
Da sinistra: Giuseppe Poggi, padre di Chiara, la cugina Stefania Cappa, il fratello Marco, l'allora fidanzato Alberto Stasi, la madre Rita Preda e la cugina Paola Cappa ai funerali di Chiara Poggi, a Garlasco (Pavia), il 18 agosto 2007
Garlasco (Pavia) – Sei gradi di separazione. In una non recente teoria sociologica si ipotizza che ogni persona sia connessa a chiunque altro al mondo al massimo attraverso cinque intermediari. In un paese come Garlasco, dove non si è mai sfondato il muro dei diecimila abitanti, la catena si accorcia. E i gradi di separazione diventano magari due o tre.
È così che su un delitto di provincia, accaduto nei giorni dell’afa, quando le strade sono deserte e dalle gelosie delle villette tutti spiano i movimenti di un’auto o di una bici, nascono fantasmi, si bisbigliano malignità, si denunciano ai carabinieri i vicini, si parla male di parenti, per un prestito mai restituito o per l’eredità di un orto.

Nella vicenda di Chiara Poggi, nella mattina di sangue del 13 agosto di 18 anni fa, la periferica pianura Lomellina non smette di restituire ombre di malignità, sussurrate e gridate. Lettere anonime, imbucate a Milano per depistare, sono arrivate a quasi tutti i protagonisti. Ai parenti della vittima, agli indagati. E a ogni nuova ripresa dell’inchiesta tornano a frusciare, come i sussurri in chat e sui social. Un clima favorito dall’inevitabile intreccio di relazioni, conoscenze, cadute e vizi di ogni comunità, che qui però si avvolgono alla muta figura della ragazza di ventisei anni massacrata con ferocia sanguinaria.
Chiara Poggi, che frequentava la compagnia dei ragazzi, il ritrovo al distributore vicino alla stazione dei carabinieri, solo perché stava con Stasi. Lei timida, poco inserita nella compagnia “dell’Alberto“, che non legava con le altre ragazze. Lui, che sta finendo oggi di scontare i suoi sedici anni di carcere, e che allora era quasi un fratello per Marco Panzarasa, oggi apprezzato avvocato, il compagno di banco delle scuole in paese, quello del viaggio studio a Londra, dove Chiara, un po’ gelosa, li raggiunge per l’ultima vacanza prima di morire.

Marco, su cui il pettegolezzo anonimo infurierà, studente diligente, conosce una delle due cugine di Chiara, Paola e Stefania Cappa. È proprio Stefania a chiedergli di essere aiutata per un esame di Diritto. Lui lo fa. Si sentono poche volte, non si frequentano. Lei gli scrive messaggi quando muore Chiara.
Un altro parente della vittima, Andrea Poggi, cugino di secondo grado, è amico di Stasi e Panzarasa. Passa come loro le vacanze in Liguria, a Borghetto Santo Spirito, quando avviene il delitto. Tornerà solo dopo. Ha relazioni minime con la cugina, che vedeva quando aveva sei anni, e un legame forte con Stasi e Panzarasa. Amici. Come lo è Marco, il fratello di Chiara, con Andrea Sempio, l’indagato di oggi. Sempio ha una zia, Silvia, che ha un legame con il maresciallo Francesco Marchetto, comandante della stazione del paese, quello che nel 2007 indaga sul caso.

Marchetto viene condannato per chiudere sovente un occhio su un giro di prostituzione nell’Exclusive Club, uno dei night della Las Vegas della Lomellina, come chiamavano un tempo il borgo, dotato fra l’altro di una celebre discoteca. Marchetto fornisce a Silvia un gps per tracciare l’auto del marito. E lo accusano di peculato. Oggi non ha perso l’estro per i locali. Marchetto gestisce il Blu Bar, con la figlia.

Lì ha registrato la sua intervista Gianni Bruscagin, l’ex bodyguard della gloria locale, Rosalino Cellamare, in arte Ron, investigatore privato, e soprattutto supertestimone de Le Iene, che riferisce di essere stato prima avvicinato dal legale dei Poggi, Gian Luigi Tizzoni, per raccogliere informazioni e poi rapidamente respinto quando raccoglie da una donna anziana, poi deceduta, un racconto su una delle gemelle Cappa, ancora Stefania, vista trafelata con un grosso carico nella casa della nonna a Tromello, prima di udire un tonfo, forse nell’acqua del vicino canale. Forse per liberarsi di qualcosa di compromettente.
Le due cugine: finite subito nel mirino delle tivù, come oggi dei social, per il fotomontaggio con Chiara appeso al cancello. Interrogate, analizzate dai pettegolezzi di paese. Qualcuno che abita vicino ai Poggi si prende la briga di andare dai carabinieri e racconta che i compaesani avevano affibbiato alle due il soprannome di ‘Hitchcock’, perché un po’ spettrali e “perché attratte dai noir”.
Un netturbino, Marco Demontis Muschitta, piazza Stefania davanti alla villetta, il giorno del delitto, con un oggetto da camino in mano. Poi ritratta, si scusa, si dà dello stupido. Ma con il papà, intercettato, in parte conferma. Anche lui non c’è più. Resta il fatto che quello dei Cappa è il ramo più solido della famiglia. Il papà Ermanno è un noto avvocato.
La gente chiacchiera, parla di invidie, gelosie fra cugine. Sullo sfondo, a due chilometri e mezzo dal sonnacchioso centro di Garlasco, il santuario delle Bozzole, con le sue storie di apparizioni, esorcismi e di ricatti sessuali ai quali il “sogno” dell’avvocato di Sempio, Massimo Lovati, immagina sia legato l’omicidio.

L’altra legale, Angela Taccia, come noto, è intima della cerchia dei Poggi. In passato è stata fidanzata con Alessandro Biasibetti, amico di Marco e di Sempio. Il giovane con i ricci biondi e gli occhi azzurri è diventato frate domenicano. Pensava di essere lontano dai pomeriggi passati al pc nella cameretta di Chiara. Ora i carabinieri lo andranno a cercare in convento per acquisire il suo Dna, come quello di tutti i protagonisti di una vicenda infinita.

La mattina del 13 agosto 2007 a Garlasco viene trovata morta una ragazza di 26 anni: Chiara Poggi. Il corpo senza vita è riverso sulle scale che portano in taverna, nella sua abitazione in via Pascoli. Era sola in casa, perché la famiglia (padre, madre e fratello) stava trascorrendo alcuni giorni di vacanza in montagna, in Trentino. A fare la terribile scoperta è il fidanzato Alberto Stasi, che si era recato da lei perché non rispondeva al telefono: il giovane chiama i soccorsi e si reca in caserma dai carabinieri. Entro pochi giorni diventa il primo indiziato per il delitto della 26enne: verrà poi condannato a 16 anni con l'accusa di omicidio volontario (da aprile 2025 è in regime di semilibertà).
Oggi che c'è un altro indagato: Andrea Sempio, grande amico di Marco, fratello della vittima. Il 37enne è rientrato nelle indagini a marzo 2025, dopo che era stato scagionato nel 2017. Ma nella nuova inchiesta spuntano tanti nomi: dalle gemelle Stefania e Paola Cappa, cugine di Chiara, a Roberto Freddi e Mattia Capra, amici di Sempio e Marco Poggi.