GABRIELE MORONI
Cronaca

“Dall’assassino di Sharon neppure una parola di scuse. Oggi sarebbe sposata, l’avrei portata io all’altare”

Bottanuco (Bergamo), intervista a Bruno Verzeni il padre della ragazza accoltellata per strada tra il 29 e il 30 luglio 2024 a Terno d'Isola: “Ogni giorno è peggio, il fidanzato Sergio ha vissuto con noi per 11 mesi”

Sharon Verzeni e il padre, Bruno

Sharon Verzeni e il padre, Bruno

BOTTANUCO (Bergamo) – Bruno Verzeni lavora in giardino. Riassesta il tetto e la grondaia della casa di Bottanuco. Un anno dopo. E sempre la convivenza con un dolore che è ormai un compagno di vita. Il dolore per Sharon, la figlia che gli è stata strappata a coltellate in un’afosa notte di luglio.

Signor Verzeni, un anno senza Sharon.

“Ci manca ogni giorno, ogni momento. Invece di migliorare un po’, è tutto uguale. Anzi, è sempre peggio. Non finirà mai”.

Lei non ha mai pronunciato una sola parola d’odio per l’uomo accusato di essere l’assassino di sua figlia.

“Per carità. Quello che mi dispiace è che da lui non sia mai arrivato un gesto di pentimento, una parola di scuse. Neppure dai suoi familiari. Cosa dire? La famiglia avrà avuto altri problemi. Ma un gesto, una parola. Mi spiace soprattutto per loro”.

Com’è oggi la vostra vita?

“La vita va avanti. Deve andare avanti. Ci sono anche delle consolazioni, come il secondo bambino di mia figlia Melody. Nascerà a dicembre, sarà maschio”.

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Nel nome di Sharon è nato anche un fondo di solidarietà per le donne vittime di violenza.

“Lo abbiamo costituito con un gruppo missionario e altri gruppi della parrocchia di Bottanuco. Lo scopo è quello di aiutare le donne che in Africa subiscono maltrattamenti e quelle che riescono a uscire dalla tratta e si rivolgono alle organizzazioni che operano in Africa. Verseremo quello che riusciremo a raccogliere a un’associazione di Salsomaggiore. Si chiama ‘Talita Kum’, una frase di Gesù che significa ‘Fanciulla, alzati’ (espressione in aramaico, secondo la Bibbia la frase che Gesù pronuncia per resuscitare la figlia di Giairo - Ndr). Non metteremo assieme chissà che cifra, però cercheremo di fare qualcosa”.

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Sergio, il compagno di Sharon, vive ancora con voi?

“Da un paio di settimane è tornato a Terno d’Isola, nella casa dove abitava con Sharon. Dorme lì. Passa da noi, continuiamo a vederci. Cerca di riprendere la sua vita. Lavora. Il sabato sera esce con gli amici”.

L’ultimo ricordo di Sharon.

“L’ultimo messaggio, l’ultimo saluto alla mamma. Un sms: ‘Attenta alle scale mobili’. Voleva ricordarle un infortunio che le era capitato”.

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Lei è credente. Quanto è stato aiutato dalla fede?

“Ci sono stati i tempi del ripensamento. Momenti difficili. Una dura prova. Sempre quel pensiero: ‘Perché mia figlia, perché proprio lei?’. Ma se uno la fede l’ha dentro non la perde. La comunità di Bottanuco ci è stata vicina. Ancora adesso, tutte le volte che si celebra una messa per ricordare Sharon, le persone sono presenti. A Terno d’Isola il sindaco ha collocato una fioriera sul luogo dell’omicidio. È stata una cosa bella”.

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Quale altro rimpianto si porta dentro, oltre a quello, infinito, di avere perduto Sharon?

“A maggio o giugno di quest’anno si sarebbe sposata. Il giorno del suo funerale, nonostante il caldo, ho messo la giacca, la cravatta. Se l’avessi portata all’altare mi sarei vestito così. L’ho portata all’altare in un altro modo”.