
L'impronta 33 (al centro). A sinistra, l'ex comandante del Ris Luciano Garofano. A destra l'indagato, Andrea Sempio
Garlasco (Pavia) – Una partenza in salita. Con la conferma dell’assenza dell’intonaco dell’impronta ‘palmare 33’ fra i reperti da analizzare. Con la ‘scoperta’ che le impronte invece ancora conservate non sono su ‘paradesivi’ ma su fogli di acetato, che sarebbero meno conservativi, con dunque una diminuita possibilità di trovare ancora, dopo quasi 18 anni, del materiale biologico da poter analizzare geneticamente con l’estrazione di Dna per le nuove comparazioni. E con la novità che su più della metà delle impronte repertate, tra cui la numero 10, trovata sulla porta, già esaminate ieri con l’Obti test, non ci sarebbe sangue. Sono iniziate ieri mattina, negli uffici del Gabinetto di polizia scientifica della Questura di Milano, le operazioni peritali dell’incidente probatorio chiesto dalla Procura di Pavia e disposto dalla Gip Daniela Garlaschelli nella riaperta indagine sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco.
I periti nominati dal Gip, la genetista Denise Albani e il dattiloscopista Domenico Marchigiani, sono stati raggiunti ieri dai molti consulenti e legali delle parti interessate al procedimento, non tutti presenti per l’avvio dei lavori che dureranno almeno 90 giorni, salvo eventuali proroghe. L’udienza per presentare gli esiti in contraddittorio tra le parti è già fissata al 24 ottobre. Per la difesa dell’indagato Andrea Sempio, il generale Luciano Garofano, affiancato nella consulenza dall’esperto di impronte e scena del crimine Luigi Bisogno, non ha nascosto già all’ingresso le scarse aspettative: “Credo nell’innocenza di Andrea Sempio fino a prova contraria – ha detto Garofano – e non mi aspetto risultati eclatanti. Vedremo che risultati saranno raggiunti insieme a tutti noi e ci ragioneremo, come sempre”.
Aspettative opposte per l’avvocata Giada Bocellari, che col collega Antonio De Rensis assiste Alberto Stasi, già condannato in via definitiva per lo stesso delitto e ammesso dal Gip a partecipare all’incidente probatorio “in qualità di persona interessata all’assunzione della prova” (consulenti il genetista Ugo Ricci e il dattiloscopista Oscar Ghizzoni). “Se facciamo le analisi – spiega l’avvocata Bocellari – è perché ci aspettiamo qualcosa. Poi se ci sia effettivamente qualcosa, è un altro discorso. Lo vedremo, sono passati 18 anni”.
Assente alla prima giornata di lavori l’avvocata Angela Taccia, che difende Sempio col collega Massimo Lovati: “Ho ritenuto non necessaria la mia presenza in quanto credo fermamente nelle capacità e nella professionalità del nostro consulente Generale Garofano. Le operazioni tecniche relative agli accertamenti genetici competono ai periti e ai rispettivi consulenti di parte, i quali possiedono la dovuta formazione in materia. Credo fermamente che ognuno debba attenersi e limitarsi alle proprie competenze, altrimenti si rischia di creare caos e ulteriore clamore mediatico”.
Caos e clamore in effetti palpabile fuori dalla Questura milanese, dove si rincorrono voci e numeri di impronte e tracce, presunte novità e svolte annunciate. “Le nuove tracce – stigmatizza Dario Redaelli, tra i consulenti della famiglia Poggi – le lascerei ai salotti televisivi. Tracce improbabili che nascono come funghi, mi sembra singolare. Noi sappiamo che la traccia 97F è quella che certamente ha toccato la maglietta del pigiama che Chiara indossava ma non è ovviamente attribuibile, si tratta di un’impronta su tessuto e non è chiaramente classificabile”. Le operazioni peritali proseguiranno domani.
Intanto, la prima polemica, durante il primo incontro fra periti, scoppia sullo scatolone in cui si trova la spazzatura di casa Poggi, sequestrata solo otto mesi dopo il delitto e mai analizzata. Riguarda il verbale delle operazioni, rinvenuto solo in un secondo tempo. Il contenuto non è ancora stato analizzato.