
Andrea Sempio (indagato per omicidio in concorso), Chiara Poggi e Alberto Stasi (condannato a 16 anni)
Garlasco (Pavia) – Due teli da mare scomparsi dalla casa dove Chiara Poggi viene trucidata, quel terribile lunedì 13 agosto del 2007. Forse usati dall’assassino per detergere il sangue che lo lordava. Forse spariti con lui. Altri dei tanti “forse” che costellano la storia infinita dell’omicidio di Garlasco.
Sono le 14.30 del 21 giugno 2008. Rita Preda, la madre di Chiara, è seduta davanti al capitano Gennaro Cassese, comandante della Compagnia carabinieri di Vigevano. Poco più di due mesi prima, il 16 aprile, Rita, il marito Giuseppe, il figlio minore Marco hanno potuto rientrare nella villetta al numero 8 di via Pascoli, dissequestrata. Alla fine Rita firma un verbale di trentatré pagine. Dieci giorni prima, riordinando una cassettiera nella taverna-cantina, ha constatato la sparizione di due teli di spugna: uno, azzurro, con al centro il disegno di mazzolini di fiori di vari colori, era quello utilizzato da Chiara, che lo stendeva, aperto, su una sedia a sdraio per i suoi momenti di relax, all’angolo destro del porticato; l’altro telo era di colore verde acqua, anch’esso con disegni floreali. Misura di entrambi 90 centimetri per 150.
Mamma Rita è assolutamente sicura nelle sue affermazioni, i ricordi sono nitidi, precisi. È certa dell’assenza dei teli perché, prima di partire con marito e figlio per le vacanze in Trentino, il 5 agosto del 2007, ne ha constatato la presenza nel terzo cassetto della cassettiera. Prima di presentarsi dai carabinieri ha controllato accuratamente l’abitazione, dove erano stati eseguiti lavori di pulizia e tinteggiatura. Ha cercato in tutti i locali, comprese la sua camera da letto e quella della figlia.
Sono spariti solo quei due teli, mentre gli altri erano rimasti al loro posto, perfettamente piegati. Esclude che siano stati prelevati durante uno degli accessi della famiglia all’abitazione, ancora sotto sequestro, per rifornirsi di indumenti. Ha chiesto notizie al marito e al figlio e le risposte di entrambi sono state negative. Non ha ritrovato i teli neppure nel locale lavanderia. Chiara non aveva ancora lavato gli indumenti che la mamma le aveva lasciato prima di lasciare Garlasco.
Scaturiscono più domande. Si può accedere alla cantina solo dall’abitazione, scendendo la ripida scala dove viene ritrovato il corpo di Chiara, con la testa appoggiata al nono dei tredici gradini. Ma se davvero i teli di spugna sono stati presi dall’assassino che li usati per ripulirsi alla meglio, come faceva quest’ultimo a sapere dell’esistenza della cassettiera e del suo contenuto? E, sempre seguendo questa ricostruzione, come è possibile che il massacratore di Chiara abbia disceso le scale senza lasciare sui gradini traccia delle suole insanguinate delle sue scarpe, come è avvenuto invece sulla scena del delitto?
Tutto questo a meno di non formulare un’altra ipotesi: quella che Chiara Poggi, nelle sue ultime giornate di vita, si sia servita dei teli (ma perché due e non solo quello azzurro, il suo preferito?) e che il killer se li sia ritrovati a portata di mano, li abbia usati E li abbia portati con sé.