
Andrea Sempio, Chiara Poggi e Alberto Stasi
Garlasco (Pavia) – L’indagine riaperta dalla Procura di Pavia sul delitto di Garlasco sta facendo discutere gli avvocati. Fino a che punto possono arrivare le indagini per un caso in cui c’è già una sentenza definitiva? “In via di principio – risponde Gian Luigi Gatta, docente ordinario di Diritto penale alla Statale di Milano – se si indaga per cercare un concorrente in un reato già accertato non si contraddice necessariamente la verità processuale emersa nel diverso procedimento penale”.
Le indagini devono attenersi alla sentenza o si possono ipotizzare scenari diversi prima di una revisione?
“Ci si muove su un crinale scivoloso, in punto di diritto. Vi è, tra i miei colleghi, chi sostiene che la condanna di Stasi impedirebbe addirittura la richiesta di rinvio a giudizio. E chi sostiene il contrario osservando, a mio avviso in modo condivisibile, che un’eventuale condanna di altre persone per un fatto rispetto al quale Stasi dovesse essere estraneo integrerebbe proprio il contrasto tra giudicati che il codice prevede come causa di revoca della condanna: bisogna far svolgere il procedimento che lo fa emergere il contrasto, ammesso che vi sia”.
Si può arrivare a una richiesta e a un rinvio a giudizio di un responsabile “alternativo“?
“Sì, è possibile, almeno come ipotesi di partenza. Però si porrebbe un problema se lo sviluppo delle indagini dovesse portare a una ricostruzione dei fatti diversa, incompatibile con quella della sentenza definitiva. Se emergessero nuove prove che escludano la responsabilità di Stasi si aprirebbe la strada per la revisione della sentenza, che potrebbe essere revocata. Non possono coesistere due sentenze fondate su fatti inconciliabili: il contrasto tra sentenze definitive è una causa di revisione”.
Non è “una strada all’incontrario“ come sottolineato dall’avvocato della famiglia Poggi?
"La strada ordinaria è quella della revisione. Quale che sia la via, l’interesse pubblico è l’accertamento della verità processuale, che deve superare ogni ragionevole dubbio. E questa vicenda, purtroppo, ne ha fatti e ne fa sorgere molti”.
In un nuovo processo sono utilizzabili elementi ritenuti “non utili“ nei procedimenti precedenti?
“A mio parere si potrebbe fare, contro persone diverse da Stasi, solo se la Procura, anche rivalutando elementi non considerati grazie a nuove strumentazioni scientifiche, avesse nuove prove e potesse formulare su basi solide una prognosi di ragionevole condanna. Riaprire un caso così grave, dopo tanti anni e una pena quasi interamente scontata, richiede valutazioni molto ponderate, anche per il doveroso rispetto della vittima e di tutte le persone coinvolte”.