
Stefania Cappa nel 2007, quando è avvenuto il delitto di Chiara Poggi, e le ricerche nel canale a Tromello, nel maggio di quest'anno
Garlasco (Pavia), 30 maggio 2025 – Le case dei misteri. Luci che si accendono di notte, tonfi mentre nessuno abita i locali da tempo. Non sono spettri, ma i fantasmi dell’inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi, il 13 agosto 2007. Testimonianze vecchie di diciotto anni o fresche di qualche settimana, che aprono dubbio sulle attività dei comprimari di una tragedia senza pace.
La villetta di Gropello
La prima scena si apre a Gropello Cairoli, il paese a Sud Est di Garlasco. Stesse risaie, stessa periferia agricola, sesse villette a due piani: giardino, veranda, orto. E vicini che vedono tutto. Qui, in via Cesare Sassi, ha abitato fino a poche settimane prima del delitto la nonna materna di Chiara. Vittima di un incidente stradale, Mariuccia Galli a quasi 80 anni si salva, ma è le serve la riabilitazione. Per questo, ormai vedova, viene trasferita alla vicina casa di riposo Pio Sassi. La casa resta vuota. Ma all’interno l’elettricità è attiva, l’orto curato da un parente.

La testimonianza dell’agricoltore
Il 21 agosto, in serata, si presenta ai carabinieri di Garlasco Vincenzo Gazzaniga, agricoltore di settant’anni. Domenica 12 agosto, la sera prima dell’omicidio, prende la sua Punto per andare a bagnare i campi. Finito il turno di irrigazione, “all’altezza della villetta della signora Galli, notavo che proveniva della luce dalle stanze al piano superiore. Davanti alla cancellata era posteggiata un’auto. La cosa mi colpiva perché so che la signora Galli è ricoverata in casa di riposo”. Vincenzo nota, ma non si allarma: Chiara sarà uccisa solo la mattina dopo. Si segna, però, l’ora: “A casa sono arrivato alle 22,15. Quindi era pochi minuti prima, perché la villetta della signora Galli è a quattrocento metri dalla mia”.

L’auto misteriosa e il racconto del pensionato
Dell’auto non sa "né il colore, né il modello”. Un miraggio? No. Perché il racconto lo conferma anche un altro vicino, Pier Luigi Mazzini, 67 anni, pensionato. Anche lui abita in via Sassi. Anche lui quella sera vede un’auto davanti a casa Galli, “parcheggiata di fronte alla mia. Piccola, di colore chiaro, ma non so dire marca o modello”. Non ha notato luci: “Le tapparelle erano abbassate”. Mazzini vede l’auto alle "21.30 circa, l’11 o il 12 agosto”. Ovvero o sabato o domenica. Sa però che “se ne è andata alle 2: non l’ho vista, né ho visto chi si era all’interno, ma ho sentito il motore”.
Quei fantasmi, quindi, li notano almeno in due. Chi andava in quella casa, vuota ma arredata? Chi aveva le chiavi? Se lo chiedono anche i carabinieri. Un vicino le ha da quando l’anziana è ricoverata, non sa dove siano. Un parente le tiene per l’orto. Chiara stessa c’è stata in settimana. Ha raccolto l’uva e l’ha portata alla nonna. Deve tornarci il 14 agosto, ma non potrà più farlo. Di certo quella casa può essere un comodo luogo di ritrovo, discreto e vicino, per chi non vuole dare nell’occhio. Ma il fantasma del 12 agosto non sarà mai trovato.
La vecchia cascina a Tromello
Il terzo scenario del mistero è nell’altro paese che confina con Garlasco, Tromello. Qui il fantasma ha un nome: è quello di Stefania Cappa. La location è nel vecchio cortile di una cascina del ’400, affacciata sul cavo Bozzoni. Una donna l’avrebbe vista trafelata, dopo il delitto, salire la scala della vecchia casa dei nonni materni, vuota, con un borsone pesante. Avrebbe faticato a infilare la chiave nella toppa. Agitata. Poi, un tonfo sordo. Qualcosa di pesante che cade. In casa o nel fosso.
Il supertestimone Bruscagin a Stefania Cappa
Racconto mai fatto ai carabinieri, ma in una stanza d’ospedale a un conoscente, Gianni Bruscagin. Il presunto supertestimone delle “Iene“ che racconta tutto 18 anni dopo, perché teme "di non essere creduto”. La donna che avrebbe visto tutto è morta. E dal canale, dragato, spunta un martello. Poco, per un voluminoso borsone che Stefania non sarebbe riuscita a trasportare.

La mattina del 13 agosto 2007 a Garlasco viene trovata morta una ragazza di 26 anni: Chiara Poggi. Il corpo senza vita è riverso sulle scale che portano in taverna, nella sua abitazione in via Pascoli. Era sola in casa, perché la famiglia (padre, madre e fratello) stava trascorrendo alcuni giorni di vacanza in montagna, in Trentino. A fare la terribile scoperta è il fidanzato Alberto Stasi, che si era recato da lei perché non rispondeva al telefono: il giovane chiama i soccorsi e si reca in caserma dai carabinieri. Entro pochi giorni diventa il primo indiziato per il delitto della 26enne: verrà poi condannato a 16 anni con l'accusa di omicidio volontario (da aprile 2025 è in regime di semilibertà).
Oggi che c'è un altro indagato: Andrea Sempio, grande amico di Marco, fratello della vittima. Il 37enne è rientrato nelle indagini a marzo 2025, dopo che era stato scagionato nel 2017. Ma nella nuova inchiesta spuntano tanti nomi: dalle gemelle Stefania e Paola Cappa, cugine di Chiara, a Roberto Freddi e Mattia Capra, amici di Sempio e Marco Poggi.