
Le gemelle Paola e Stefania Cappa il 13 agosto 2009, accompagnate della madre, alla messa con cui si celebra il secondo anniversario della morte di Chiara Poggi uccisa a Garlasco
Garlasco (Pavia) – Non è Paola, che ha spedito un sms a un amico per dire, forse, di “avere incastrato Stasi”, ma la gemella Stefania, l’unica a comparire, una sola volta, nella monumentale documentazione sul delitto di Garlasco. L’unica le cui dichiarazioni sono servite alla parte civile, ovvero ai genitori di Chiara Poggi, per indicare un sospetto nei confronti di Alberto Stasi. E proprio sul tema meno chiaro di tutto il procedimento: il movente. A occuparsi di Stefania è la sentenza d’appello del 2010 che conferma l’assoluzione per Stasi.
“La teste Stefania Cappa, cugina di Chiara Poggi, aveva solo ricordato che sua cugina l’aveva informata che Stasi ‘guardava cose pornografiche’ senza esprimere alcun giudizio. La complicità nella coppia, rileva il pm, non implica l’accettazione di tutto quanto”. Come a dire: Chiara sa, ma non è detto che approvi. Movente labile, che svanisce, quello delle immagini nel pc del fidanzato, che avrebbero costituito per pm e parte civile un motivo di lite.
Di sicuro Chiara e la cugina erano molto vicine nelle ultime settimane. Stefania, allora studentessa di Legge, descrive il legame con Chiara, il 13 agosto del 2007 e, in modo più dettagliato, il 15 e il 17 agosto. “Io e mia cugina – riferisce – avevamo un ottimo rapporto. Nell’ultimo mese ci vedevamo quasi tutti i giorni. Essendo stata lasciata dal mio fidanzato, avevo bisogno di confidarmi. Ci sentivamo sia sui telefoni di casa, sia al cellulare”.

Le viene chiesto se Chiara le parlasse di Stasi. “Mi raccontava del suo amore per Alberto e del loro progetto di diventare manager. Per quanto mi ha raccontato Chiara, il suo rapporto con lui era buono e aveva una buona intesa sia nella vita quotidiana sia nell’intimità. I due si vedevano solo il sabato perché lei lavorava e lui studiava. Forse era proprio questo uno dei fattori che rendeva la loro vita di coppia serena. Non sono mai uscita con loro, né abbiamo amici in comune. Lui frequentava il mio stesso liceo a Mortara, ma in indirizzi diversi”.

"Chiara mi descriveva l’Alberto come un ragazzo serio, studioso, pacato, determinato. Gli unici difetti erano che era spesso in ritardo e narciso nel vestire”. Tra i particolari riferiti, la vacanza in Inghilterra, dove Chiara raggiunge Alberto, e la confidenza della cugina sulle “cose pornografiche”. La stessa finita in sentenza.
L’ultimo incontro fra cugine è venerdì 10 agosto. La mattina del 13 agosto “non mi sono recata dalla Chiara: avevamo appuntamento alle 16. Quella mattina dalle 7 alle 9.20 ho studiato Diritto penale e dalle 9.30 alle 10.15 sono stata al telefono con la mia amica Lucrezia (Lucrezia conferma, ndr). Ho ripreso a studiare fino alle 11.30, ho pranzato e sono andata in piscina sino alle 15 con il mio amico Emanuele (Arioldi, dal 2017 marito di Stefania, ndr)". Emanuele riferisce di essersi incontrato alle 13.30 con Stefania in piscina e di essere rimasto con lei fino alle 15.
L’altra sorella, l’autrice dell’sms su Stasi, Paola, racconta del fidanzato di Chiara. Sentita dai carabinieri il 15 agosto 2007. Era stata in ospedale: Chiara le fa visita “sorridente e ottimista”, “felicissima” di raggiungere Alberto. “Chiara era una ragazza molto pudica”. Paola riferisce dell’imbarazzo della cugina per una sua domanda indiscreta. È l’altra cugina della vittima, Stefania, a parlare della pornografia e di Alberto. “Non l’ho mai frequentato – dice Paola – ci salutavamo soltanto”.