REDAZIONE PAVIA

Alberto Stasi, la Procura di Milano chiede la revoca della semilibertà: “Intervista a Le Iene senza autorizzazione”

Presentato ricorso in Cassazione. La vicenda, per il pg, avrebbe dovuto essere valutata diversamente dai giudici. L’avvocata Boccellari: “Siamo tranquillissimi”

Alberto Stasi, chiesat la revoca della semilibertà

Alberto Stasi, chiesat la revoca della semilibertà

Garlasco, 30 maggio 2025 – La Procura generale di Milano ha presentato ricorso in Cassazione per chiedere la revoca del provvedimento con cui nelle scorse settimane il Tribunale di sorveglianza ha concesso la semilibertà ad Alberto Stasi, che sta finendo di scontare 16 anni di carcere, per l'omicidio della sua fidanzata Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007.

A quanto apprende l'Ansa, il motivo dell'impugnazione è legato alla mancata richiesta di autorizzazione a rilasciare un'intervista al programma ‘Le Iene’ durante un permesso per un ricongiungimento familiare. La vicenda, per il pg, avrebbe dovuto essere valutata diversamente dai giudici. 

L’avvocata: “Tranquillissimi, tutto chiarito dai giudici”

“La Procura Generale ha impugnato per la questione dell'intervista, già ampiamente chiarita dal carcere e dal Tribunale di Sorveglianza. Quindi siamo tranquillissimi anche perché, se mai avesse violato qualche prescrizione, avrebbero dovuto revocargli il lavoro esterno e non negargli la semilibertà”, ha spiegato l'avvocata Giada Bocellari, uno dei legali di Alberto Stasi, a proposito del ricorso della Procura generale di Milano in Cassazione contro il provvedimento della semilibertà. 

In pratica, se, come ritiene la Procura generale, Stasi ha violato una prescrizione, non chiedendo l'autorizzazione per quell'intervista andata in onda il 30 marzo su 'Le Iene’, i giudici avrebbero dovuto - è il ragionamento della difesa - semmai revocargli il lavoro esterno, anche perché la semilibertà non era stata ancora concessa. “Quindi - ha spiegato la legale - vi è anche un problema di norme di riferimento nel ricorso presentato dalla Procura Generale, che evidentemente ha ritenuto di perseguire la linea già paventata in udienza l'aprile scorso”.

Il ricorso è stato presentato circa un mese fa, anche se la notizia è emersa solo oggi. I giudici di Milano avevano fatto presente che “non si sono rilevate infrazioni alle prescrizioni”. Stasi non aveva “alcun divieto espresso di avere rapporti con i giornalisti” durante il permesso premio. E a “prescindere da ogni diversa valutazione circa la possibilità (...) di intrattenere rapporti con la stampa, considerato il tenore pacato dell'intervista”, per i giudici, “tale comportamento, se valutato nel contesto di un percorso carcerario connotato dal rigoroso e costante rispetto delle regole, anche nel corso dei benefici penitenziari concessi (grazie ai quali già usufruisce di considerevoli spazi di libertà)” non è “idoneo ad inficiare gli esiti” positivi dell'iter di Stasi. 

Il carcere e il lavoro all’esterno

Il fine pena per Alberto Stasi è fissato nel 2030, ma, considerando la buona condotta e lo scomputo di 45 giorni di liberazione anticipata ogni sei mesi, la conclusione della carcerazione potrebbe arrivare nel 2028. Nel gennaio 2023, il tribunale di sorveglianza di Milano gli ha però concesso di lavorare all’esterno dell’istituto penitenziario: svolge mansioni contabili e amministrative in un ufficio a Milano. Esce ogni giorno dalla prigione e torna in cella ogni sera. E dall'11 aprile 2025 ha ottenuto la semilibertà (il primo giorno è stato il 28 aprile), che consiste nella possibilità, data al condannato, di trascorrere parte del giorno fuori dall'istituto di pena, per partecipare ad attività lavorative, istruttive o comunque utili al reinserimento sociale, in base a un programma di trattamento, la cui responsabilità è affidata al direttore dell'istituto di pena.

La semilibertà

Lo scorso 11 aprile, i giudici della Sorveglianza di Milano avevano accolto la richiesta dei legali di Stasi, anche se la Procura Generale aveva dato parere negativo perché il 41enne aveva rilasciato un'intervista alle 'Iene' in permesso premio dal carcere di Bollate e non aveva chiesto un'autorizzazione specifica per il colloquio mandato in onda in tv. Un unico 'neo' rilevato dalla Procura generale di fronte a relazioni "positive" sul comportamento in carcere e sul percorso seguito.

Cosa cambia

La semilibertà è regolamentata dall'articolo 48 dell'Ordinamento Penitenziario e consiste nella possibilità, data al condannato, di trascorrere parte del giorno fuori dall'istituto di pena, per partecipare ad attività lavorative, istruttive o comunque utili al reinserimento sociale, in base a un programma di trattamento, la cui responsabilità e' affidata al direttore dell'istituto di pena.

Secondo la legge, il regime della semilibertà è destinato ai detenuti in esecuzione di pena, anche minorile, che soddisfino determinati requisiti di condotta e pericolosità sociale. La misura è volta a favorire il graduale reinserimento sociale del detenuto, preparandolo al ritorno in libertà. Il beneficiario può uscire di giorno per lavorare, studiare, partecipare a corsi o svolgere attività socialmente utili; deve però rientrare la sera in istituto.

La semilibertà soddisfa uno dei principi fondamentali della Costituzione italiana, secondo la quale – all'articolo 27 – “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.

La norma, infine, prevede che la semilibertà possa essere revocata in caso di violazione delle prescrizioni o comportamenti che compromettono gli scopi del trattamento.