MANUELA MARZIANI
Cronaca

Garlasco, spuntano un martello e il bracciolo in ferro di una sedia dal fondale del cavo Bozzoni a Tromello: la svolta (forse) dopo 18 anni di indagini

I carabinieri alla ricerca dell’arma del delitto nel canale accanto alla casa della nonna delle gemelle Stefania e Paola Cappa (non indagate), cugine di Chiara Poggi. La famiglia Poggi: “ipotesi stravaganti"

Il canale Tromello, vicino alla casa della nonna delle gemelle Cappa, è stato svuotato per permettere le ricerche

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Garlasco (Pavia), 14 maggio 2025 – Tutto daccapo. Ancora una volta, la realtà del delitto di Chiara Poggi è condannata a ripetersi e a ripartire dal 13 agosto del 2007, quando la ragazza di 26 anni fu massacrata nella villetta di famiglia in un paese deserto per le ferie. Diciotto anni dopo, con Alberto Stasi, il colpevole condannato in via definitiva, ora in semilibertà, si cerca l’arma del delitto. 

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La casa della nonna 

Uno stretto canale irriguo, dal fondale fangoso, costeggia una vecchia cascina a Tromello, paesino a 10 minuti da Garlasco. Mattoni sbrecciati, intonaci precari e un ponticello vecchio di qualche secolo si affacciano nell’acqua scura, bassa. I volti dei curiosi stretti accanto alle telecamere che guardano giù.

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È nel letto del cavo Bozzoni che i carabinieri cercano un attizzatoio, quello che secondo un testimone, anonimo, che si è confidato con le “Iene“, sarebbe stato gettato da una ragazza nell’acqua, poco dopo l’omicidio. Proprio qui, in via Fante d’Italia c’è la casa, ora disabitata, della nonna di Paola e Stefania Cappa, le due cugine di Chiara. L’abitazione è stata perquisita. 

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Le gemelle Paola e Stefania Cappa il giorno dei funerali di Chiara Poggi
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Le gemelle, 23enni all’epoca dei fatti, non sono indagate, ma Stefania, secondo il testimone, si sarebbe sbarazzata qui del pesante pezzo di metallo. Le ricerche sono proseguite tutto il giorno, per poi essere sospese. I vigili del fuoco hanno usato i metal detector e scandagliato tutto il greto, già pulito ma non a fondo, nel 2018. Hanno ripescato alcuni oggetti, definiti compatibili con quanto si cercava, ma da analizzare. Fra questi, il bracciolo di ferro di una sedia. Nessun attizzatoio, ma alla fine sarebbe spuntato un martello. 

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Prudenza 

Quanto ritrovato è stato sequestrato e i carabinieri invitano alla prudenza. "Tutti i periti tranne uno – dice il legale dei Poggi, Gian Luigi Tizzoni – indicano come un martello”. Ma anche in questo caso, andrebbe valutata la compatibilità dell’oggetto, che i testimoni indicano come un attrezzo da fuoco. “Tutti gli oggetti per il camino sono al loro posto”, hanno detto i Poggi, “basiti” per quanto sta accadendo. 

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"Ipotesi stravaganti” 

Francesco Compagna, l’altro legale della famiglia, parla di “ipotesi stravaganti" cui è stata data “immediata diffusione sugli organi di stampa”. “Queste iniziative dimostrano l’assoluta serietà dell’indagine”, festeggia invece Giada Bocellari, legale di Stasi. Sullo sfondo, la posizione di Andrea Sempio, 37 anni, amico di Marco Poggi, fratello di Chiara e oggi indagato per omicidio in concorso. Dai tabulati agli atti della prima indagine, non risultano contatti tra Sempio e Stefania Cappa, su cui si è accesa l’attenzione della Procura di Pavia.

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Tra il primo maggio e il 21 agosto 2007, non ci sono chiamate dal cellulare della cugina di Chiara con Sempio. Ma nell’ipotesi dei pm le due figure sarebbero collegate. E ritorna a galla la vecchia testimonianza, mai creduta, di un netturbino che disse, poi ritrattandolo, di aver visto la giovane con un oggetto del camino in mano.  

"Folle cercare un pezzo di metallo” 

La giornata era partita con la perquisizione della casa di Voghera dove Sempio vive. "Non hanno cercato qualcosa in modo particolare: è un decreto molto generico, si indica del materiale informatico: gli hanno guardato e restituito il telefono”, dice il legale, Massimo Lovati, che considera “folle” cercare “un pezzo di ferro in un canale dopo 18 anni”. Gli inquirenti hanno fatto anche visita alla villetta dei genitori, a Garlasco, e in quelle vicine di due suoi amici: Roberto Freddi e Mattia Capra, che con lui erano in contatto in quelle ore maledette.