
Chiara Poggi uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007: aveva 26 anni
Garlasco (Pavia) – Il segno di una scarpa sul corpo di Chiara Poggi. Punta o tacco. Dalla lettura delle 51 pagine della relazione sull’autopsia sul corpo della ventiseienne, eseguita dal medico legale Marco Ballardini, emergono certezze, ma anche ipotesi e dubbi che vanno al di là delle semplici suggestioni. La forma è quella aridamente asettica del linguaggio scientifico, che però rende tutto il dramma della mattina del 13 agosto 2007 nella villetta di via Pascoli, a Garlasco.
Le conclusioni sono note: la vittima muore per la “lacerazione dell’encefalo contestuale alla frattura con sfondamento del cranio”. La provocano “meccanismi contusivi reiterati apportati mediante corpo contundente”. L’arma è “uno strumento pesante, vibrato con notevole forza”, "fornito per lo meno di uno spigolo netto”, che fa del capo della 26enne l’unico bersaglio. Ricostruzione da cui esce un quadro autoptico chiaro e uniforme, nel quale due osservazioni del medico legale aprono altrettanti incisi. Squarci attraverso i quali passano ipotesi che evocano la presenza di un complice.

Il primo. Le “lesioni ecchimotico-escoriate osservate in regione periorbitale”, in altri termini, il viso, “potrebbero essere legate ad azioni violente mediante l’utilizzo di mezzi contundenti naturali (pugni)”. Chiara colpita a mani nude prima che inizi l’azione letale? Una sorta di “punizione”, prologo del delitto che l’assassino o chi è con lui (se mai è esistito) vuole infliggere prima di passare all’esecuzione.
Il secondo. La lesione ecchimotico-escoriata sulla parte anteriore della coscia sinistra della vittima potrebbe essere attribuita “a un calpestamento violento dal tacco o dalla punta di una scarpa”. Un segno che appare diverso dalle impronte attribuite al killer, la “camminata“ che dal salone va alla cucina, al bagno, alla soglia delle scale dove viene trovato il corpo. Scarpe da uomo, suola a pallini, allora esclusiva della Frau, numero fissato nel 42, quello di Alberto Stasi, il condannato. Quelle suole non hanno tacco. Non lo hanno neppure le Lacoste bronzo che il fidanzato consegna, pulite, ai carabinieri. Una presenza femminile, allora? Che senso ha infierire su Chiara, ormai abbattuta, inerme, alla mercé dell’assassino, per infliggerle una lesione modesta, “inutile” a confronto di quelle terribili, già ricevute, che la uccideranno a breve? Potrebbe essere letto come una volontà di infierire, come un atto di disprezzo?
Chiara non si è difesa, non è riuscita a opporsi. “Il quadro lesivo - dice Ballardini - sembra indice di scarsamente efficaci o anche assenti tentativi di difesa della Poggi, quantomeno nella fase in cui era colpita al capo. Notoriamente, in tali evidenze, si verificano per lo più tentativi di difesa, mediante l’interposizione degli arti superiori tra il corpo e l’oggetto lesivo, ovvero mediante manovre di afferramento”.
L’autopsia non esclude, però, l’ipotesi di un tentativo di Chiara di sottrarsi alla furia. La vittima ha “lesioni a carattere contusivo” agli arti superiori, alla gamba sinistra, alla cresta iliaca destra. Per l’autopsia “potrebbero essere espressione di caduta durante un possibile tentativo di fuga”. Magari lo sfregamento, l’impatto sul pavimento nel trascinamento, oppure lo scivolamento lungo le scale del seminterrato. In tanti, in troppi, hanno messo piede e mano sulla scena del crimine, inquinandola. Fino a venticinque persone, si è stimato. Ma nessuno dei soccorritori può avere agito su un corpo ancora vivo.

La mattina del 13 agosto 2007 a Garlasco viene trovata morta una ragazza di 26 anni: Chiara Poggi. Il corpo senza vita è riverso sulle scale che portano in taverna, nella sua abitazione in via Pascoli. Era sola in casa, perché la famiglia (padre, madre e fratello) stava trascorrendo alcuni giorni di vacanza in montagna, in Trentino. A fare la terribile scoperta è il fidanzato Alberto Stasi, che si era recato da lei perché non rispondeva al telefono: il giovane chiama i soccorsi e si reca in caserma dai carabinieri. Entro pochi giorni diventa il primo indiziato per il delitto della 26enne: verrà poi condannato a 16 anni con l'accusa di omicidio volontario (da aprile 2025 è in regime di semilibertà).
Oggi che c'è un altro indagato: Andrea Sempio, grande amico di Marco, fratello della vittima. Il 37enne è rientrato nelle indagini a marzo 2025, dopo che era stato scagionato nel 2017. Ma nella nuova inchiesta spuntano tanti nomi: dalle gemelle Stefania e Paola Cappa, cugine di Chiara, a Roberto Freddi e Mattia Capra, amici di Sempio e Marco Poggi.