STEFANO ZANETTE
Cronaca

Garlasco, parla Garofano: “Sempio? Tracce non databili, Dna parziale e inidoneo. Per l’impronta sul muro non basta una foto”

Oggi la raccolta dei reperti da parte dei periti del gip. Luciano Garofano, ex generale al Ris, è consulente di Andrea Sempio: “Escludo diagnosi certe”. Il papà del giovane accusato di omicidio: “Sfrattato da casa, tornato in famiglia”

Luciano Garofano con l'avvocata Angela Taccia

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GARLASCO (Pavia) – Dopo il ritiro dei reperti, oggi, le operazioni peritali inizieranno martedì prossimo, come stabilito dal Gip Daniela Garlaschelli. Per l’incidente probatorio chiesto dalla Procura di Pavia nella riaperta indagine sull’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco il 13 agosto 2007, i periti incaricati dal Gip sono la genetista Denise Albani e il dattiloscopista Domenico Marchigiani, della polizia scientifica di Milano. Partecipano i consulenti di tutte le parti coinvolte.

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Per la difesa dell’indagato Andrea Sempio il generale Luciano Garofano, già comandante del Ris di Parma. Per la famiglia Poggi un altro ex Ris, Marzio Capra, insieme a Dario Redaelli. Per il già condannato in via definitiva Alberto Stasi, ammesso dal Gip a partecipare all’incidente probatorio “n qualità di persona interessata all’assunzione della prova”, il genetista Ugo Ricci e il dattiloscopista Oscar Ghizzoni. Per la Procura i genetisti Carlo Previderè e Pierangela Grignani.

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I periti avranno 90 giorni di tempo (salvo proroghe), per presentare gli esiti in contraddittorio tra le parti il 24 ottobre. Intanto, in un’intervista a ’Iceberg’ di Telelombardia, in onda stasera, il padre di Andrea Sempio, Giuseppe, racconta che il figlio è tornato a vivere con i genitori perché sfrattato («per ’sta storia»), che la famiglia è intercettata («sono 18 anni che ci sono cimici sulla macchina. E anche qua in casa»). Soprattutto, ribadisce l’innocenza del figlio: «Perché quella mattina Andrea era a con me in casa».

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Generale Luciano Garofano, dai reperti già analizzati in passato, come quelli negli scatoloni che vengono ritirati oggi dai periti, quali risposte si possono cercare e trovare?

“Indubbiamente le tecniche oggi sono molto più sensibili, è probabile che avremo delle conferme a risultati già ottenuti, come per il profilo del Dna della povera Chiara Poggi, ma è anche possibile che emergano altri profili di altre persone che hanno frequentato l’abitazione. È un dato incontrovertibile che Dna e impronte non sono databili e per persone che come Andrea e altri che frequentavano la casa è da mettere in conto affinché l’interpretazione dei risultati sia cauta e corretta”.

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Tra i reperti c’è il paradesivo dell’impronta 10, che anche la recente consulenza della Procura non ha attribuito né a Stasi né a Sempio: una nuova analisi genetica può portare a scoprire o escludere la presenza sulla scena del crimine e quindi responsabilità nel delitto?

“La possibilità teorica c’è, proprio in funzione della maggiore sensibilità delle tecniche. Il problema è che ci confrontiamo con una paradesiva, cioè una polvere con la quale sono state evidenziate le impronte papillari, che in parte ha asportato il materiale cellulare, ma dobbiamo fare i conti con due variabili: quanto materiale è stato asportato e se è sufficiente. E poi c’è il tempo trascorso, che va nella direzione di una degradazione del Dna e di una limitazione dei successi delle analisi”.

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Per l’impronta palmare 33, che la stessa consulenza ha attribuito a Sempio, ci sarà materiale da analizzare? Per la difesa di Stasi, la presenza di materiale biologico si può dedurre anche solo dalle foto dell’epoca: è d’accordo?

“Non so se c’è materiale. Quando i miei ex colleghi analizzarono quella prova c’era l’accordo di conservarne parte. Se è stato conservato o utilizzato tutto, non possiamo ancora saperlo. Se c’è, è un elemento per cercare conferme. Ma sottolineo che quella traccia era stata sottoposta alla ricerca specifica dell’emoglobina umana, ma non era sangue. Che dalle foto si possa dedurre una traccia ematica non è scientifico”.

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La ‘rivalutazione’ del Dna ricavato dal materiale ungueale di Chiara Poggi può far emergere altre eventuali presenze sulla scena del crimine, come ipotizzato dalla Procura, o le comparazioni di Dna, estese a soccorritori, carabinieri e persone che frequentavano la casa, saranno più che altro per escludere?

“Ribadisco il mio parere già espresso, che è quanto detto da De Stefano e Giardina: a mio avviso è un Dna maschile talmente parziale che non consente alcuna diagnosi certa, men che mai una attribuzione e un’individuazione certe. Anche per l’esclusione, il problema è che non è idoneo”.

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Lunedì ci sono state ulteriori misurazioni del Ris di Cagliari a casa Poggi: è possibile che emerga una nuova ricostruzione della scena del delitto, con una diversa dinamica del crimine, anche se sempre in base alle stesse macchie di sangue, tracce e impronte repertate nel 2007?

“La ricostruzione della dinamica fu fatta già dal Ris allora ma soprattutto fu fatta nella perizia del processo di Appello-bis, con una strumentazione identica a quella utilizzata lunedì dai nuovi consulenti. Non credo che possa introdurre nuovi elementi perché tutto questo lavoro è stato già fatto con strumentazioni di pari affidabilità. Ben venga, se ci saranno dettagli o particolari in più, ma non credo che possa emergere nulla di diverso da quello già stabilito nel tempo. Ma l’ottica di quella che mi sembra la strategia della Procura, di una verifica in più di tutto quello che è stato consacrato dai processi, è certamente condivisibile”.

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Per la difesa di Sempio, avete altre consulenze tecniche in corso o in previsione, oltre alla partecipazione all’incidente probatorio?

“Stiamo analizzando il materiale che ci è stato dato con la consulenza dattiloscopica, la stiamo studiando, per poi presentare una nostra consulenza. Altro al momento no”.

La mattina del 13 agosto 2007 a Garlasco viene trovata morta una ragazza di 26 anni: Chiara Poggi. Il corpo senza vita è riverso sulle scale che portano in taverna, nella sua abitazione in via Pascoli. Era sola in casa, perché la famiglia (padre, madre e fratello) stava trascorrendo alcuni giorni di vacanza in montagna, in Trentino. A fare la terribile scoperta è il fidanzato Alberto Stasi, che si era recato da lei perché non rispondeva al telefono: il giovane chiama i soccorsi e si reca in caserma dai carabinieri. Entro pochi giorni diventa il primo indiziato per il delitto della 26enne: verrà poi condannato a 16 anni con l'accusa di omicidio volontario (da aprile 2025 è in regime di semilibertà).

Oggi che c'è un altro indagato: Andrea Sempio, grande amico di Marco, fratello della vittima. Il 37enne è rientrato nelle indagini a marzo 2025, dopo che era stato scagionato nel 2017. Ma nella nuova inchiesta spuntano tanti nomi: dalle gemelle Stefania e Paola Cappa, cugine di Chiara, a Roberto Freddi e Mattia Capra, amici di Sempio e Marco Poggi.