
Andrea Sempio e la traccia numero 33 contenuta nella relazione del Ris dei carabinieri dell'epoca della prima inchiesta
Garlasco (Pavia) L’effetto sorpresa è riuscito. Con le novità emerse che non sono quelle attese alla vigilia. Un’impronta sul muro delle scale, accanto al cadavere della vittima, già repertata, ma nuovamente analizzata in un’ulteriore perizia disposta dalla Procura, che porterebbe al nuovo indagato.
Quel segno sulla parete che nel 2020 era inintelligibile è, invece, analizzabile secondo gli esperti dei pm. E attribuirebbe a Sempio quindici punti di contatto con quel segno scuro sull’intonaco. Abbastanza per identificarlo come l’autore del delitto. Almeno secondo la Procura di Pavia, che per questo aveva chiesto di ripetere l’acquisizione delle impronte, prima con lo scanner e poi con l’inchiostro.
Una nuova svolta, l’ennesima in 18 anni, nelle indagini sull’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco il 13 agosto 2007. Non ci sono stati gli interrogatori in simultanea che erano attesi. Sempio non si è infatti presentato in Tribunale, per quello che è sostanzialmente un difetto di notifica, spiegato dai suoi legali Angela Taccia e Massimo Lovati, che hanno depositato una memoria alla Procura per motivare l’assenza.
“L’atto è nullo – spiega Lovati – l’invito a comparire non conteneva l’avvertenza alla lettera ‘D’ dell’articolo 375 del Codice di procedura penale”, ovvero l’avvertimento che, in caso di assenza, il pm può disporre l’accompagnamento coattivo. Una formalità, colta al balzo dagli avvocati di Sempio in un vero e proprio attacco frontale alla Procura. Lo chiarisce la collega di Lovati, Angela Taccia: “Guerra dura senza paura”.
La difesa dell’indagato non avrebbe neppure avuto bisogno di tale ‘assist’ per non far parlare Sempio, potendosi avvalere della facoltà di non rispondere. Ma ha vanificato la convocazione in simultanea con Alberto Stasi, che alle 13.45 ha dribblato l’assedio dei giornalisti davanti al Tribunale, entrando e uscendo dal carraio sul retro, nell’auto guidata dall’avvocato Giada Bocellari, mentre l’altro legale Antonio De Rensis è passato dall’ingresso principale per rispondere ai cronisti.

L’interrogatorio è durato fino alle 16.30. “Non posso ovviamente entrare nel merito - dice De Rensis - ma siamo molto soddisfatti. È una giornata importante. Siamo soddisfatti di essere venuti, di aver risposto. Avevamo fiducia in quest’indagine il primo giorno, ne abbiamo sempre di più. Rispettiamo il grande lavoro che stanno facendo queste donne e questi uomini sia della Procura che dell’Arma dei carabinieri”.
“Alberto è sereno – dice ancora l’avvocato – è fiducioso, rispetta la condanna e ha fiducia in questa nuova indagine. Questa è un’indagine a 360 gradi, molto completa, seria e scrupolosa, sicuramente non è frutto di un’idea e sicuramente non si basa su tesi strampalate come purtroppo abbiamo dovuto leggere da qualche parte”.
In base a indiscrezioni, lanciate con un’esclusiva del Tg1, nell’interrogatorio a Stasi sarebbe stata indicata la ‘nuova’ prova a carico di Sempio, ovvero la perizia su quell’impronta, repertata come la numero 33 sulla scena del crimine, che se per i Ris nel 2007 era “totalmente inutile”, oggi indicherebbe il nuovo indagato. Al momento non è noto se la Procura voglia riconvocare Andrea Sempio oppure attendere, vista la scelta del silenzio.
Intanto è stato ascoltato anche Marco Poggi, fratello della vittima e amico di Sempio, lontano dai riflettori, come sottolineato dal suo avvocato Francesco Compagna: “Con la collaborazione degli inquirenti, Marco Poggi ha potuto essere sentito lontano dai giornalisti. Ha risposto serenamente alle domande. Ad Andrea Sempio lo lega una lunga amicizia e la convinzione della sua estraneità alla tragica vicenda che ha sconvolto la sua famiglia”.