
Il sopralluogo dei Ris a Veniano per la morte di Ramona Rinaldi
Veniano (Como), 16 luglio 2025 – Ramona Rinaldi era stata trovata senza vita nel bagno della sua abitazione il 21 febbraio, impiccata alla doccia con la cintura di un accappatoio. Un apparente suicidio che ora ha condotto in carcere il compagno, Daniele Re, 34 anni, accusato di omicidio volontario, con l’ipotesi che la scena a cui si erano trovati davanti i soccorritori e i carabinieri, fosse una simulazione.
Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Antonia Pavan, si sono concentrate su una quantità di dettagli, per cercare di capire cosa fosse accaduto quella notte nell’abitazione di Vicolo Pozzo 12 a Veniano, dove la coppia viveva con la loro bambina.
Arrivando così a ipotizzare che le cose fossero andate molto diversamente rispetto a quanto riferito dall’uomo fin dal primo momento, e che la donna, 39 anni, non fosse entrata da sola in quella stanza trovata chiusa dall’interno, non a chiave, che tuttavia i soccorritori, chiamati alle 5.15 del mattino, avevano dovuto forzare a spallate, senza capire cosa ne impedisse l’apertura.
I primi esiti dell’autopsia erano risultati compatibili con l’ipotesi di un gesto volontario, ma non era stati sufficienti a far cessare i dubbi. Primo tra tutti, l’assenza di qualunque motivo plausibile che potesse aver spinto la donna a togliesi la vita.
A inizio marzo, Re era stato indagato per omicidio volontario, ed erano iniziate le perquisizioni dei Ris e del Nucleo Investigativo, per analizzare una serie di aspetti, dal punto di vista tecnico, con l’obiettivo di trovare una spiegazione a tutti i dettagli che non convincevano. Nel frattempo l’uomo è stato interrogato in Procura, e il suo telefono cellulare sequestrato per svolgere un incidente probatorio, anche in questo caso finalizzato ad analizzare contenuti e ogni informazione utile che potesse restituire.
Arrivando così a poter prospettare al giudice una ricostruzione indiziaria ma concordante, e una richiesta di misura cautelare basata anche sul pericolo di fuga. Ipotesi che è stata accolta dal Gip: l’ordinanza di custodia cautelare è stata eseguita dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Como mercoledì 16 luglio a Milano, dove Re ha una casa di famiglia, e da lì portato in carcere a San Vittore. È in attesa dell’interrogatorio di garanzia, quando potrà decidere se dare una sua versione delle accuse contenute nella misura cautelare.