
Le gemelle Paola e Stefania Cappa con la mamma il 13 agosto 2009 alla messa con cui si celebra il secondo anniversario della morte di Chiara Poggi a Garlasco
Garlasco (Pavia) – Cinquantuno fra telefonate, squilli e messaggini. Mandati e ricevuti fra la mezzanotte e le 13 del 13 agosto 2007. Una frenetica attività sul cellulare di Stefania Cappa, cugina di Chiara Poggi, nelle ore dell’omicidio. Mentre la ventiseienne veniva massacrata con un corpo contundente e poi gettata nelle scale della villetta di Garlasco, le due gemelle erano di sicuro in paese: lo provano le celle telefoniche.

Loro sostengono di essere sempre state a casa. Stefania trascorre la mattinata “a studiare”, ricorda papà Ermanno. Si sveglia presto. “Soffre d’insonnia”, spiega la madre Rosa Maria Poggi ai carabinieri. Mangia, intorno alle 11.30, poi va in piscina con l’amico Emanuele Arioldi, oggi suo marito. Messaggini, squillini. All’amica Lucrezia. Con l’ex del futuro consorte, Federica.

Alle 11.19 i tabulati registrano una conversazione di cui i carabinieri chiederanno conto un anno dopo il delitto, in un confronto approfondito su quella mattina. Il cellulare di Stefania registra una chiamata alle 11.19. Durata: 52 secondi. A chiamare è un’utenza che inizia per 335, intestata a mamma Rosa Maria che, però, la relazione del Comando provinciale di Pavia del 30 ottobre 2007 considera “in uso a Cappa Paola”. Insomma, il cellulare di Paola telefona a quello della sorella. Nonostante le due siano insieme a casa.

Paola, reduce da un serio problema, con una gamba bloccata in un tutore, è a letto. In quei giorni la zia Rita, mamma di Chiara, le ha praticato ogni giorno iniezioni di antidolorifico. Poi, partita per le ferie, lascia l’onere a un’anziana del paese. Paola non esce dalla camera, tranne due volte. Lo racconta ai carabinieri: “Non mi lasciavano mai da sola”. La mamma era uscita per commissioni “verso le nove”. La malata si alza una prima volta per andare in bagno: “Parla più piano”, dice alla sorella impegnata al telefono. Si alza ancora alle 11.30. Questa volta vede Stefania davanti a briciole di pane e a uno yogurt. “Abbassa la tivù”, le dice. Poi torna a dormire.
Non avrebbe nessun senso una telefonata fra sorelle, se fossero - come risulta - in casa insieme. Stefania, sentita dai carabinieri, sostiene che l’utenza che inizia per 335 sia quella che la madre usa, quando esce, per “sentire Paola, per i suoi problemi di salute”. Ma Rosa Maria non ricorda “di aver fatto telefonate”. Come del resto Paola, che riferisce ai militari di “non ricordare di aver fatto chiamate”. Anche se alle 11.44 risultano 66 secondi di chiamata con un’utenza della Banca regionale europea, dove lavora il padre Ermanno. “Io dormo col telefono sotto il cuscino”, dice ancora Paola, che dice di usare regolarmente il numero che inizia per 347. Un mistero difficile da chiarire, considerando come le utenze della famiglia siano molte, spesso intestate alla stessa persona e tutte in uso.

Di certo, Stefania, sostiene di aver parlato con Chiara il giorno prima dell’omicidio per vedersi il giorno del delitto, dopo le 16. Ma i tabulati la smentiscono. La vittima, la domenica, non riceve telefonate sul fisso. Quattro, invece, le chiamate sul cellulare. Due sono di Stasi, che la cerca senza risposta, prima dal cellulare e poi da casa (l’utenza però risulta sconosciuta) a distanza di 7 secondi. Sono le 15.30. Alle 19 a chiamarla è mamma Rita, che la sente per l’ultima volta. Poco più di due minuti di conversazione. Mezz’ora dopo, Chiara riceve una telefonata dalla Liguria, numero fisso in provincia di Savona. Da allora solo silenzio. Per sempre.

La mattina del 13 agosto 2007 a Garlasco viene trovata morta una ragazza di 26 anni: Chiara Poggi. Il corpo senza vita è riverso sulle scale che portano in taverna, nella sua abitazione in via Pascoli. Era sola in casa, perché la famiglia (padre, madre e fratello) stava trascorrendo alcuni giorni di vacanza in montagna, in Trentino. A fare la terribile scoperta è il fidanzato Alberto Stasi, che si era recato da lei perché non rispondeva al telefono: il giovane chiama i soccorsi e si reca in caserma dai carabinieri. Entro pochi giorni diventa il primo indiziato per il delitto della 26enne: verrà poi condannato a 16 anni con l'accusa di omicidio volontario (da aprile 2025 è in regime di semilibertà).
Oggi che c'è un altro indagato: Andrea Sempio, grande amico di Marco, fratello della vittima. Il 37enne è rientrato nelle indagini a marzo 2025, dopo che era stato scagionato nel 2017. Ma nella nuova inchiesta spuntano tanti nomi: dalle gemelle Stefania e Paola Cappa, cugine di Chiara, a Roberto Freddi e Mattia Capra, amici di Sempio e Marco Poggi.