STEFANO ZANETTE
Cronaca

Sempio ha parlato con Chiara Poggi al telefono prima del delitto: “Sapeva che il fratello Marco era in vacanza”

Garlasco, Sempio aveva chiamato il 7 e l’8 agosto 2007. Nelle indagini spunta anche una contraddizione: lui disse di aver telefonato agli amici Roberto Freddi e Mattia Capra dopo l’omicidio, ma i tabulati lo smentiscono. Poi intercettato: “C’è in ballo trent’anni di galera”

Andrea Sempio all'uscita della caserma dei carabinieri a Milano il 13 Marzo 2025

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Garlasco (Pavia) – Telefonate e intercettazioni. Dal 2007 al 2017, fino al 2025. Le nuove indagini sull’omicidio di Chiara Poggi scandagliano elementi già oggetto della precedente inchiesta su Andrea Sempio. Tra le incongruenze emerse dalla sua versione, resa a verbale nel 2008, due telefonate che disse di avere fatto agli amici Roberto Freddi e Mattia Capra (non indagati) nel pomeriggio del 13 agosto, quando aveva saputo del delitto.

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Anche Mattia Capra, ascoltato a verbale il 4 ottobre 2008, aveva confermato di aver ricevuto la telefonata da Sempio “verso le 16.30-17”. Ma, da quanto risulterebbe dalle attuali indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, di quelle due chiamate non ci sarebbe traccia nei tabulati.

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Già nelle prime indagini erano stati adombrati sospetti su Sempio. Negli atti dell’inchiesta dell’allora pm di Vigevano Rosa Muscio, una relazione sulle chiamate a casa e sul cellulare della vittima e di Alberto Stasi, il fidanzato condannato in via definitiva nel 2015, da cui emergono i dubbi degli inquirenti sulle telefonate di Sempio a casa Poggi l’8 agosto: “Si reputa opportuno evidenziare che” Sempio aveva “già chiamato casa Poggi, parlando necessariamente con Chiara, già il giorno prima, 7 agosto, alle 17.42 e alle 17.50, per cui è da chiedersi il perché. Verosimilmente doveva essere già a conoscenza che l’amico Marco era in vacanza con i genitori”.

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Proprio per questi chiarimenti Sempio era stato riconvocato nel 2008, ma venne poi escluso dai sospettati. Fino al 2016. Nella prima indagine a suo carico, mentre era intercettato l’11 febbraio 2017, Sempio capisce la gravità delle accuse (“C’è in ballo trent’anni di galera”), non si preoccupa dell’eco mediatica (“Del popolo bue non me ne frega più niente”) ed è certo che non ci siano prove (“direttamente il pm ha detto che è una cosa... ce l’ha già detto che è una mezza minchiata”).

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La polizia giudiziaria conclude per “una completa assenza di elementi a supporto delle ipotesi accusatorie su Sempio, così come rilevato dall’analisi del contenuto delle intercettazioni”. Dal dossier archiviato riemerge anche un appunto del 2017 della Procura generale di Milano ai pm di Pavia, che esclude l’indagato dalla scena del crimine: “Sempio non riesce a condividere quelle caratteristiche di intimità e confidenza con la vittima che giustificano le particolari modalità di ingresso”. E sostiene invece che “Stasi ha sempre condizionato gli interventi degli investigatori dell’epoca e dell’autorità giudiziaria” anche “nell’attualità”.