GARLASCO (Pavia)
Esorcismi, pedofilia, mandanti e sicari. C’è questo dietro l’omicidio di Chiara Poggi (foto) il 13 agosto 2007 a Garlasco? Tra le ‘ipotesi alternative’ alla condanna definitiva che ha giudicato colpevole Alberto Stasi, c’è anche quella avanzata dall’avvocato Massimo Lovati, difensore di Andrea Sempio, indagato nelle riaperte indagini della Procura di Pavia. Si è sempre dichiarato innocentista, non solo nei confronti del suo assistito ma anche del condannato. E ha spiegato quella che è "una teoria che nasce dalla mia conoscenza del territorio. Non posso dimostrarla". L’avvocato cita "un luogo alla periferia di Garlasco dove ogni mercoledì si praticava l’esorcismo. Poi emersero fatti di pedofilia".
Il riferimento del legale è a un procedimento penale che si è concluso nel maggio 2018 con due condanne per estorsioni a sfondo sessuale all’ex rettore del Santuario della Bozzola e ad altri religiosi. Fatti emersi nell’ottobre del 2014 con l’arresto dei due estorsori nei locali della Curia di Vigevano, dove speravano di ottenere i soldi chiesti per non svelare quello che succedeva nel santuario alle porte di Garlasco, ma finirono invece in manette. Uno scandalo hot che travolse quelle che nel reato di estorsione erano le vittime, che non risultano essere state accusate di pedofilia. Fatti accaduti parecchi anni dopo il 2007, ma che per l’avvocato Lovati "accadevano anche prima, lo sanno tutti".
E la morte di Chiara Poggi, da parte di un sicario, con più mandanti, perché era venuta a conoscenza di questi "segreti"? Un’ipotesi che ricalca da vicino quella ‘pista satanista’ emersa dalla denuncia nel 2017 (dopo la prima archiviazione di Sempio) dell’avvocato Giada Bocellari, della difesa di Stasi: chi la minacciava diceva che si stesse inoltrando "su un terreno pericoloso dove ci sono persone legate al satanismo". Ma anche dopo la denuncia ai carabinieri di Milano, che fecero la segnalazione alla Procura di Pavia competente per territorio, quella pista non portò a nulla nel 2017 e, riproposta ancora sulla base della medesima segnalazione, portò all’archiviazione nel 2020. Piste alternative fomentate anche da ‘nuovi’ testimoni, che spesso però riferiscono presunte rivelazioni che hanno a loro volta ricevuto e che quindi non hanno alcuna valenza probatoria e non reggerebbero in Tribunale, se non confermate da elementi riscontrati e concreti. Testimoni che parlano dopo anni, anzi decenni, che gli inquirenti devono comunque verificare, anche facendo dragare un canale come fatto a Tromello lo scorso 14 maggio, in cerca di quella che potrebbe essere l’arma del delitto, mai trovata prosciugando e analizzando passo a passo, già nel 2007, il letto canali ben più vicini alla scena del delitto.
Stefano Zanette