
Marzio Capra, genetista e consulente della famiglia di Chiara Poggi
Garlasco (Pavia) – Marzio Capra, consulente della famiglia Poggi dal 2007: ha contato tutte le perizie e consulenze per l’omicidio di Chiara?
“No, non le ho contate con precisione, ma le ho tutte ben presenti, sostanzialmente raggruppabili nelle diverse fasi: quella dei sopralluoghi e delle indagini preliminari, poi del primo grado col Gup Vitelli, poi quelle dell’Appello-bis, infine quelle della prima indagine su Sempio archiviata e adesso queste nuove attività”.
Per chi ha seguito il caso fin dalle prime indagini, quanti errori sono stati fatti?
“Bisogna trovare sensazionalismi anche dove non ci sono. Ci si scandalizza per gli errori, ma sono umani. Il margine d’errore c’è, qualsiasi scienziato sa che non può annullarlo. Per questo uno scienziato serio non si spinge oltre i limiti del buon senso, perché in ambito forense non è tutto quanto possibile. Ad esempio tutti i dati di laboratorio hanno pari dignità per formulare la valutazione complessiva, senza filtrazione di alcuni dati, perché la filtrazione è troppo soggettiva. Chi valuta accertamenti fatti con una visione miope, limitata per quello stretto che gli è stato dato, estromettendo dati...”.
Sta parlando delle consulenze sul materiale biologico estratto dai margini ungueali? Quale sarebbe la miopia?
“Vale per le unghie come per la ‘camminata’ di Stasi. È miope dire che sono entrati più soggetti sulla scena, perché è stato tutto già accertato da perizie in contraddittorio. Trovo ridicolo ridiscutere più volte delle stesse cose. Certo è legittimo il dubbio: sempre accusa e difesa hanno visioni opposte o almeno diverse, spesso anche la parte civile ha sfumature differenti. Ma poi il ragionevole dubbio, se c’è, dev’essere del giudicante che ha ascoltato tutte quante le parti”.
In attesa del lavoro dei nuovi periti nell’incidente probatorio, tra i diversi consulenti delle parti avete opinioni diverse, lei si è già espresso sulla non utilizzabilità di quelle tracce genetiche.
“Confermo quello che ho visto e a cui ho partecipato. Io mi baso su tutto quello che è stato fatto. E io ho seguito tutto. Non ho nulla contro Ricci o Previderè, loro hanno visto solo il bicchiere mezzo pieno, o mezzo vuoto, ma prima era completamente pieno e poi qualcuno ne ha bevuto metà. Bisogna valutare l’interezza della cosa. In tutte le analisi fatte la decisione è stata univoca”.
E per cercare una compatibilità?
“La compatibilità è un determinato indice di attribuzione che bisogna vedere in che termini è espresso, con che valori e con che tecniche si esprime. Se si abbassa troppo diventa non credibile”.
Cosa ci si può aspettare da analisi genetiche di campioni repertati quasi 18 anni fa, come il Fruttolo?
“Sono tutti reperti che all’epoca non furono analizzati, ma scartati perché non si riteneva che potessero portare a risultati utili alle indagini: l’assassino ha mangiato il Fruttolo e l’ha gettato nella spazzatura? Non fanno parte della dinamica del delitto”.
E dalle analisi genetiche sui paradesivi delle impronte?
“Le impronte vengono prese con pennellini con setole morbide: spostano anche materiale organico, c’è contaminazione”.
L’incidente probatorio darà risposte certe?
“Le risposte certe c’erano già. Nessuna perizia si era chiusa con dei dubbi. Ora la Procura li ha, andremo dietro ai dubbi con questa attività complessa e onerosa. Alla fine vedremo”.
Basteranno novanta giorni?
“Non penso, non tanto per la complessità ma per il numero delle analisi che bisogna fare”.

La mattina del 13 agosto 2007 a Garlasco viene trovata morta una ragazza di 26 anni: Chiara Poggi. Il corpo senza vita è riverso sulle scale che portano in taverna, nella sua abitazione in via Pascoli. Era sola in casa, perché la famiglia (padre, madre e fratello) stava trascorrendo alcuni giorni di vacanza in montagna, in Trentino. A fare la terribile scoperta è il fidanzato Alberto Stasi, che si era recato da lei perché non rispondeva al telefono: il giovane chiama i soccorsi e si reca in caserma dai carabinieri. Entro pochi giorni diventa il primo indiziato per il delitto della 26enne: verrà poi condannato a 16 anni con l'accusa di omicidio volontario (da aprile 2025 è in regime di semilibertà).
Oggi che c'è un altro indagato: Andrea Sempio, grande amico di Marco, fratello della vittima. Il 37enne è rientrato nelle indagini a marzo 2025, dopo che era stato scagionato nel 2017. Ma nella nuova inchiesta spuntano tanti nomi: dalle gemelle Stefania e Paola Cappa, cugine di Chiara, a Roberto Freddi e Mattia Capra, amici di Sempio e Marco Poggi.