STEFANO ZANETTE
Cronaca

Garlasco, la verità sotto le unghie di Chiara: il ‘match’ con il Dna di Sempio nelle consulenze dei pm e i test inediti sui reperti ‘dimenticati’. Cosa succede ora

Via all’incidente probatorio, sei quesiti per i periti della nuova indagine. Fruttolo, brick del tè freddo e frammento del tappetino del bagno: gli oggetti sotto esame. E sarà battaglia sulle vecchie impronte

Chiara Poggi e Andrea Sempio. Al centro, i passi che avrebbe fatto l'assassino

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Garlasco (Pavia) – Sei quesiti per i periti, con i consulenti delle parti già schierati su posizioni contrapposte. Nell’incidente probatorio che inizia martedì 17 giugno negli uffici della polizia scientifica di Milano, chiesto dalla Procura di Pavia e disposto dal Gip Daniela Garlaschelli per la riaperta indagine sull’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco il 13 agosto 2007, l’ultima parola spetterà ai due periti incaricati, la genetista Denise Albani e il dattiloscopista Domenico Marchigiani, ma in quello che sarà un contraddittorio tra le parti.

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Una battaglia soprattutto per il primo quesito, che è poi la questione alla base della nuova inchiesta a carico dell’indagato Andrea Sempio: “L’analisi tecnica dei profili genetici estrapolati dai margini ungueali di Chiara Poggi ottenuti dal Perito Prof. Francesco De Stefano” nell’Appello-bis che si concluse nel 2014 con la condanna a 16 anni di Alberto Stasi.

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In quella perizia, condivisa in contraddittorio da tutte le parti interessate, la conclusione fu che “a causa della degradazione del Dna e della verosimile contaminazione ambientale, non vi è la possibilità di una indicazione positiva di identità”, e “che i risultati ottenuti, contraddittori, non consentivano di pervenire ad alcuna conclusione certa”.

L'impronta 33 (al centro). A sinistra, l'ex comandante del Ris Luciano Garofano. A destra l'indagato, Andrea Sempio
L'impronta 33 (al centro). A sinistra, l'ex comandante del Ris Luciano Garofano. A destra l'indagato, Andrea Sempio

La medesima non utilizzabilità di quelle tracce era poi stata ritenuta valida anche per l’archiviazione nel 2017 della prima indagine a carico di Sempio.

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Poi è arrivata invece la nuova consulenza della difesa di Stasi e l’ulteriore consulenza a riscontro della Procura che hanno ritenuto quelle stesse tracce utilizzabili: due consulenze firmate la prima da Ugo Ricci (con anche il medesimo risultato ottenuto da un altro esperto, il tedesco Lutz Roewer) e la seconda da Carlo Previderè e Pierangela Grignani, che anche in questo incidente probatorio sono consulenti, gli ultimi per la Procura e il primo per la difesa di Alberto Stasi. La loro risposta è già stata positiva al quesito ora posto ai periti sulla “possibilità di ritenere utilizzabili per un confronto - allo stato attuale della tecnica e della scienza - i profili ottenuti dai margini ungueali” della vittima.

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Il confronto effettuato dai consulenti tra l'impronta di Sempio e quella trovata vicino al corpo di Chiara Poggi
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Opinioni del tutto contrapposte a quelle finora espresse invece da Luciano Garofano, consulente per la difesa di Sempio, ma anche da Marzio Capra, tra i consulenti della famiglia Poggi, che ritengono ancora valide le conclusioni del perito De Stefano del 2013. Ma la battaglia tra gli esperti proseguirà anche sui ‘paradesivi’ delle impronte, sui campioni biologici e sugli altri reperti (tra cui il Fruttolo, il brick del tè freddo e il frammento del tappetino del bagno) “mai stati sottoposti ad analisi genetica” o “che hanno fornito un esito dubbio o inconclusivo”.

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Analisi solo genetiche e non anche dattiloscopiche, come fatto precisare dalla difesa di Sempio nell’udienza dello scorso 16 maggio, ma che riguardando anche i ‘paradesivi’ delle impronte necessitano di esperti dattiloscopisti, come uno dei due periti nominati dal Gip, ma anche come il consulente che proprio all’ultimo giorno utile è stato aggiunto dalla difesa di Sempio ad affiancare il generale Garofano, Luigi Bisogno, ex ispettore superiore della polizia di Stato in pensione dal 2010 dopo aver lavorato, come esperto di impronte e scena del crimine, per quasi 25 al Gabinetto interregionale della polizia Scientifica di Napoli.

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L'algoritmo di Garlasco: il Dna sotto le unghie di Chiara confrontato con 350mila profili genetici maschili. “Sempio? È 2.153 volte più probabile”

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Il primo lavoro sarà la verifica della catena di custodia dei reperti da analizzare nei prossimi 90 giorni, salvo proroghe.

La mattina del 13 agosto 2007 a Garlasco viene trovata morta una ragazza di 26 anni: Chiara Poggi. Il corpo senza vita è riverso sulle scale che portano in taverna, nella sua abitazione in via Pascoli. Era sola in casa, perché la famiglia (padre, madre e fratello) stava trascorrendo alcuni giorni di vacanza in montagna, in Trentino. A fare la terribile scoperta è il fidanzato Alberto Stasi, che si era recato da lei perché non rispondeva al telefono: il giovane chiama i soccorsi e si reca in caserma dai carabinieri. Entro pochi giorni diventa il primo indiziato per il delitto della 26enne: verrà poi condannato a 16 anni con l'accusa di omicidio volontario (da aprile 2025 è in regime di semilibertà).

Oggi che c'è un altro indagato: Andrea Sempio, grande amico di Marco, fratello della vittima. Il 37enne è rientrato nelle indagini a marzo 2025, dopo che era stato scagionato nel 2017. Ma nella nuova inchiesta spuntano tanti nomi: dalle gemelle Stefania e Paola Cappa, cugine di Chiara, a Roberto Freddi e Mattia Capra, amici di Sempio e Marco Poggi.