
L’immagine della consulenza della Procura di Pavia sottolinea la corrispondenza di 15 minuzie dattiloscopiche tra l’impronta del palmo della mano destra di Sempio e l’impronta 33
GARLASCO (Pavia) – La battaglia tra esperti sull’impronta 33 anticipa le divergenze anche sulle analisi genetiche, che proseguono oggi nell’incidente probatorio. L’inchiesta della Procura di Pavia sull’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco il 13 agosto 2007 vede infatti ormai contrapposte, su tutto, da una parte l’accusa del pm e la difesa di Andrea Sempio, come è normale, ma con l’anomalia della parte offesa apertamente schierata a sostegno dell’indagato e contro la Procura, che è invece sulle stesse posizioni della difesa di Alberto Stasi, già condannato in via definitiva per il delitto. Uno scontro palesato dalle due consulenze, in risposta a quella dattiloscopica della Procura che ha attribuito l’impronta papillare 33 a Sempio, depositate dai legali della famiglia Poggi e da quelli di Sempio appena prima che i rispettivi consulenti tornino oggi a confrontarsi con i periti dell’incidente probatorio.
Calogero Biondi e Dario Redaelli, consulenti per la famiglia Poggi, nella loro relazione tecnica arrivano a tre conclusioni. “L’impronta n. 33 evidenziata sulla parete destra delle scale che conducono alla cantina di casa Poggi – è la prima – doveva trovarsi ad un’altezza dalla pedata del gradino numero 2 compresa tra cm 135 e cm 156 e ad una distanza dalla soglia di circa cm 114, in un punto facilmente raggiungibile per chiunque impegnasse la scala, curva, ripida, priva di corrimano ma soprattutto di appoggio a sinistra nel primo tratto”.
E “l’impronta numero 33 – è la seconda – è stata ottenuta cospargendo con spray a base di ninidrina una traccia già parzialmente evidente benché non documentata nel particolare dagli operatori del Ris. Le caratteristiche della traccia prima del trattamento appaiono quelle di un appoggio veloce, prodotto da un palmo in movimento, sudato, magari sporco, ma non insanguinato”. Conclusioni che per gli avvocati della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, “depongono per la sicura estraneità dell’impronta alla dinamica omicidiaria”. Il frammento d’impronta numero 33, terza conclusione, “non è utile per i confronti dattiloscopici, la dimostrazione prodotta non supera questo giudizio e pertanto giuridicamente non può essere attribuito”.

Stessa conclusione a cui sono arrivati anche Luciano Garofano e Luigi Bisogno nella consulenza per la difesa di Sempio, contestando pure nel metodo il lavoro dei ct Giampaolo Iuliano e Nicola Caprioli per la Procura, che sarebbero caduti in un “pregiudizio interpretativo” trovando 15 minuzie corrispondenti con l’impronta dell’indagato ma confondendo per “strutture papillarie reali” quelle che in realtà sarebbero “interferenze murarie”. Per gli esperti della difesa di Sempio, i consulenti della Procura avrebbero “prima esaminato nel dettaglio” le caratteristiche dell’impronta dell’indagato, cosa da “evitare per non rischiare di ‘vedere’ delle minuzie” che “non esistono”. “La relazione dei nostri consulenti – conferma l’avvocata Angela Taccia, che col collega Massimo Lovati assiste Andrea Sempio – ritiene non utile quell’impronta 33 per la presenza solo di 5 minuzie reali: le altre sono inesistenti o errate perché confuse con la trama rigata del muro”.
L’incidente probatorio prosegue oggi con il terzo round, dopo l’avvio di martedì 17 e la continuazione di giovedì 19 giugno. In programma ci sarebbero i campionamenti, per le successive analisi genetiche, sui rimanenti reperti, tra cui campioni autoptici della vittima, tracce ematiche e il frammento del tappetino del bagno. Dei due periti sarà presente la genetista Denise Albani, non dovrebbe invece esserci il dattiloscopista Domenico Marchigiani. Oggi niente impronte.