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Garlasco, il rebus “ignoto 3” e il nodo della contaminazione. Tamponi per operatori e persone del giro stretto di Chiara Poggi

Cosa succede ora? In prima battuta va appurato se profilo genetico maschile individuato sulla garza sia o meno frutto di una contaminazione, come alcuni dei consulenti di parte danno per quasi certo. E se così non fosse? Ecco gli scenari

Spunta una terza persona nel delitto Garlasco, per cui è stato condannato Alberto Stasi e per il quale oggi è indagato Andrea Sempio

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Garlasco (Pavia), 16 luglio 2025 – Proseguono le indagini della procura di Pavia sul delitto di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007 nella villetta di famiglia in via Pascoli, a Garlasco. Le indagini proseguono con la ricerca della persona a cui appartiene il profilo genetico maschile individuato sulla garza non sterile che 18 anni fa venne usata per prelevare materiale biologico dalla cavità orale della vittima.

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Ricerca che riguarderà non solo gli operatori che hanno avuto a che fare con il corpo senza vita della giovane, ma anche la cerchia delle sue conoscenze e di quelle del fratello e del suo amico Andrea Sempio. Il compito di trovare il titolare del cromosoma Y isolato nel corso dell'incidente probatorio su due campioni, uno dei quali misto con con le tracce dell'infermiere che lavorò in sala autoptica e da lui lasciate pure su un terzo campione, tocca ai pm e ai carabinieri. I quali non preleveranno, da quanto si apprende, tamponi a 'tappeto' come era accaduto nel caso di Yara Gambirasio: si dovrebbero concentrare sui tecnici intervenuti nell'immediatezza della morte della giovane ed anche su chi faceva parte del suo giro ristretto di amicizie.

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A ciò si aggiungono, nell'ottica dell'ipotesi dei pm, i compagni di liceo di Sempio e i suoi amici e gli amici di Marco Poggi. Non si esclude quanti in un modo o nell'altro hanno frequentato la villetta di via Pascoli. In prima battuta va appurato se il Dna di "ignoto 3" sia o meno frutto di una contaminazione, come alcuni dei consulenti di parte danno per quasi certo. Se così non fosse si andrà a cercare pure tra tutti coloro con cui Chiara aveva avuto a che fare. 

Capra: “Nessun profilo completo di dna”

Per Marzio Capra, il genetista che da sempre è accanto alla famiglia della vittima e che sta seguendo l'incidente probatorio chiesto dalla Procura di Pavia, sulla garza utilizzata per prelevare il materiale genetico nella bocca di Chiara "non c'è nessun profilo completo di Dna". La ricerca è stata sempre mirata alla caccia dell'aplotipo Y, ossia di una traccia maschile che dunque non può portare all'identificazione di un singolo soggetto ma solo a stabilire una linea paterna. "In genetica non ci si improvvisa - ha detto Capra all'Adnkronos - e non si può giocare con le parole. E' stata trovata una quantità infinitesimale di un Dna ignoto, un Dna effettivamente nucleare ma perché il cromosoma Y è nucleare, ma il suo contenuto con è identificativo di un singolo individuo. Mai e in nessun caso" sottolinea. 

"Traccia genetica in quantità irrilevante” 

La caccia all'ignoto in questo caso non può ricordare quanto accaduto per l'omicidio di Yara Gambirasio per cui è stato condannato all'ergastolo Massimo Bossetti. "In questo caso la traccia genetica è in una quantità irrilevante, su una garza probabilmente contaminata e maneggiata da più persone". Per Capra l'ipotesi più logica è che questa porzione centrale di garza sia stata afferrata e contaminata, "riprova è che pur trovandosi nella bocca di Chiara Poggi è la componente in cui meno c'è lei, cioè dove il materiale genetico della vittima è risultato più basso".