Organizza raccolte rifiuti e rischia una denuncia per abbandono di rifiuti. Fa discutere il caso di Kristian El Dosoki, anche per il grosso seguito social del personaggio, ecologista in prima linea nella pulizia di aree verdi e spazi urbani degradati, promuovendo iniziative come quella che ha scatenato il casus belli, a Cascina Antonietta di Gorgonzola.
L’impegno è senz’ombra di dubbio lodevole, anche perché rimboccarsi le maniche invece di limitarsi alle lamentele non è da tutti. E pazienza se magari è macchiato da una vena di “protagonismo”, per dirla con l’assessore comunale all’Ambiente che ha scatenato la polemica; innanzitutto perché rivendicare quanto si fa per la comunità è assolutamente legittimo, in secondo luogo perché la sensibilizzazione sui temi ambientali non è un cattivo messaggio da lanciare.
Sull’invito al rispetto delle regole, tuttavia, l’assessore ha ragione. Anche la più nobile delle iniziative non può infatti prescindere da un contesto istituzionale. Per quanto a volte gli enti locali o il governo centrale possano essere macchinosi o distratti, per quanto in alcuni casi la burocrazia possa apparire lenta e ottusa, l’iniziativa estemporanea dei singoli non può avvenire nel completo fai da te.
Il caso di El Dosoki e del suo gruppo ecologista è solo l’ultimo di una serie di episodi, alcuni dei quali ogni tanto balzano agli onori delle cronache (sempre più spesso in verità, nell’epoca social). Se un residente aggiusta la buca nella strada davanti a casa che è lì da mesi se non anni, apparentemente fa una buona azione, ma se poi in quel tratto qualcuno cade in moto o in bici, di chi è la responsabilità? Stesso discorso per le raccolte rifiuti, che non sono solo carte e cartacce ma anche materiali potenzialmente pericolosi. D’alta parte, da Legambiente a tante altre sigle, molte associazioni organizzano le campagna di pulizia in accordo con le istituzioni. Anche a loro tutela.