
Hayati Hayim Aroyo, ucciso a 62 anni a Sesto San Giovanni
Sesto San Giovanni (Milano), 26 luglio 2025 – I ritagli di giornale raccontano una storia di vent’anni fa. Una storia di faide tra criminali. Una storia in cui all’epoca rimase indirettamente coinvolto pure Hayati Hayim Aroyo, l’italo-turco che lo scorso 14 giugno aveva compiuto 62 anni e che mercoledì notte è stato ucciso nel monolocale al piano terra dello stabile di via Fogagnolo 130 a Sesto San Giovanni.
Sì, perché nella biografia dell’italo-turco, ricostruita anche da quei resoconti di cronaca nera che l’uomo aveva conservato e che la polizia ha ritrovato nella casa andata a fuoco (alimentando qualche suggestione subito anestetizzata dai primi riscontri), c’è pure l’agguato costato la vita al fratello della moglie, Hüseyin Saral, boss fino alla sua morte dell’organizzazione Sarallar, una delle più potenti dell’Anatolia e in guerra con la Dantonlar Gang, scalata negli anni successivi dal leader filo-curdo Baris Boyun arrestato nel 2024 a Viterbo.
L’agguato del 2005
31 gennaio 2005, Aroyo è a Crotone da qualche giorno con il cognato. I due rientrano in macchina dopo aver fatto la spesa al centro commerciale Respighi. “Mi sono messo al volante – testimoniò l’uomo –. Hüseyin si è seduto accanto a me. È stato allora che i finestrini hanno iniziato a frantumarsi. All’inizio ho pensato che stessero tirando pietre, poi ho capito che stavano sparando”.
Le indagini sul delitto individuarono i due presunti sicari, che però non sono mai stati processati perché detenuti in patria. Aroyo è sempre rimasto in Italia, a Milano in particolare, tanto che ha ottenuto anche la cittadinanza. Il domicilio ufficiale era in un residence, e pare che non navigasse in buone acque dal punto di vista finanziario: in passato aveva usufruito del reddito di cittadinanza e di altri sussidi economici.
Raffica di colpi per ucciderlo
Lo scorso weekend, uno studente fuorisede della Bicocca, titolare del contratto d’affitto dell’abitazione di via Fogagnolo, gli aveva lasciato in uso la casa per i due mesi di vacanza che avrebbe trascorso al Sud. Lì Aroyo è stato assassinato, probabilmente da una persona che conosceva e a cui avrebbe aperto la porta per un incontro concordato in precedenza.
L’autopsia, eseguita ieri mattina all’istituto di medicina legale di piazzale Gorini, ha isolato 30 ferite da arma da taglio nella parte anteriore del corpo, soprattutto tra petto e addome. Stando a quanto emerso finora, il killer potrebbe aver usato un paio di forbici per sferrare la raffica di colpi; e nei prossimi giorni la Scientifica ispezionerà nuovamente l’appartamento in cerca della possibile arma del delitto. Così come si sta verificando se dalla casa siano stati portati via altri oggetti che non si trovano.

Le indagini
In parallelo, vanno avanti le indagini degli specialisti della Squadra mobile, coordinati dal pm Marco Santini e guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia, che stanno passando al setaccio la vita del sessantaduenne per trovare un movente a un agguato così efferato. Il sospetto è che l’omicidio sia avvenuto attorno alle 2: alcuni testimoni hanno riferito di aver sentito due persone che litigavano e le urla “Aiuto, aiuto”.
Poi il silenzio. Il killer sarebbe uscito dallo stabile per rientrare verso le 3 e appiccare il rogo, dopo aver sollevato di peso il cadavere per sistemarlo a pancia in giù sul letto. L’incendio è partito proprio da quel punto, innescato da un accelerante o dalla fiamma di un accendino, e ha incenerito il materasso. In quel momento, però, Aroyo era già deceduto da un’ora.