SIMONA BALLATORE
Cronaca

Alessandro, 23 anni e due lauree in 6 ore: “Giocavo coi Lego, farò l’inventore. Hobby? Non ho tempo (ma amici sì)”

Intervista ad Alessandro Pippa, primo doppio laureato al Politecnico di Milano in Ingegneria meccanica e gestionale: “Ho già depositato due brevetti, un motorino pieghevole che si indossa come uno zaino e un mini-elicottero da caricare in macchina”

Alessandro Pippa, laureato bis al Politecnico

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Milano – Alle 10.30 si è laureato in Ingegneria meccanica, alle 16 in Ingegneria gestionale. Stesso giorno, stesso ateneo: il Politecnico di Milano. Alessandro Pippa, 23 anni, è il primo a tentare - e a centrare - questa impresa, impreziosita da due brevetti, già depositati. Tesi color verde mare per Meccanica - come la cravatta - fucsia per Gestionale, come la camicia. D’altronde per due anni si è “cucito addosso“ entrambe le facoltà e pure le sue invenzioni sono dichiaratamente una “questione di stile”.

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Quando ha deciso di iscriversi a due corsi di laurea contemporaneamente?

“Nell’ultimo anno della triennale, a Bolzano, ho scoperto che l’anno prima si era aperta questa possibilità e ho deciso di sfruttarla, senza perdere tempo. Il Politecnico di Milano mi permetteva di seguire entrambe le ingegnerie, oltre a essere il più importante d’Italia, così mi sono trasferito”.

Le due invenzioni di Alessandro Pippa: uno zaino che da indossato si trasforma in un piccolo veicolo elettrico e un quadricottero pieghevole trasportabile in automobile
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Perché Meccanica e perché Gestionale?

“L’idea era poter combinare gli interessi tecnici e meccanici che mi servono a costruire “cose“ con quelli più di management e gestionali per potermi occupare dell’arrivo sul mercato”.

Com’è stato conciliare i due percorsi per due anni?

“Un po’ complicato, perché alcune lezioni si sovrapponevano: alcune le seguivo in presenza, altre le rivedevo registrate la sera per recuperare. Il periodo più duro è stato il primo semestre: mi trovavo a studiare dalle 9 di mattina all’una di notte. Poi è stato meno serrato”.

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Ha preso il ritmo.

“Sì, sin dall’inizio avevo questa “tara“: stare nei due anni previsti, raddoppiando lo sforzo. Quando ho superato la prima sessione - con gli esami più rognosi - ho pensato che l’obiettivo fosse raggiungibile e mi sono un po’ tranquillizzato. E per fortuna non perdevo tempo neppure nel “viaggio“ per arrivare all’università: abito attaccato al campus della Bovisa”.

Ha trovato del tempo libero anche per qualche hobby?

“Non esageriamo, non c’era materialmente, ma per un giro con gli amici sì”.

Lo rifarebbe?

“Visti i risultati e il riscontro che sto avendo direi proprio di sì. In Gestionale sono uscito con 96, in Meccanica con 95, non ho mai guardato il voto: l’obiettivo era passare tutti gli esami, ma alla fine oltre alla quantità è emersa la qualità e sono soddisfatto”.

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Ha cominciato da piccolo a fare l’inventore?

“Giocavo con il Lego, nulla di eccezionale, al liceo andavo bene in Matematica e Fisica e mi ha incuriosito Ingegneria. Era nata accanto a casa, con gente giovane e in gamba”.

Ha già depositato due brevetti e sviluppato prototipi che sono al centro delle due tesi. Ci racconta le ultime invenzioni?

“La prima è un motorino pieghevole che ho costruito e brevettato, pensando a un utilizzo urbano: si indossa come uno zaino. Il secondo è un elicottero sempre pieghevole, concepito per un utilizzo più ricreativo: lo si può caricare in macchina”.

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E adesso che si fa? Dottorato o lavoro?

“Dottorato non penso, anche perché per non sminuire il lavoro fatto fin qui dovrei farne due in parallelo. Mi piacerebbe proseguire con i due progetti che ho presentato nelle tesi e cercare un modo per portarli sul mercato: un aspetto importante sarà verificarne l’interesse e trovare partner finanziari. I progetti sono già pronti e funzionanti”.

Saranno a buon mercato o di “lusso“?

“Sono concepiti per avere un prezzo alla portata della stragrande maggioranza della popolazione”.

Arrivati al doppio traguardo, a chi dedica questi anni intensi?

“Ai miei genitori che mi hanno accompagnato sin dall’inizio e ai miei amici “di giù“ (i milanesi) che hanno fatto il tifo per me. Il giorno della cerimonia è stata una festa di gruppo”.

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