
L’avvocato Tizzoni: "Parole di Nordio condivisibili, ma non per questo caso. Chiara è stata dimenticata"
GARLASCO (Pavia)
"La vittima è abbandonata e dimenticata. Perché non parla, non c’è più. Viene trascurata. E ci si dimentica anche dei familiari che soffrono e hanno invece il peso di difenderne la memoria". L’avvocato Gian Luigi Tizzoni (foto) assiste la famiglia Poggi fin dai primi momenti, l’omicidio di Chiara il 13 agosto 2007.
Con la riapertura delle indagini siamo tornati al punto zero?
"No. Noi siamo fermamente convinti che quello che è emerso nei processi sia la verità storica e giuridica. E tutti dovrebbero guardarla con il giusto riguardo".
Ma ogni giorno emergono novità: come le percepite?
"Quello che percepiamo è filtrato dai mezzi di informazione. Ma salvo i due comunicati emessi dalla Procura il resto sono voci che vengono legittimamente trasmesse, ma che non hanno alcun riscontro dal punto di vista investigativo".
Chiara può essere stata uccisa perché aveva scoperto un indicibile segreto legato al Santuario della Bozzola o al satanismo?
"Per le considerazioni sulla Bozzola non vedo alcun nesso né temporale né fattuale. Nessun legame con vicende di suicidi, che non ho approfondito e non conosco. Ma è stata invece fatta la cosiddetta “autopsia comportamentale“ della vittima, valutata in tutti i suoi contatti, personali e telefonici, anche Internet, senza nessuno escluso, approfondendo tutti quelli che la conoscevano. Negli atti attuali non intravedo scenari che lascino ipotizzare qualcosa di diverso dall’omicidio di un singolo e d’impeto".
Chiara uccisa per un “segreto“?
"Invito sempre a leggere le motivazioni della sentenza che ha condannato Alberto Stasi, in particolare sul movente: il tema del segreto emerge, ma è riconducibile alla coppia. Non è da cercare lontano, ma nel computer del fidanzato di Chiara, in quelle settemila foto pornografiche lecite ma dai contenuti molto espliciti".
Alle sentenze si aggiunge comunque l’indagine in corso che la Procura di Pavia ha riaperto con l’avallo della Cassazione...
"Non è proprio così: la Cassazione ha accolto il ricorso della Procura perché il provvedimento del Gip non era motivato, è una valutazione di legittimità".
Poi un altro Gip non ha motivato un diniego ma fatto riaprire le indagini, giusto?
"Sì, ma è un’altra cosa rispetto a una sentenza passata in giudicato e confermata per sei volte. Le tesi delle Procure a volte arrivano a una condanna, altre volte all’assoluzione".
Non vi convincono le tesi della Procura di Pavia?
"Anche nel procedimento contro Stasi abbiamo più volte avuto una nostra posizione non allineata con quella dell’accusa. Quello che sappiamo al momento è legato all’incidente probatorio sul Dna, sul quale ci confronteremo presto, poi ci sono la consulenza dattiloscopica e le perquisizioni".
E il canale dragato a Tromello in cerca dell’arma del delitto: è una pista alternativa anche a Sempio?
"Ce lo stiamo domandando, non si riesce a capire se questa indagine parallela possa confluire in un’unica. Ci crea sconcerto. Anche la famiglia Poggi vive questo disorientamento".
In questi quasi tre mesi di nuove indagini non è cambiata l’opinione sull’indagato Andrea Sempio?
"Diamo molto importanza agli aspetti scientifici: per ora nessuno dei due elementi, Dna e impronta, ci sembra convincente".
Su Stasi nessun ripensamento, avvocato Tizzoni?
"Nessuno degli elementi finora proposti toglie Stasi dalla scena del crimine né cancella i sette elementi per i quali è stato condannato in via definitiva".
Le parole del ministro Nordio sul ragionevole dubbio?
"In linea generale sono condivisibili, ma proprio questo procedimento ha avuto la particolarità di un Appello-bis con nuove perizie, testimonianze, acquisizione di nuove prove: non è stato solo una rilettura cartolare degli stessi dati del processo di primo grado".