
A destra, Chiara Poggi, uccisa nella villetta di via Pascoli a Garlasco il 13 agosto 2007. A sinistra, l’impronta trovata sul muro della casa, vicino al cadavere della vittima e attribuita all’indagato
Garlasco (Pavia), 25 maggio 2025 – Nuove indagini sul delitto di Garlasco, a distanza di quasi 18 anni da quel tragico 13 agosto 2007, quando Chiara Poggi su uccisa nella villetta di famiglia del piccolo centro pavese. Mentre si cerca nei laboratori e negli archivi giudiziari l'involucro in cui dovrebbe essere stato conservato l'intonaco grattato 18 anni fa dal muro delle scale della villa della famiglia Poggi e che è legato all'ormai nota impronta 33 attribuita ad Andrea Sempio, le nuove indagini per far luce sull'omicidio della 26enne si concentreranno, oltre che sull'analisi di quanto sequestrato nelle scorse settimane, anche sulla ricostruzione della dinamica.
Il reperto dell’intonaco
In merito al reperto dell'intonaco, probabilmente è andato distrutto in quanto c'è una sentenza passata in giudicato, quella di condanna a 16 anni di Alberto Stasi, e qualora venisse ritrovato, al fine di poter estrapolare Dna, sarà fondamentale lo stato di conservazione. Non è così per la difesa di Stasi, che domani depositerà una consulenza per sostenere che nell'impronta 33 è possibile individuare materiale biologico.

La nuova fase di indagini tra accertamenti genetici e ricostruzione della dinamica
In attesa degli accertamenti genetici disposti, mediante la formula dell'incidente probatorio, dalla gip di Pavia Daniela Garlaschelli, in particolare sui due profili maschili del Dna sulle unghie di Chiara (uno è di Sempio) e sull'impronta lasciata sulla porta di casa Poggi, le attività investigative stanno anche cercando di capire con quale oggetto sia stata colpita la ragazza, andando a riesaminare le molte ferite sulla testa e sul volto. E poi si ricostruirà la dinamica dell'aggressione attraverso la Pba, ossia le analisi delle moltissime tracce ematiche repertate sulla scena del crimine.
Il legale di Stasi
L’avvocato Antonio De Rensis, legale di Stasi, ha spiegato: "vorremmo fare una rivisitazione, a livello scientifico, di tutto. Anche delle impronte dei piedi", trovate all'epoca sulla scena del crimine, "come quella parziale del numero 36/37, che si ritiene femminile, in quanto pensiamo che con le nuove tecniche si possa arrivare a un esito". L'ipotesi su cui stanno lavorando inquirenti e investigatori è che l'omicidio sia stato commesso da più persone.