
Andrea Sempio, Chiara Poggi e Alberto Stasi
Pavia – In principio fu l’uomo dei tombini. Nel lungo elenco dei testimoni scartati e ripescati, attendibili e bocciati a seconda dei gradi di giudizio e delle opinioni dei giudici, in una vicenda complessa come quella del delitto di Garlasco, oggi torna fondamentale la dichiarazione di Marco Demontis Muschitta. Il 13 agosto 2007, il giorno del delitto, Muschitta è a Garlasco. È impiegato nella municipalizzata della zona e sta curando la manutenzione di un condotto. Si presenta agli inquirenti il 27 settembre 2007, oltre un mese dopo il delitto.
“Tra le 9.25 e le 9.40-9.45 del 13 agosto 2007 ho visto lungo via Pavia (strada che incrocia via Pascoli, dove sorge la villetta del Delitto, ndr) mentre mi trovavo a bordo del furgone di lavoro, su una bicicletta, la cugina bionda di Chiara Poggi con un attrezzo da camino nella mano destra”. Per la precisione, dirà la successiva sentenza, “in mano ha un piedistallo tipo da camino di colore grigio”. La dichiarazione dura un’ora, non di più. L’allora 32enne ritratta: “Sono uno stupido. Mi sono inventato tutto quello che vi ho detto. Mi dispiace e non volevo farvi perdere del tempo. Scusate ancora”, dirà.
La sentenza definitiva che condanna Alberto Stasi stabilisce che l’assassino è entrato in azione in un lasso di tempo leggermente diverso. I verbali di Muschitta parlano di 9.25-9.45. La sentenza di primo grado, invece, colloca il possibile avvistamento di Muschitta fra le 9.30 e le 10. Il teste avrebbe descritto un taglio “a caschetto e gli occhiali da sole”.

E indica Stefania Cappa, cugina della vittima, oggi 41enne, mai indagata. Il caso finisce con un processo per calunnia da cui il netturbino esce assolto. Al termine “delle informazioni rese, il teste dichiarava di essersi inventato tutto”, annota comunque il gup di Vigevano Stefano Vitelli, che assolve Stasi nel dicembre 2009 e bolla, nei fatti, il testimone come inattendibile.
Passano sedici anni dalla sentenza di Vitelli, 18 dal delitto. E un secondo “supertestimone“ spunta dalle brume della Lomellina. Due mesi fa, quell’uomo parla non con gli inquirenti, ma con una trasmissione televisiva, “Le Iene“. Mister X registra una lunga intervista, il cui filmato finisce ai carabinieri e in Procura. Ma non viene trasmesso: lo sarà solo nei prossimi giorni. Trapela, tuttavia, che quella mattina del 2007 avrebbe visto una ragazza gettare un oggetto metallico in un canale, vicino a una vecchia cascina, nel paesino di Tromello, non lontano da Garlasco.
Sul Cavo Bozzani si affaccia anche la casa disabitata della famiglia Cappa. “Dopo 18 anni a dover parlare di questa cosa mi sono sentito meglio, a livello emotivo e personale – dice a Mediaset –. Lo faccio solo per quella ragazza (Chiara Poggi, ndr), degli altri non me ne frega niente”.
Gli inquirenti a quel punto collegano le due testimonianze. E Muschitta risorge, perché il suo racconto si incastra alla perfezione con quello del supertestimone di “Italia 1“. Da qui la caccia al “piedistallo da camino“, divenuto per semplicità, oggi, un attizzatoio.
Ma la serie dei testimoni “chiave“ di Garlasco non è completa. Se Muschitta è noto dal 2007 e, dopo diciotto anni di oblio ritorna d’attualità, il Mister X delle “Iene“ è una recente scoperta, Recente - ma in tutt’altro ruolo - è, invece, l’interesse verso le parole di un’altra persona.
Si chiama Antonio B. ed è un vigile del fuoco in pensione. Ai tempi del delitto è in servizio a Garlasco. L’ex pompiere è stato ascoltato dagli inquirenti, ma i contenuti della sua deposizione restano al momento sconosciuti. Si sa solo che ha conosciuto Daniela Ferrari, madre di Andrea Sempio, per un corso sulla sicurezza organizzato nella casa di riposo dove la donna lavora ma che non si frequenterebbero più da 25 anni almeno, escludendo saltuari messaggini di auguri durante le festività. Il pompiere potrebbe aver fornito elementi utili all’inchiesta che metterebbero in dubbio l’alibi di Sempio su quella mattina, nella quale si sarebbe recato a Vigevano in libreria (trovandola chiusa) e producendo un biglietto della sosta che proverebbe l’arrivo nella vicina cittadina.

L’unica cosa certa è che gli inquirenti hanno convocato la mamma di Andrea in caserma, a Milano. Alla donna è stato fatto un solo nome, quello del vigile del fuoco. Ne sarebbe seguito un malore. Il legale di Sempio si è ribellato: “Ma quale alibi, senza un indizio vero non serve”, ha tuonato Massimo Lovati. Cosa abbia detto il vigile del fuoco, tuttavia, ancora non è certo.