
La Polizia locale in uno dei bivacchi dei boschi che ospitano spacciatori e tossicodipendenti
Colico (Lecco) – Pallidi, emaciati, sguardo vitreo. Vagano nei boschi a ridosso della baia di Piona o della Statale 36 nella zona dell’Alto Lario, tra Dervio, Dorio e Colico. Sono gli zombie della droga, che alla droga hanno immolato l’esistenza. Come Cristina, 18 anni ma ne dimostra il doppio: ha lasciato genitori e amici per trasferirsi nei bivacchi degli spacciatori che a turno presidiano i vari accampamenti, bazar a cielo aperto di ogni tipo di stupefacente che non chiudono mai. “Dormo con loro”, confessa, dove “dormire” sta per prostituirsi. “Non ho soldi, è l’unico modo per farmi regalare qualche dose, altrimenti sto male”. Oppure Angelo, età indefinita, braccia, gambe, pancia, persino mani e piedi traforati da punture di aghi: “Adesso l’eroina si fuma, io no, me la inietto – racconta -. Ho cominciato così negli anni ‘80”. Marco, che come Angelo potrebbe avere dai 30 ai 90 anni, lo aiuta ad infilarsi l’ago in un raro angolo di pelle intonsa. “Siamo amici – spiega -. Mi ha iniziato lui. Avevo smesso, ma è bastata una volta per ricaderci. Facevo l’autista, a un controllo sono risultato positivo e ho perso tutto”.
I pochi che vigilano su Cristina, Angelo, Marco e centinaia di altri disperati che popolano quei boschi o che in quei boschi si fermano giusto per comperare droga da consumare altrove - mentre i turisti a poca distanza visitano Corenno, l’Abbazia di Piona, il Forte di Montecchio, fanno il bagno nel lago, percorrono i sentieri del Legnone - sono gli agenti della Polizia locale dell’Alto Lario. Un compito difficile, anche psicologicamente. Sono un po’ guardie, un po’ angeli custodi: “Controlliamo spesso – spiega Edoardo Di Cesare, il comandante -. Ce lo chiedono i cittadini, che sono infastiditi e hanno paura, perché i tossicodipendenti sono pronti a tutto per qualche dose. Rubano tutto ciò che trovano, importunano, pretendono soldi, aggrediscono. Verifichiamo inoltre che non abbiano bisogno di aiuto, o, peggio non siano vittime di overdose”.
A gestire gli accampamenti della droga almeno tre spacciatori in contemporanea, a turno: una vedetta di guardia in posizione strategica, una staffetta che consegna la droga, uno che taglia, confeziona le dosi e tiene i soldi. Arrivano da Oued Zem, Marocco, dove si reclutano i soldati dello spaccio. Spacciano per un po’, fanno la bella vita nei locali di Milano, e, quando hanno messo da parte abbastanza soldi, tornano in patria. In ogni bivacco girano fino a 4mila euro al giorno. Qualcuno ha pure il pos. Nei bivacchi si trova di tutto: scorte di cibo, pentole, stoviglie, sacchi a pelo, materassi, batterie di auto per la corrente, monopattini, biciclette... Roba rubata e data in conto dosi. Ci sono poi armi, coltelli e machete, soprattutto, a volte saltano fuori pistole.
“È una piaga, sotto ogni aspetto – commenta la sindaca di Colico, Monica Gilardi -. Sociale per chi si droga, di mancanza di sicurezza per abitanti e turisti, di criminalità pesante per chi gestisce lo spaccio”. Altrove, come Como o Varese, ci sono i Cacciatori di Calabria per provare a riconquistare i territorio invasi dagli spacciatori; in Alto Lario no, sindaci e agenti della Polizia locale sono spesso lasciati soli.