NICOLA PALMA
Cronaca

Il mistero di Erika: l’incidente di notte con la Mini, la pietra sporca di sangue e la stranezza degli slip ripiegati

Pantigliate, Erika Ferini Strambi morta a 53 anni in campagna dopo la serata al karaoke. Le costole rotte compatibili con l’urto dell’auto. Accertamenti sull’osso iloide: ipotesi strangolamento

Sopra, Erika Ferini Strambi, trovata senza vita a Pantigliate A lato, le operazioni nei campi alla ricerca di telefonino e borsetta

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MILANO – Nel giallo della morte di Erika Ferini Strambi, sembra esserci un solo punto fermo al momento: la donna ha avuto un incidente quella notte ed è finita in un fosso con la sua Mini Cooper. Su quello che è successo dopo, non ci sono ancora certezze; alcune potrebbero arrivare dagli ulteriori accertamenti autoptici sul cadavere e dall’analisi dei tabulati telefonici del cellulare privato della 53enne (non ancora ritrovato).

Partiamo dall’auto, ferma a circa 200 metri dal luogo in cui è stato trovato il corpo senza vita di Erika nelle campagne di Pantigliate. La posizione della Mini fa pensare che sia stata proprio la donna, che lavorava nell’area Risorse umane di Luxottica e viveva in piazzale Cuoco a Milano, a perdere il controllo dell’auto, reduce da una serata in un ristorante di Segrate.

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Un’ipotesi ritenuta dagli investigatori molto più probabile rispetto a quella di una successiva messinscena da parte di una seconda persona, non foss’altro perché la simulazione di un’uscita di strada avrebbe necessitato di una serie di manovre molto complicate da eseguire in un contesto del genere. Perdipiù, il sedile del conducente è rimasto così come lo sistemava abitualmente la proprietaria dell’auto, che aveva fatto adattare abitacolo e pedali alle sue minute caratteristiche fisiche e alla disabilità che la costringeva a muoversi con l’ausilio di stampelle.

Tradotto: la donna avrebbe fatto tutto da sola; e la rottura di tre costole, evidenziata dal medico legale, potrebbe essere stata provocata dall’impatto col volante, non sufficiente però a far “scoppiare” l’airbag. Resta, però, il mistero su quello che è accaduto da quel momento in avanti.

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Il luogo dove è stato rinvenuto il corpo

Erika potrebbe essere scesa dalla Mini, richiudendo la portiera e lasciando le chiavi inserite nel cruscotto. Dolorante e disorientata, potrebbe aver camminato per alcune centinaia di metri, in cerca di un riparo di fortuna, trovato in quella sorta di piccola radura tra le piante di mais; lì vicino c’è anche una pensione per cani, ma per raggiungerla bisogna superare un ponticello di cui sono rimasti in piedi solo i corrimano. Impossibile per la donna, che deambulava a fatica, percorrere quel tragitto.

È possibile che la donna sia caduta e abbia preso un colpo alla testa che l’ha tramortita, rendendola incosciente e quindi incapace di lanciare l’allarme e mettersi in salvo: accanto al cadavere, sarebbe stata trovata una pietra sporca di sangue, sebbene l’autopsia abbia rilevato l’integrità della scatola cranica. Le stampelle sono state trovate vicino al corpo, senza i gommini sottostanti forse rimasti incastrati nel fango.

E gli slip? Erika non li aveva addosso, a differenza dei vestiti: erano a pochissima distanza dal cadavere, ripiegati. Se li è sfilati da sola o lo ha fatto qualcun altro? Proprio per escludere scenari che portano a una possibile violenza sessuale, verranno effettuate analisi anche su questo fronte, nell’inchiesta dei carabinieri della Compagnia Monforte coordinati dal pm Francesco De Tommasi. Così come ci sarà un approfondimento sulle condizioni dell’osso ioide, che si rompe in caso di strangolamento.