
Secondo gli ultimi dati di Vox Diritti, i discorsi d'odio sono in aumento
L’episodio di Lainate ci racconta qualcosa di preciso sulla deriva del discorso pubblico in Europa. Un padre francese con la kippah ebraica e suo figlio di sei anni vengono aggrediti in un’area di servizio da una ventina di persone che grida loro: “assassini”. Non per qualcosa che hanno fatto, ma per quello che rappresentano agli occhi di chi li ha attaccati. Il meccanismo è sempre lo stesso: si prende una questione complessa e la si trasforma in una licenza per l’odio verso chiunque sia facile da identificare, arrivando a confondere popoli con governi, religioni con politiche, innocenti con responsabili. È la logica del capro espiatorio. In questo modo, portare una kippah equivale a essere complice dei bombardamenti a Gaza così come portare una kefiah equivale ad essere antisemiti. Quello che dovrebbe preoccupare non è solo l’episodio in sé, ma il fatto – perché è un fatto – che stiamo normalizzando l’aggressività come forma di espressione politica.