REDAZIONE PAVIA

Lo psicologo del carcere su Stasi: “Ossessionato da sesso e pornografia, cerca il piacere in modi non convenzionali”

Nella relazione della Sorveglianza l’ossessiva catalogazione e la abituale visione di materiale pornografico potrebbero essere tra i sintomi di un disturbo psicopatologico del detenuto

Lo schizzo realizzato da Alberto Stasi per spiegare i suoi movimenti nella villetta di Garlasco il 13 agosto 2007

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Milano, 28 maggio 2025 – Alberto Stasi, detenuto da dieci anni nel carcere milanese di Bollate per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, guarda con paura e speranza alla nuova inchiesta della Procura di Pavia che indaga nuovamente sul delitto di Garlasco del 13 agosto 2007.

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Un femminicidio per cui nel 2015 l'allora fidanzato è stato condannato a 16 anni di carcere - fine pena fissato al 31 ottobre 2029 - e che ora vede indagato Andrea Sempio, amico del fratello della vittima.

La nota “traccia di interesse dattiloscopico classificata 33” e l'indagato, Andrea Sempio
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In carcere 

In dieci anni, dopo essersi presentato al portone dell'istituto di Bollate, Stasi ha affrontato le difficoltà della vita dietro le sbarre, ha avuto accesso al lavoro esterno, ai permessi premio e dallo scorso aprile alla semilibertà.

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Tappe conquistate da detenuto modello che sta anche versando il suo risarcimento alla famiglia della vittima. Dalle relazioni della Sorveglianza emerge, però, la difficoltà a indagare “sull'ossessiva catalogazione e la abituale visione di materiale pornografico anche raccapricciante e violento” che per i giudici sembra la molla del delitto.

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Scarsa empatia

“Colpisce anche come, nella valutazione dell'empatia ed emotività, non vi siano accenni - si legge - a quanto provato nel passato e nel tempo nei confronti dei genitori e parenti della vittima, o a sentimenti di rabbia, alle cause sottese e alle strategie di gestione”.

In una relazione del febbraio 2024, di cui si è avuto conoscenza solo con il provvedimento della Sorveglianza dello scorso aprile, il Tribunale indica “nella ossessiva visione di materiale pornografico fino alla sua meticolosa catalogazione nel pc, con tratti francamente eccessivi anche per un giovane alla scoperta della sessualità" il possibile "movente o quanto meno l'occasione del delitto".

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Lo psicologo

Sul punto, la relazione dello psicologo del carcere - che affronta il tema con Stasi - pur nella consapevolezza di non poter esprimere giudizi di natura psichiatrica, “si sofferma sulla possibile diagnosi di parafilia, ossia di ricerca del piacere sessuale attraverso modalità non convenzionali, ma conclude con l’affermare la sola presenza dei tratti di tale psicopatologia, in assenza dei requisiti che normalmente conducono alla diagnosi di vero e proprio disturbo parafilico”.