
Una foto giovanile di Andrea Sempio (al centro) tra Marco Poggi (fratello di Chiara) e l'amica Angela Taccia (oggi sua avvocata)
Garlasco (Pavia) – Due offensive parallele. Una a caccia di un’impronta e del Dna o del sangue che collochino Andrea Sempio nella villetta di via Pascoli nel giorno e all’ora del delitto; una per demolire l’alibi fornito agli inquirenti, anche attraverso un attacco alle dichiarazioni dell’indagato e dei familiari.
Su questi due piani lavorano i carabinieri di Milano e la Procura di Pavia. Torna quindi sotto la lente il racconto che il giovane amico di Marco Poggi fece nel 2008 ai pm di Vigevano e il raffronto che allora si svolse sui dati delle celle telefoniche. A questo si aggiungono i tabulati delle chiamate fatte e ricevute, da Sempio e dei familiari.
La mattinata telefonica di casa di via Canova comincia alle 8.41. A fornire indicazioni, il telefonino 3G della mamma, Daniela Ferrari e quello del figlio Andrea. Il cellulare del padre resta muto tutta la mattina. A quell’ora, invece, e nel minuto successivo, la donna riceve due sms dalla compagnia telefonica.

Alle 8.47, scrive a una persona. Potrebbe trattarsi del vigile del fuoco Antonio B., l’amico in servizio al comando di Vigevano oggi in pensione, al cui nome la signora Sempio avrebbe accusato un malore durante un interrogatorio dei carabinieri.
A testimoniare orari e spostamenti, le celle. Daniela Ferrari allora aggancia il suo telefono quella di Garlasco, in via Santa Lucia, che smista i primi messaggini. Nel frattempo, stando alle ultime sentenze, Chiara Poggi è ancora viva. Sarà uccisa solo fra le 9.12 e le 9.35, secondo la Cassazione. Lo è anche alle 9.09, quando il cellulare della signora Sempio lascia traccia di un altro messaggio. A trasmetterlo la cella di Gambolò, altro paese della Lomellina, a metà strada con Vigevano, zona via Molini.
Il messaggino delle 9.09 arriva a un utente, lo stesso di poco prima, che è a Vigevano, zona Aguzzafame. Meno di due chilometri di distanza dal comando dei vigili del fuoco. “Verso le 8.15 sono uscita per delle commissioni, sono andata in un paese vicino a fare il telecomando del cancello, poi la spesa a Gambolò – racconta la donna –. Ho usato l’unica macchina di famiglia. Sono tornata verso le 10”. A quell’ora Chiara è già morta da quasi mezz’ora.
Lì comincia l’attività telefonica di Andrea Sempio, che dice di essere a casa. Alle 9,58 c’è una telefonata, un secondo, a un amico. La cella è quella di Garlasco, la solita di via Santa Lucia. La stessa della casa dei Poggi e di tutto il paese. Andrea racconta di essere uscito. Prende l’auto, dice, e va a Vigevano, diretto alla libreria Feltrinelli di piazza Ducale, che è chiusa. Dice di aver lasciato l’auto al parcheggio di piazza Sant’Ambrogio.
Il padre trova l’ormai famigerato scontrino che segna l’inizio sosta alle 10.18. Tempi compatibili con un viaggio iniziato alle 10. Alle 11.10, Sempio ha altri contatti telefonici. Persone amiche. Le solite, che sente alle appunto fra le 9.58 e le 12.18. Tre chiamate e quattro messaggi. Tutti passano dalla cella di Garlasco. Alle 11.10, comunque, Sempio può già aver coperto i 16 chilometri da Vigevano a Garlasco: ad agosto, la mattina ci si mettono venti minuti. Prove della sua presenza telefonica a Vigevano, però, non ce ne sono: i dati nel 2007 non vengono acquisiti. La cella di Garlasco non lo smentisce, ma non gli dà neppure un alibi. Glielo fornisce il padre. Ma il delitto di Chiara avviene comunque prima delle 10.