
Andrea Sempio
Garlasco (Pavia) – “Dall'analisi delle comunicazioni intercettate non emergono indicazioni o commenti relativi al contenuto della informazioni da fornire in sede di escussione, tenuto conto soprattutto della gravità e della complessità della vicenda per la quale Andrea Sempio era chiamato a rispondere. Ciò posto ed a compendio delle attività delegate, quest'ufficio ritiene di poter evidenziare una completa assenza di elementi a supporto delle ipotesi accusatorie a carico di Andrea Sempio, cosi come rilevato dall'analisi del contenuto delle comunicazioni intercettate".
E' l'esito delle indagini di polizia giudiziaria svolte dall'aliquota carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura di Pavia nel febbraio 2017. Atti citati oggi dell'Adnkronos, alla luce della nuova inchiesta sull'omicidio di Chiara Poggi uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007. Le conclusioni sono datate 7 marzo 2017 e il documento è firmato dal luogotenente Silvio Sapone.
Il controllo sui telefoni
I brogliacci e le trascrizioni erano state chieste dal procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti e dalla pm Giulia Pezzino. A finire nel mirino nel 2017 è l'utenza fissa di casa Sempio (dal 6 al 21 febbraio) dove "non sono state rilevate conversazioni di interesse investigativo. La linea è stata utilizzata in rarissime occasioni". Pochi spunti anche sul fronte del cellulare (intercettato dal 4 al 19 febbraio) che usa il giovane, amico del fratello della vittima. "Sempio fa un uso sporadico del telefono cellulare. Tale evidenza fa presumere un utilizzo del telefono per lo più mediante applicazioni come Whatsapp o Telegram, non rilevabili, allo stato, dai normali sistemi di captazione utilizzati". In una telefonata parla con un'amica di quando è stato ospite in una trasmissione televisiva, in un'altra riceve rassicurazioni da una persona (forse un collega) che non ci sono giornalisti sul posto di lavoro.
Cosa non torna sulle telefonate
Ci sarebbe un'incongruenza tra la versione resa a verbale nel 2008 da Sempio e i dati dei tabulati telefonici su cui la Procura di Pavia sta facendo accertamenti. Il ragazzo, all'epoca ventenne, raccontò, infatti, che quel pomeriggio del 13 agosto, quando seppe che era morta la sorella di Marco, telefonò ai suoi due amici, Roberto Freddi e Mattia Capra, “rendendoli edotti del fatto”. Due chiamate di cui, però, da quanto risulta dalle analisi di investigatori e inquirenti, non ci sarebbe traccia nei tabulati relativi a quel giorno.
Sempio, sentito il 4 ottobre 2008, ha raccontato che quel pomeriggio, dopo le 15, passò in auto nella zona della villetta dei Poggi, dove poco prima, in macchina col padre, aveva già visto “un'ambulanza” e delle persone. “Mi sono fermato e sono sceso dall'auto - ha riferito - ho cercato di recuperare qualche notizia”. In quel momento una giornalista gli avrebbe detto “che era stata trovata morta una ragazza”. Più tardi, si legge ancora, “abbiamo avuto la certezza, per averlo sentito dire da più persone”, che “si trattava di Chiara Poggi”.
A quel punto, ha aggiunto, “ho chiamato sui rispettivi cellulari i miei amici Mattia Capra e Roberto Freddi rendendoli edotti del fatto”. Mattia Capra, ascoltato sempre il 4 ottobre nella prima indagine, ha messo a verbale di aver ricevuto “verso le 16.30-17” una “telefonata dal mio amico Andrea Sempio, il quale mi informava che in via Pascoli di Garlasco era stata ammazzata la sorella di Marco”. Da quanto si è saputo, però, dalle analisi nelle nuove indagini, coordinate dalla Procura pavese e condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, non risultano quelle chiamate nei tabulati di quel giorno.
Le intercettazioni in auto
Il dato "più rilevante" emerge dalle ambientali dell'auto (iniziati l'8 febbraio e durati 15 giorni) che usa per andare al lavoro. Il 9 febbraio 2017 si lamenta della pressione mediatica e si dice un po' preoccupato per l'interrogatorio in procura. Tra il 10 e il 12 febbraio le conversazioni riguardano i temi dell'indagine: lo scontrino, quali bici possiede la famiglia, la questione del Dna. Sono conversazioni di pochi minuti spesso sovrastate dalla musica della radio o intervallate da discussioni di altro tipo. Sempio talvolta sembra parlare da solo mentre ascolta canali di meditazione o ricorda un amico morto suicida. Una delle ultime intercettazioni ambientali è del 21 febbraio e Andrea Sempio commenta con i genitori la possibilità dell'archiviazione del procedimento e l'eventualità di una denuncia con risarcimento verso chi ha puntato il dito contro di lui.
Il ruolo degli Stasi
La prima indagine su Sempio nasce da un esposto della madre di Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi. A tal proposito, in un appunto sempre del 2017 ma della Procura generale di Milano, visionato in questo caso dall’Ansa, il 17 gennaio si annotava che “nell'attualità, Alberto Stasi continua a fare quello che ha sempre fatto fin dall'immediatezza dell'evento, scegliendo il modo e il momento per tentare ancora una volta di condizionare l'azione degli investigatori (in questo caso di Pavia) con informazioni peraltro già scrutinate dai precedenti giudici”, come “dati” sulle presunte telefonate sospette di Andrea Sempio.
L’appunto della pg di Milano era “per Mario Venditti”, procuratore aggiunto a Pavia che, dopo un'istanza della difesa dell'ex bocconiano condannato, indagò su Sempio e poi chiese e ottenne l'archiviazione.
La scena del crimine
Sempre la Procura Generale di Milano si spingeva anche oltre, scrivendo che “la fotografia della scena del crimine (...) esclude Sempio come possibile autore dell'omicidio”, come riporta oggi l'Ansa citando un appunto trasmesso nel 2017 ai pm di Pavia durante la prima inchiesta, poi archiviata, in cui Sempio era accusato del delitto di Chiara Poggi. Nell'atto si spiega che “il modo con cui Chiara consente l'ingresso” del killer “prova” una profonda “confidenza” e che “le modalità dell'aggressione, rivelano un coinvolgimento emotivo particolarmente intenso”. Di ciò non c'è “traccia nelle evidenze probatorie” relative ai suoi rapporti con Sempio.
Scarsa familiarità
Nell'appunto, che risale al gennaio di otto anni fa, la Procura Generale di Milano sottolinea che “Andrea Sempio non riesce a condividere quelle caratteristiche di intimità e confidenza con la vittima, che giustificano le particolari modalità di ingresso” nella villetta di via Pascoli ed “appaiono proprie soltanto del rapporto tra Chiara Poggi ed Alberto Stasi”, l’allora fidanzato che ora sta finendo di espiare 16 anni di carcere. A questo proposito si sottolinea che il 37enne, su cui ora la Procura di Pavia guidata da Fabio Napoleone ha acceso di nuovo i riflettori su input della difesa di Stasi, frequentava casa Poggi “in modo occasionale, peraltro in orari nei quali Chiara” era “al lavoro (nel pomeriggio)”. Con lei non aveva “alcun rapporto, essendo estraneo al suo mondo di interessi lavorativi e di studio, oltre che sentimentali ed affettivi. La persona che la vittima fa entrare in casa è persona che ben conosceva” e che “probabilmente aspettava, della quale aveva massima fiducia”, è scritto in base alla sentenza della Corte d'Appello bis.
Fiducia nel killer
"In altri termini, da un lato, le modalità di ingresso rivelano come Chiara Poggi si affidasse ciecamente alla persona che ha fatto entrare con fiducia nella sua abitazione, non aspettandosi di essere colpita proditoriamente. Dall'altro lato, le modalità esecutive dell'aggressione, rivelano un coinvolgimento emotivo particolarmente intenso”. E questo perché si ritiene che la violenza e la brutalità con cui è stata colpita “presuppongono non un normale rapporto di intimità (peraltro inesistente tra Sempio e Chiara) ma un rapporto intenso di intimità, tale da scatenare una emotività giustificabile soltanto tra soggetti che erano particolarmente legati da un quotidiano coinvolgimento affettivo".