ventiquattro anni. Studente brillante, laurea breve alla Bocconi, è impegnato per la magistrale.
Alberto racconta quella quieta domenica di agosto. Al lavoro in casa con il pc per la tesi fino all’arrivo di Chiara. Le pizze comprate per consumarle nell’abitazione della ragazza. Ancora al computer. Un po’ di televisione. È l’una di notte quando Chiara lo saluta sulla porta.
Presenze a Garlasco, assenze. Figurine mai allineate nello stesso album. Ci sono i Cappa. Maria Rosa Poggi, moglie dell’avvocato Ermanno Cappa, è la sorella di Giuseppe, il padre di Chiara. Come ogni anno, prima di partire, il fratello le ha consegnato le chiavi del villino al numero 13 di via Pascoli con l’incarico di innaffiare le piante.
“Non ho mai provveduto in quanto era presente mia nipote Chiara”, riferisce la signora ai carabinieri. Sono a Garlasco le figlie, le gemelle Stefania e Paola. Stefania trascorre la mattinata sui testi in vista dell’esame di Diritto penale, al telefono con l’amica Lucrezia, di nuovo studio fino al pranzo delle 13.30 e alla piscina nel pomeriggio con l’amico (oggi marito) Emanuele Arioldi. Paola, ancora sofferente dopo un intervento chirurgico e un nuovo ricovero, non si muove dalla cameretta.
All’inizio le dichiarazioni degli amici di Marco Poggi, fratello minore di Chiara, galleggiano nelle acque più quiete dell’inchiesta. Tutti classe 1988 e cresciuti insieme in paese fin dai tempi delle scuole. Tutti in bicicletta, tutti appassionati di videogame, tutti (tranne uno) saldamente ancorati a Garlasco quel fosco lunedì agostano. È Andrea Sempio (l’indagato di oggi) a informare Mattia Capra e Roberto Freddi dell’omicidio di Chiara. Alessandro Biasibetti, invece, non respira la pesante aria lomellina: è in Trentino con i genitori e la famiglia Poggi.
Marco Panzarasa, all’epoca l’amico più stretto di Alberto Stasi, è al mare a Borghetto Santo Spirito, nel Savonese. Ha appuntamento con Alberto nella serata del 13 agosto per restituirgli una cartolina di Londra, ricordo di una vacanza studio appena terminata. Il ritorno è faticoso. Parte dalla stazione di Loano, perde la coincidenza a Genova, arriva a Pavia verso le cinque del pomeriggio. È in treno quando lo raggiunge la telefonata di Stefania Cappa, che sta aiutando per un paio di esami. Apprende da lei che Chiara Poggi è stata uccisa.